Strategia per la crescita digitale 2014-2020¶
Premessa¶
Le policies dell’innovazione italiana hanno tradizionalmente pensato più a digitalizzare processi esistenti, invece di utilizzare il digitale come leva di trasformazione economica e sociale.
Ma l’agenda digitale è invece un’occasione di trasformazione essenziale per perseguire i grandi obiettivi della crescita, dell’occupazione, della qualità della vita, della rigenerazione democratica nel paese. E se si mettono al centro delle azioni i cittadini e le imprese, l’innovazione digitale diventa è un investimento pubblico che coincide immediatamente con una riforma strutturale del Paese.
Il processo di digitalizzazione, per definizione, è trasversale e pertanto anche la presente strategia dovrà integrare quanto realizzato o in fase di realizzazione sulla base dei documenti strategici del settore pubblico, con particolare riferimento a:
- Legge n. 124 del 07/08/2015 recante “Deleghe al Governo in materia di
- riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” (G.U. n. 187 del 13 agosto 2015);
- «Patto per la Salute» e le relative iniziative di e-Health del
- Ministero delle Salute;
- piano della Giustizia Digitale in ambito civile e penale;
- programma di riforma “La Buona Scuola” del MIUR;
- strategia per la digitalizzazione delle imprese all’interno del PON
- competitività per Ie 8 regioni del SUD;
- azioni per il digitale nell’ambito del PON Cultura e Sviluppo
- 2014-2020;
- iniziative previste nel PON Governance-capacità istituzionale;
- azioni relative al PON Metro per le Smart Cities and Communities;
- strategia per la smart specialization per la ricerca, l’innovazione e
- la competitività del sistema produttivo nazionale e regionale.
In quest’ottica, deve realizzarsi una piena sinergia con altre strategie pubbliche in essere, sia di pertinenza del governo nazionale sia di competenza regionale, per mettere utilmente “a sistema” obiettivi, processi e risultati.
Una ricetta nuova, dunque, che mette al centro le esigenze di modernizzazione e sviluppo digitale di cittadini e imprese italiane, anche utilizzando gli interventi nel settore pubblico come leva. Per questo, la presente strategia si focalizza su:
- il coordinamento di tutti gli interventi di trasformazione digitale e
- l’avvio di un percorso di centralizzazione della programmazione e della spesa pubblica in materia;
- il principio di Digital First, attraverso lo switch-off della
- tipologia tradizionale di fruizione dei servizi al cittadino; la diffusione di cultura digitale e lo sviluppo di competenze digitali in imprese e cittadini;
- la modernizzazione della pubblica amministrazione partendo dai
- processi, superando la logica delle regole tecniche e delle linee guida e puntando alla centralità dell’esperienza e bisogno dell’utenza;
- un approccio architetturale basato su logiche aperte e standard, che
- garantiscano accessibilità e massima interoperabilità di dati e servizi;
- soluzioni volte a stimolare la riduzione dei costi e migliorare la
- qualità dei servizi, contemplando meccanismi di remunerazione anche capaci di stimolare i fornitori a perseguire forme sempre più innovative di erogazione/fruizione dei servizi.
La presente strategia ha, inoltre, un carattere dinamico, per essere capace di adattarsi progressivamente agli scenari nel periodo di riferimento 2014-2020.
L’Agenzia per l’Italia digitale [1] ne coordina l’attuazione con tutte le amministrazioni centrali e locali, e avvalendosi del supporto concreto e fattivo di tutte le Regioni e delle loro strutture sui territori.
Lo sviluppo della strategia deve, infatti, avvenire secondo la logica della co-progettazione, anche valorizzando le *best practices* sul territorio per definire piani e standard nazionali.
La presente strategia è stata redatta a valle di un processo di consultazione partecipato sia online sia offline, svoltosi dal 20 novembre 2014 al 20 dicembre 2014 e che ha coinvolto tutti gli stakeholders pubblici e privati, nonché numerosi cittadini e associazioni civiche.
A seguito della consultazione pubblica, conclusasi il 20 dicembre 2014, che metteva in condivisione la prima versione della Strategia, sono pervenuti 578 commenti/proposte di emendamento da parte di 83 utenti: di tali commenti, contenenti proposte di integrazione e modifica di “Crescita Digitale”, circa 140 sono stati valutati coerenti e quindi sottoposti ad un’analisi più approfondita concernente la catalogazione e la sintesi dei commenti ritenuti omogenei. I criteri di valutazione: presenza nella strategia della tematica sollevata e ambiti di competenza, pertinenza del commento/emendamento, livello di dettaglio.
Sono stati inclusi integralmente nella versione definitiva della Strategia 6 commenti, mentre altri 13 sono stati accolti in modo parziale.
Maggiori informazioni sulla consultazione sono disponibili online: http://commenta.formez.it/ch/crescita_digitale/.
Note
[1] | Una logica di razionalizzazione e efficienza che capitalizza quanto di buono realizzato finora e lo proietta nel quadro di sistema Paese. Per un’attuazione corretta e trasparente della presente strategia, l’AgID pubblicherà periodicamente gli stati di avanzamento. |
Obiettivi strategici¶
L’Italia deve crescere: il PIL italiano soffre più degli altri e la sua ripresa è troppo lenta. Lo sviluppo del nostro Paese è di gran lunga inferiore alla media europea e lo sono anche le nostre prospettive di crescita.

Fonte: elaborazioni DPS su dati Eurostat; per il 2013-2015 stime Eurostat
Gli anni in cui il PIL nazionale è rimasto stagnante o arretrato sono gli stessi in cui il processo di digitalizzazione non si è realizzato. Puntare sul recupero del terreno perduto nella trasformazione digitale è la chiave della presente strategia.
Il Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2014 ha ribadito frale principali ricette anticrisi proprio quella del mercato unico digitale. Si tratta di una misura che vale il 3% del PIL all’anno.
Utilizzare le leve pubbliche per lo sviluppo digitale di cittadini e imprese è il fulcro di questa strategia. Le risorse pubbliche devono servire per promuovere la trasformazione digitale delle imprese italiane e sviluppare le competenze dei cittadini.
Per questo il documento si chiama “crescita digitale” perché è una strategia dinamica che si deve adeguare alle nuove sfide, all’evoluzione tecnologica, e al mercato, con un focus sullo sviluppo socio-economico del sistema paese.
Gli interventi proposti intervengono sulla pubblica amministrazione esclusivamente in quanto piattaforma abilitante, ma come un mezzo, non un fine. Una leva potente per aumentare la domanda digitale (di cui l’Italia registra percentuali inferiori alla media europea) se percorsa in logica switch-off delle modalità tradizionali di fruizione del servizio al cittadino.
Questo documento, quindi, traccia una roadmap per la digitalizzazione del Paese capace di:
a. determinare il progressivo switch off dell’opzione analogica per la fruizione dei servizi pubblici, progettando la digitalizzazione della pubblica amministrazione in un’ottica centrata sull’utente e coordinando e mettendo a sistema le diverse azioni avviate da tutte amministrazioni pubbliche
b. garantire crescita economica e sociale, attraverso lo sviluppo di competenze nelle imprese e di diffusione di cultura digitale fra i cittadini che generi nuova offerta capace di competere sui mercati globali, e una accresciuta domanda capace a sua volta di stimolare offerta innovativa e qualificata, in un circolo virtuoso
c. rendere più efficiente il sistema paese, coordinando in materia unitaria la programmazione e gli investimenti pubblici in innovazione digitale e ICT.
Il contesto di riferimento¶
Utenti Internet ultimi 12 mesi | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 |
---|---|---|---|---|---|---|
Sesso | ||||||
Maschi | 54,6% | 56,6% | 58,3% | 60,2% | 62,4% | 65,0% |
Femmine | 43,6% | 46,7% | 47,0% | 49,7% | 52,8% | 55,8% |
Classe di età | ||||||
6-10 anni | 36,7% | 38,2% | 40,7% | 44,9% | 44,6% | 43,8% |
11-14 anni | 75,7% | 78,0% | 76,3% | 80,7% | 80,9% | 80,4% |
15-17 anni | 87,2% | 89,1% | 88,3% | 89,6% | 91,2% | 92,0% |
18-19 anni | 90,4% | 88,7% | 88,6% | 89,9% | 93,9% | 92,0% |
20-24 anni | 82,1% | 85,5% | 85,6% | 85,4% | 89,3% | 90,7% |
25-34 anni | 73,3% | 77,0% | 78,9% | 80,1% | 89,3% | 85,1% |
35-44 anni | 64,6% | 69,4% | 68,9% | 73,4% | 76,1% | 80,1% |
45-54 anni | 53,0% | 56,0% | 58,6% | 61,2% | 66,1% | 70,0% |
55-59 anni | 41,0% | 42,2% | 45,2% | 48,7% | 52,0% | 60,4% |
60-64 anni | 25,2% | 28,6% | 30,9% | 36,4% | 41,1% | 45,9% |
65-74 anni | 12,1% | 13,8% | 16,3% | 18,9% | 21,2% | 25,9% |
75 anni e più | 2,0% | 2,7% | 3,3% | 3,5% | 4,4% | 6,7% |
Ripartizione geografica | ||||||
Nord-Ovest | 53,6% | 56,5% | 57,1% | 58,0% | 61,5% | 64,6% |
Nord-Est | 51,3% | 55,9% | 57,6% | 60,1% | 61,5% | 65,2% |
Centro | 51,3% | 54,2% | 55,0% | 57,6% | 60,4% | 61,6% |
Sud | 41,9% | 43,6% | 43,3% | 46,7% | 49,2% | 53,1% |
Isole | 44,5% | 44,0% | 47,5% | 49,9% | 53,0% | 53,8% |
Condizione occupazionale | ||||||
Occupati | 68,7% | 71,7% | 73,0% | 75,7% | 79,1% | 81,1% |
In cerca di nuova occupazione | 54,8% | 58,8% | 56,3% | 61,0% | 65,1% | 68,5% |
In cerca di prima occupazione | 59,7% | 68,9% | 66,5% | 68,0% | 75,7% | 77,9% |
Casalinghe | 17,1% | 19,5% | 19,3% | 21,6% | 24,3% | 29,8% |
Studenti | 91,8% | 92,3% | 93,2% | 92,1% | 93,4% | 94,1% |
Ritirati dal lavoro | 13,3% | 14,7% | 16,3% | 18,3% | 19,1% | 23,2% |
Altra condizione | 22,6% | 23,2% | 24,3% | 24,9% | 25,5% | 31,0% |
Totale | 48,9% | 51,5% | 52,5% | 54,8% | 57,5% | 60,2% |
La domanda di servizi in rete¶
Il ritardo dell’Italia¶
II quadro che emerge dagli ultimi dati resi disponibili dal Digital Agenda Scoreboard [2] evidenzia una situazione di estrema debolezza nell’utilizzo dei servizi in rete da parte di cittadini e imprese italiani.
Al di là della dicotomia relativa agli aspetti infrastrutturali, per cui l’Italia risulta allineata alla media europea per la banda larga, mentre presenta una situazione di grave ritardo nella banda ultra larga, il divario rispetto agli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea è tuttora rilevante. Il dato di penetrazione della banda larga in Italia è del 24,1% rispetto alla media UE del 31,6%.
Gli utenti regolari [3] di Internet sono solamente il 63% degli utenti di età compresa tra 16 e 74 anni, contro una media europea pari al 76%, mentre per converso sono il 28% gli italiani che non hanno mai utilizzato Internet contro il 16% della media europea.

Il livello di utilizzo dei diversi servizi in rete è di norma inferiore alla metà del valore medio riscontrabile all’interno dell’Unione Europea e, di conseguenza, molto distante dagli obiettivi europei fissati per il 2015. La diffusione dell’acquisto di beni e servizi in rete è leggermente superiore al 20% in Italia, a fronte del 53% medio dell’Unione Europea, con valori ancora più bassi per gli acquisti cross-border (11% contro il 16%).
Allo stesso tempo, i cittadini italiani che hanno utilizzato servizi di e-government sono pari a circa il 24% rispetto al 46% medio europeo, mentre coloro che hanno inviato moduli della Pubblica Amministrazione compilati sono poco più del 10% contro il 26%.
Il divario è rilevante anche per le piccole e medie imprese (imprese con 10 e più addetti) che vendono online. In effetti, solo circa il 7% delle PMI italiane vendono in rete [4], rispetto al 16% europeo.
Analizzando la dinamica degli ultimi tre anni si rileva come, nonostante l’incremento nel valore degli indicatori, il posizionamento relativo rispetto alla media europea tenda in realtà a peggiorare, ad eccezione degli utenti regolari di Internet e dell’invio di moduli compilati della Pubblica Amministrazione.
La domanda dei cittadini¶
II ritardo nell’utilizzo dei servizi in rete trova origine innanzitutto nelle caratteristiche socio-demografiche della popolazione che utilizza Internet. In effetti, mentre per la fascia di età 16-24 anni il differenziale è di circa 6 punti percentuali rispetto alla media europea, il divario cresce sensibilmente per le fasce di età successive (di 15 punti per la fascia 25-54 e di circa 19 punti per la fascia 55-74 anni).
In sintesi, le principali differenze nell’utilizzo di Internet da parte dei cittadini si possono riassumere nel seguente modo [5]:
- L’utilizzo di internet cresce con l’età, fino ad arrivare a sfiorare il 92% nella fascia 18-19 anni, per poi scendere progressivamente al 80% nella fascia 35-44 anni, poco al di sopra del 60% per quella di 55-59 anni, fino a valori inferiori al 7% nella fascia di 75 anni e oltre;
- Permane un differenziale di poco più di 10 punti tra l’utilizzo di Internet da parte dei maschi rispetto alle femmine;
- La penetrazione per area geografica varia dal 64,6% del Nord-Est al 53,8% delle Isole;
- La penetrazione per condizione professionale è attorno al 29% per le casalinghe e i ritirati dal lavoro (23,2%), ma sale, rispettivamente oltre l’80% e il 94% per gli occupati e gli studenti;
- L‘87,1% delle famiglie con almeno un minorenne possiede un collegamento a Internet, mentre nelle famiglie di soli anziani di 65 anni e più la presenza di Internet scende al 16,3%.
Oltre al ritardo nell’utilizzo di Internet si aggiunge anche il divario negli skills digitali. In Italia, il 55% degli individui nella fascia 16-74 anni possiede un livello di skills ICT basso (20,6%) o nullo (34,4%), contro il 44% della Spagna, il 43% della Francia, il 33% della Germania e il 32% del Regno Unito, fino ad arrivare a valori inferiori al 30% per Finlandia, Svezia, Olanda, Danimarca e Lussemburgo [6].
Ulteriori differenze si riscontrano anche nei servizi utilizzati dagli utenti Internet italiani rispetto a quelli degli altri Paesi dell’UE. L’indice di diversificazione delle attività svolte in rete è inferiore a 5 per l’Italia, contro la media europea di 6,4 [7]. In effetti, mentre le attività legate alla comunicazione e all’informazione presentano dei livelli di diffusione allineati rispetto alla media europea, per quanto riguarda le attività transattive il divario rimane particolarmente ampio (39% di acquisti online contro il 65%, 43% di online banking contro il 57%). Allo stesso tempo, gli utenti Internet che hanno utilizzato servizi di e-government nell’ultimo anno è stato pari al 35,3%, contro il valore medio europeo del 57% [8].
Anche se negli ultimi anni la crescita maggiore è riferibile all’interazione con altri utenti attraverso i social network, si riscontrano sensibili incrementi per l’insieme delle attività svolte online. Ad esempio, dal 2013 al 2014 cresce l’utilizzo di wiki per ottenere informazioni su qualsiasi argomento dal 58,7% al 60,8%.
Le motivazioni principali che guidano le relazioni online con la Pubblica Amministrazione, sono il pagamento delle tasse (26,3%), l’iscrizione a scuole superiori o all’università (21%) e l’accesso alle biblioteche pubbliche (16,9%) e la prenotazione di visite mediche (16,7%) [9]. La condizione professionale è la caratteristica che influenza maggiormente la motivazione del contatto con la Pubblica Amministrazione.
Riguardo al gradimento dei servizi online della Pubblica Amministrazione e alle criticità riscontrate, si può notare come:
- Un elevato livello di soddisfazione venga rilevato per meno del 5% degli utenti Internet, ma è anche vero lo stesso valore si riscontra per gli utenti per nulla soddisfatti. La maggior parte degli utenti si dichiara, invece, abbastanza soddisfatto, con un gradimento relativamente maggiore per l’utilità delle informazioni disponibili (67%) rispetto ad altri aspetti come le informazioni sullo stato di avanzamento delle pratiche (49%);
- A livello territoriale, la quota di utenti soddisfatti diminuisce dal Nord al Sud, con i valori più elevati per regioni come Trentino Alto Adige e Umbria e valori minimi per Calabria e Sicilia. Anche se le differenze non sono particolarmente rilevanti, si risconta un gradimento leggermente superiore alla media per i comuni centro di aree metropolitane e i piccoli comuni, mentre le criticità maggiori sono riferibili alle periferie delle aree metropolitane;
- La qualità delle informazioni (completezza, chiarezza, aggiornamento) vengono citate dal 36% degli utenti Internet come la principale criticità, seguita dai problemi tecnici del sito (28%) e dalle carenze del servizio di assistenza (21%).
Infine, per quanto concerne le motivazioni che spiegano il mancato utilizzo di Internet da parte delle famiglie, il principale ostacolo rimane la mancanza di skills (56,3%), seguito dalla percezione di inutilità (24,5%), mentre la barriera dell’accessibilità economica riveste un peso relativamente meno importante (14,4% degli intervistati cita il costo del collegamento o il costo degli strumenti per connettersi). Da notare, inoltre, come l’8,2% delle famiglie dichiari di collegarsi in realtà da altri luoghi [10].
Questo ultimo aspetto va tenuto in dovuta considerazione nello sviluppo dei servizi in rete vista la rapida crescita dell’utilizzo dei dispositivi mobili per lo svolgimento delle diverse attività in rete. In effetti, nel 2013 erano già 1/3 di utenti che utilizzavano Internet in luoghi diversi da casa o dal posto di lavoro [11].
Un ulteriore aspetto fondamentale nell’orientamento delle politiche per lo sviluppo dei servizi in rete è rappresentato dal peso ancora prevalente dell’utilizzo dei canali più tradizionali per l’interazione con la Pubblica Amministrazione.
Secondo un’indagine condotta dall’lstat nel 2012 [12], il contatto diretto tramite lo sportello rappresenta la modalità ancora prevalente nella relazione con la Pubblica Amministrazione (64%), seguita dal telefono (18%), mentre l’utilizzo degli strumenti online si ferma a meno del 20%. L’utilizzo degli strumenti online supera il 35% per i giovani con meno di 30 anni e per le persone con un elevato grado di istruzione.
Anno 2012, quote percentuali di risposta per titolo di studio
II grado di soddisfazione per i servizi prestati online è superiore nel caso delle pratiche scolastiche (82% di utenti molto o abbastanza soddisfatti) rispetto alle pratiche sanitarie (73%) a quelle anagrafiche e a quelle riguardanti il lavoro (70% e 69%, rispettivamente). Anche se per circa il 40% la qualità del servizio è migliorata nell’ultimo anno, la maggioranza (48%) ritiene che non ci siano stati miglioramenti sensibili. La situazione sopra descritta evidenzia come l’obiettivo dell’Agenda Digitale Europea di avere entro il 2015 il 75% dei cittadini utenti regolari di Internet non sia stato raggiunto dal nostro Paese. Negli ultimi cinque anni l’utilizzo di Internet è cresciuto dal 51,5% al 60,2%, con incrementi annui che sono dell’ordine di alcuni punti percentuali nell’ultimo periodo [13].
La domanda delle imprese¶
Gli indicatori analizzati dal Digital Agenda Scoreboard in materia di adozione di servizi digitali mostrano come le imprese italiane (10 e più addetti) siano allineate rispetto alla media europea in materia di utilizzo di applicazioni gestionali integrate (ERP), mentre il divario è più marcato per l’utilizzo di applicazioni di gestione della relazione con i clienti (CRM), ma anche riguardo alla diffusione di dispositivi aziendali mobili. Il divario è invece relativamente minore riguardo alla presenza di siti web e alla fatturazione elettronica.

Uno dei dati peggiori riguarda l’e-commerce, che potrebbe invece rappresentare un buon volano, anche per l’export. Solo il 7% delle imprese italiane vende online [14]
Soprattutto per le imprese con meno di 10 addetti, che sono la stragrande maggioranza del tessuto produttivo, la diffusione delle attività in rete sconta le difficoltà nelle competenze già rilevate per i
cittadini che si accentuano per le imprese nelle quali l’età del titolare di impresa è più elevata.
Enterprises using computer network for sales (at least 1%) – Dati 2015
Da notare, come per oltre il 40% delle imprese il principale ostacolo all’utilizzo di Internet sia la percezione di inutilità rispetto alla propria attività.
Un’area in forte crescita e evoluzione è relativa all’utilizzo dei social media. Circa il 37% delle imprese utilizza almeno un social media e il 14,4% ne utilizza almeno due, con la finalità di sviluppare l’immagine dell’impresa e dei suoi prodotti (19%), ma anche di interagire con la clientela per rispondere a domande ovvero sviluppare nuovi prodotti e servizi (rispettivamente il 13% e il 9% delle motivazioni dell’utilizzo).
Per quanto concerne i rapporti con la Pubblica Amministrazione, sono circa l‘86% le imprese che utilizzano Internet per relazionarsi con le amministrazioni pubbliche.
Utilizzo dei principali servizi di e-government da parte delle imprese
Anno 2012, quote percentuali di imprese che dichiarano di aver utilizzato lo strumento
I dati rilevati dall’lstat nel 2012 consentono di ricostruire un quadro più completo dell’utilizzo da parte delle micro-imprese dei servizi in rete offerti dalla Pubblica Amministrazione [15].
La modalità di interazione prevalente è diventata la posta elettronica (quasi il 70%), con una quota significativa di imprese che utilizzava la posta elettronica certificata (35%), mentre le modalità più tradizionali sono in progressiva riduzione.
I servizi più diffusi sono la gestione dei certificati medici (86%), seguiti dai servizi per il lavoro (77%) e dalla posta elettronica certificata (35%), mentre gli altri servizi presentano una diffusione significativamente inferiore (gare d’appalto al 18%, sportello unico delle attività produttive al 16%, fino alla fatturazione elettronica al 10%.
In realtà, appare chiaro come la rapida diffusione dell’utilizzo dei servizi in rete sia strettamente legata all’obbligatorietà o meno delle procedure telematiche e questo a maggiore ragione per le imprese minori.
Anche se il 40% delle imprese dichiara di non aver riscontrato nessun problema nell’utilizzo dei servizi online, i principali ostacoli all’utilizzo o ad un uso più esteso sono riconducibili alla necessità di un contatto personale (26%), a difficoltà tecniche (18%), ovvero a timori per la sicurezza del processo (10%). Le valutazioni sulla percezione della qualità del servizio e la sua evoluzione sono sostanzialmente in linea con il punto di vista dei cittadini (cfr. sopra).
L’offerta di servizi in rete¶
Anche se possono esserci delle specificità nazionali legate alle strategie di sviluppo dei grandi attori internazionali, l’offerta dei servizi online privati è di fatto globalizzata. I fornitori di servizi nazionali adottano delle strategie di nicchia o multi nicchia per soddisfare specifiche esigenze locali, ovvero diversi livelli di maturità della domanda, ma gli scenari di offerta rispecchiano delle traiettorie di sviluppo che tendono ad essere relativamente omogenee rispetto a quanto accade nei principali Paesi europei. Allo stesso tempo, gli attori internazionali introducono i servizi più innovativi sui singoli mercati nazionali secondo una tempistica che rispecchia il potenziale locale, ovvero l’esistenza di vincoli Paese di tipo infrastrutturale, regolamentare o normativo. Di fatto, l’Italia non viene spesso considerato tra i primi Paesi da indirizzare per l’ingresso sul mercato europeo [16].
L’analisi che segue è, di conseguenza, incentrata sull’offerta dei principali servizi online e sulle politiche di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Il posizionamento dell’Italia¶

Secondo i dati dell’eGovernment Benchmark [17] europeo, l’Italia presenta una situazione dicotomica. In effetti, mentre per quanto riguarda la disponibilità dei servizi il posizionamento dell’Italia risulta tra i migliori, la situazione è molto meno positiva sia in termini di facilità di utilizzo che dei livelli prestazionali.
Esaminando con maggiore dettaglio le diverse componenti di servizio oggetto del confronto, si conferma il punto di forza dell’Italia sulla componente di “User Centricity” (soprattutto la disponibilità on-line dei servizi) e la trasparenza, mentre appare carente la disponibilità e usabilità dei servizi transfrontalieri. Tra i fattori chiave abilitanti, sopra la media appare solamente l’identità digitale, mentre permane un significativo ritardo in particolare riguardo agli aspetti di sicurezza delle transazioni e alla documentazione elettronica.
Come negli altri Paesi europei, anche in Italia si riscontra una maggiore disponibilità e qualità dei servizi di e-government a livello centrale rispetto al livello locale.
La situazione nelle diverse aree applicative¶
Prendendo in considerazione i principali comparti dell’Amministrazione con ricadute significative su cittadini e imprese (Sanità, Scuola, Giustizia, Anagrafe, Pagamenti, ecc), la situazione rimane altamente differenziata sul territorio, ad eccezione del settore della Giustizia, dove l’attivazione del Processo Civile Telematico è divenuta obbligatoria per tutti i soggetti e per tutto il territorio nazionale dal 30 giugno 2014. La digitalizzazione del processo penale è invece ancora sperimentale in alcune sedi giudiziarie.
Sanità¶
II processo di digitalizzazione della sanità, già avviato dopo la pubblicazione delle linee guida sul Fascicolo Sanitario Elettronico da parte del Ministero della Salute nel 2011, ha subito nel corso degli ultimi anni un’importante accelerazione, con l’approvazione di diversi decreti in materia di sanità elettronica e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, a fronte di un quadro
di programmazione ormai definito, la diffusione sul territorio del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è ancora molto frammentata. In base ai dati del Rapporto sull’Innovazione nell’Italia delle regioni (RIIR) pubblicato dal CISIS nel 2012, il FSE è stato già realizzato ed è a disposizione dei cittadini in quattro regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Sardegna) e nella Provincia Autonoma di Trento, ma il numero di fascicoli realmente attivi e funzionanti è ancora molto basso: solo il 13% della popolazione è dotata di un fascicolo attivo, di cui la gran parte risulta residente in Lombardia (6 milioni circa di FSE attivi). Inoltre, le funzionalità integrate nei diversi fascicoli e la tipologia di documenti gestiti in digitale che confluiscono nei repository sono ancora molto disomogenee tra di loro.

Diffusione e adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico
Uno dei problemi principali da affrontare per arrivare ad una completa diffusione del FSE rimane il livello di informatizzazione delle aziende sanitarie sul territorio: l’Osservatorio sulla sanità elettronica del Politecnico di Milano segnala infatti che solo il 6% delle cartelle cliniche in Italia è dematerializzato [18] e, problema ancora più rilevante, il grado di maturità ed interoperabilità tra le cartelle elettroniche disponibili è ancora troppo basso.
Un ulteriore tema rilevante è l’aggiornamento della ricetta elettronica e la sua integrazione con i servizi erogati attraverso il FSE, di cui è prevista l’entrata a regime per il 90% delle prescrizioni entro il 2016 in tutte le Regioni.
In base ai dati di fine 2014 dello Smart City Index EY [19], il 53% delle aziende sanitarie offre la possibilità di prenotare online le visite specialistiche, il 29% di pagare il ticket via web ed il 49% di accedere ai referti. Molto importante risulta la presenza di piattaforme di livello regionale che offrono il servizio a tutte o alla maggior parte delle aziende sanitarie presenti sul territorio.
Da novembre 2015 tutte le aziende sanitarie dovrebbero consentire ai cittadini la possibilità di pagare i ticket online e rendere disponibili i referti anche in formato digitale, tuttavia l’azione non appare ancora diffusa sull’intero territorio nazionale [20].
Infine, il Patto per la Sanità Digitale [21] che intende rafforzare l’impegno congiunto tra Regioni e Governo per l’innovazione tecnologica nella sanità, prevedendo l’avvio di attività per la definizione di un Masterplan per le iniziative di Sanità Digitale.
Scuola¶
Anche l’Italia, come gli altri Stati membri dell’Unione Europea, ha avviato negli ultimi anni diverse iniziative e progetti per rinnovare il sistema scolastico nazionale e diffondere l’innovazione digitale nelle scuole. In particolare, a partire dal 2008, il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ha realizzato il piano “Scuola Digitale”, che concentrava l’attenzione su tre obiettivi chiave:
- La diffusione di Lavagne Interattive Multimediali (LIM) nelle scuole;
- L’allestimento di classi tecnologicamente avanzate (progetto “Cl@ssi 2.0”);
- La realizzazione di un modello di didattica avanzato per le zone territorialmente disagiate attraverso il progetto “Isole in rete”.
Le azioni del piano sono state poi rafforzate nel Piano eGov 2012 (del 2009) e nell’Agenda Digitale Italiana (2012), ove è stato introdotto il nuovo “Piano Nazionale Scuola Digitale”, che prevede, oltre al rafforzamento delle linee precedentemente descritte, anche la costituzione di centri scolastici digitali per garantire l’offerta formativa anche in contesti territoriali svantaggiati, nonché l’introduzione dei testi scolastici digitali a partire dall’anno scolastico 2014/2015 [22]. Le dotazioni tecnologiche nelle scuole statali risultavano, nell’anno scolastico 2013-14, e ancor più nell’anno scolastico 2014-2015 [23], in crescita in tutti i livelli scolastici e le tipologie di scuole. La dematerializzazione dei principali processi ha ormai raggiunto la maggior parte degli istituti: registro elettronico 69,2%, comunicazione online scuola-famiglia 58,3%. Le dotazioni multimediali riguardano sia i laboratori (82,5% connessi in rete, 60,5% dotati di LIM o proiettore interattivo), che le classi (rispettivamente il 70% e il 48%). Le connessioni ad Internet ad alta velocità sono presenti nel 23% degli istituti del secondo ciclo e il 10% di quelli del primo ciclo. Infine, il numero di studenti per PC è sceso a 7,8 (dagli 8,7 del 2012), con valori pari a poco meno di 10 unità per il primo ciclo e 5,7 per il secondo ciclo. A livello territoriale, alcune Regioni del Sud (Molise, Puglia, Basilicata, Sardegna), grazie all’utilizzo efficace dei fondi strutturali, mostrano percentuali di adozione più elevate della media italiana. Tra le altre Regioni, i tassi di penetrazione più elevati si riscontrano nelle Marche, Emilia-Romagna, Toscana e Friuli Venezia Giulia. La recente Legge 13 luglio 2015, n. 107 “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti” (G.U. Serie Generale n.162 del 15-7-2015) aggiorna ed evolve anche i programmi di digitalizzazione sia della infrastruttura, sia della didattica.
Servizi PA locale¶
Quasi tutti i Comuni hanno ormai un sito web (99,4%) [24], anche se meno del 20% eroga servizi che possono essere svolti completamente online. I tributi locali (tasse sulla casa e sui rifiuti) sono i più diffusi (oltre il 60%), seguiti dai servizi legati all’anagrafe (57%).
Oltre metà dei Comuni con più di 60.000 abitanti offre servizi completamente transattivi, mentre tale percentuale scende sotto il 15% nei Comuni sotto i 5.000 abitanti [25].
Alcuni servizi di sportello (es. Attività Produttive) sono stati recentemente oggetto di switch-off verso l’online in tutti i Comuni, anche se permangono alcune criticità, ad esempio per consegna degli allegati tecnici, che non risulta sempre possibile per via telematica. A livello territoriale, la maggior diffusione di servizi online completamente transattivi si riscontra in Emilia Romagna (40% dei Comuni) e Veneto (30%), mentre le situazioni più arretrate (inferiori al 10%) sono relative alla Basilicata e il Molise, ma anche le Regioni e Province Autonome dell’arco alpino (Valle d’Aosta, Province Autonome di Trento e di Bolzano), dove sono particolarmente numerosi i Comuni di piccole dimensioni. Per quanto concerne in particolare i Comuni capoluogo [26], negli ultimi anni sono stati sviluppati nuovi servizi innovativi, tra quali:
- Open Data. Il 24% dei Comuni capoluogo pubblica dati in formato aperto sul proprio sito, con una crescita del 130% rispetto all’anno precedente. Allo stesso tempo, nell’ultimo anno sono quintuplicati i dataset pubblicati;
- Servizi per la mobilità. I capoluoghi con travel planner sono il 43%, in crescita del 50% rispetto al 2012, mentre le città con mobile app per i trasporti pubblici sono il 25% (+ 120%);
- Servizi per il turismo. Tutti i Comuni capoluogo hanno sviluppato pagine web per il turismo, ma solo in metà dei casi si tratta di veri e propri portali. Tuttavia, risultano ancora poco sviluppati i servizi più interattivi e transattivi: solo il 14% dei Comuni consente di accedere alla prenotazione delle strutture ricettive dal proprio sito e solo il 3% di acquistare online biglietti per musei o monumenti;
- Sicurezza urbana. Quasi la metà dei Comuni ha installato reti di sensori e videosorveglianza per monitorare la sicurezza in ambito urbano, ma solo il 6% eroga dei servizi online al cittadino in questo ambito;
- Pagamenti elettronici. Solo il 15% dei Comuni capoluogo consente il pagamento online della TASI, e percentuali ancora più basse riguardano gli altri tributi comunali. La situazione appare migliore per scuole e asili nido comunali, per le quali il pagamento online di alcuni servizi (ad esempio il servizio mensa) è consentito nel 28% dei casi.
La dimensione territoriale¶
La realizzazione dell’Agenda Digitale Italiana è un’opportunità unica per accelerare il processo di trasformazione della Pubblica Amministrazione e in generale dell’intera struttura economica e sociale del Paese. In tale contesto, il livello regionale e locale rappresentano un ambito fondamentale per la definizione, la concertazione e l’attuazione di politiche di sviluppo digitale, poiché consente di rispondere agli obiettivi europei prevedendo azioni programmatiche proprie delle Regioni, che partono “dal basso” rispettando le specificità a livello locale e allo stesso tempo valorizzando le economie di scala e le possibili sinergie di rete. Tuttavia, le Regioni partono da situazioni molto diverse. Ognuna di esse presenta punti di forza e di debolezza specifici, vocazioni territoriali molto differenti, che sono il risultato da un lato della diversità di alcune condizioni di partenza (es. l’età media più o meno avanzata o la composizione del nucleo familiare o il reddito medio influiscono molto sui tassi di adozione delle varie innovazioni tecnologiche, così come la frammentazione dei piccoli comuni condiziona la capacità di innovazione del sistema amministrativo locale nel suo complesso), dall’altro delle politiche di innovazione che le Amministrazioni hanno condotto negli ultimi anni.
In alcuni settori questi risultati sono più evidenti (ad es. nella sanità, settore che, essendo di competenza regionale, fornisce alla Regione un maggior numero di leve decisionali per agire), in altri sono il frutto di scelte di priorità e di allocazione dei fondi (come è il caso della scuola, dei servizi innovativi alle imprese, della mobilità, e così via), che hanno spinto alcuni settori più avanti di altri.
Per questi motivi la definizione della strategia per la crescita digitale ha seguito un percorso logico, articolato nelle seguenti fasi:
- identificazione dei settori strategici che hanno un maggior impatto sul processo di trasformazione della Pubblica Amministrazione, sia in termini di incidenza sulla spesa pubblica, che delle potenziali ripercussioni (effetto leva o moltiplicatore) sulla creazione di un ambiente favorevole allo sviluppo dell’innovazione, della crescita e dell’inclusione digitale dell’intero tessuto socio-economico;
- valutazione del divario territoriale, con particolare riguardo alla dimensione regionale e comunale (a cominciare dai capoluoghi di provincia);
- identificazione delle migliori pratiche sulla base di indicatori quantitativi e qualitativi, confrontabili - quando possibile - con gli obiettivi europei;
- selezione delle azioni che possono incidere in maniera, diretta o indiretta, sul miglioramento degli indicatori di cui al punto precedente;
- definizione di obiettivi temporali e quali-quantitativi per le singole azioni identificate;
- definizione di un processo di monitoraggio dei risultati.
Il Governo e l’AgID promuovono e partecipano attivamente alla realizzazione delle analisi territoriali all’interno dei settori strategici, sia attraverso organismi istituzionali come la Conferenza Stato - Regioni, che mediante lo stimolo e il patrocinio ad iniziative di tipo privato o pubblico-privato.
Nei paragrafi che seguono vengono riportate, a titolo esemplificativo, alcune delle più recenti analisi territoriali condotte in Italia, che hanno contribuito a definire il contesto di riferimento della strategia per la crescita digitale. Tali analisi fanno parte della strumentazione di monitoraggio continuativo degli scenari a disposizione dell’AgID.
La situazione dell’innovazione nelle Regioni
II 6° quadro di valutazione dell’innovazione regionale (Regional Innovation Scoreboard - RIS) offre una vantazione comparativa delle performance sul piano dell’innovazione di 190 regioni dell’Unione europea, della Norvegia e della Svizzera.
Il RIS si affianca al quadro di vantazione “L’Unione dell’innovazione” che confronta il livello dell’innovazione tra i singoli Stati membri.

Analogamente a quanto avviene per il quadro di valutazione “L’Unione dell’innovazione” in cui i paesi sono classificati in 4 diversi gruppi di rendimento sul piano dell’innovazione, le regioni europee sono state a loro volta segmentate tra: regioni leader dell’innovazione (34 regioni); regioni inseguitrici (57 regioni); regioni con una capacità innovativa ridotta (68 regioni); e regioni in ritardo e con una capacità di innovazione modesta (31 regioni).

Nonostante il fatto che si registrino variazioni sul piano del rendimento innovativo regionale all’interno dei Paesi, i gruppi di rendimento regionali corrispondono abbastanza bene ai rispettivi gruppi di rendimento in cui sono classificati i Paesi nel quadro di valutazione “L’Unione dell’innovazione”. La maggior parte delle regioni leader dell’innovazione e delle regioni che tengono il passo appartengono ai Paesi classificati quali leader dell’innovazione e paesi che tengono il passo nel quadro di valutazione “L’Unione dell’innovazione” e la maggior parte delle regioni innovatrici moderate e delle regioni in ritardo sono classificate nello stesso quadro tra gli innovatori moderati e i Paesi in ritardo. Tuttavia, 14 Paesi hanno regioni che si situano in due gruppi di rendimento e quattro Stati membri, Francia, Portogallo, Slovacchia e Spagna, hanno regioni in 3 diversi gruppi di rendimento regionale. Soltanto Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia e Svizzera presentano una resa innovativa relativamente omogenea poiché tutte le regioni di questi paesi si trovano nello stesso gruppo di rendimento.
Tutte le regioni leader dell’innovazione dell’UE (27 Regioni) sono concentrate in solo otto Stati membri dell’UE: Danimarca, Germania, Finlandia, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito.
In questo contesto, l’Italia occupa una posizione di retroguardia, con solo due Regioni (Piemonte e Emilia-Romagna), che si distinguono per appartenere invece al secondo cluster di innovazione.
Le evidenze regionali
La situazione generale
La situazione delle diverse Regioni è molto eterogenea, come evidenziato anche nella ricerca “Italia Connessa – 2014” di Telecom Italia (http://italiaconnessa.telecomitalia.com/sites/default/files/ItaliaConnessa2014.pdf): sulla base delle categorie e degli indicatori rilevati i territori più innovativi sono stati Lombardia, Trentino, Emilia Romagna e Toscana, con una fascia intermedia rappresentata dalle altre Regioni del Nord e del Centro Italia, mentre le Regioni del Mezzogiorno lamentano una situazione ancora largamente deficitaria.

Sintesi caratteristiche della domanda e offerta¶
Sulla base delle evidenze sopra riportate è possibile fare alcune considerazioni di sintesi sulle caratteristiche della domanda e dell’offerta di servizi di in rete, che devono essere prese in considerazione per creare un ambiente favorevole allo sviluppo dei servizi ed al loro utilizzo:
La domanda di servizi online è condizionata da un livello di diffusione dell’utilizzo di Internet che è ancora significativamente inferiore rispetto a quanto riscontrabile nei Paesi più avanzati. Allo stesso tempo il livello degli skill ICT rimane largamente deficitario rispetto alla media europea;
Inclusione digitale e skill ICT sono problemi che accomunano le fasce più anziane di popolazione e molte delle micro imprese italiane;
II divario rispetto agli altri Paesi europei è particolarmente evidente per quanto riguarda i servizi transattivi, mentre è più ridotto per i servizi di informazione, comunicazione e intrattenimento;
La domanda di servizi online delle imprese presenta un’estrema eterogeneità sia dimensionale, soprattutto, che settoriale. L’innalzamento della cultura digitale delle micro imprese è un tema prioritario per consentire di migliorare il loro livello di competitività;
I processi di adozione dei servizi online della Pubblica Amministrazione appaiono fortemente condizionati dal livello di obbligatorietà, così come appare fondamentale il ruolo degli
intermediari per garantire l’utilizzo delle procedure telematiche da parte delle imprese minori;
Le Amministrazioni a tutti i livelli hanno fatto notevoli sforzi per la digitalizzazione dei processi e per l’attivazione di servizi in rete. Tuttavia, la Pubblica Amministrazione Centrale, le Regioni ed i grandi Comuni mostrano ancora una maggiore capacità di attivare servizi in rete rispetto ai comuni di minori dimensione;
A partire dagli anni 2010-11 si è iniziato a parlare più concretamente di switch-off digitale dei servizi, in particolare nei rapporti con le imprese, ma tale obiettivo è stato raggiunto solo in alcuni procedimenti verticali, a dimostrazione dell’importanza della necessità di reingegnerizzazione dei processi. Le esperienze in materia di Sportello Unico delle Attività Produttive, Certificati di Malattia, Processo Civile Telematico, rappresentano degli esempi concreti di possibile attuazione dei processi di diffusione dell’innovazione digitale guidati dai servizi della Pubblica Amministrazione;
Alcuni comparti sono stati oggetto di piani di innovazione specifici, di tipo top-down (es. scuola e giustizia) o condivisi tra diversi livelli amministrativi (es. sanità);
L’ulteriore sviluppo del processo di digitalizzazione richiede primariamente l’attivazione di progetti nazionali abilitanti (in particolare nell’ambito dei pagamenti elettronici) e di un maggiore coordinamento unitario della programmazione, oltre che iniziative di diffusione della cultura digitale e dello sviluppo delle competenze sia per le imprese, sia per aumentare i tassi di utilizzo fra i cittadini.
Note
[2] | Commissione europea, Digital Agenda Scoreboard, 2015 |
[3] | Individui che hanno utilizzato Internet almeno una volta a
settimana nel corso degli
ultimi tre mesi
|
[4] | Il dato si intende alle imprese che realizzano almeno 1% del proprio fatturato online |
[5] | Istat, Cittadini imprese e nuove tecnologie, dicembre 2015 |
[6] | Commissione europea, Digital Agenda Scoreboard, 2015 |
[7] | Commissione europea, Digital Agenda Scoreboard, 2015. Indice su 12 possibili attività online. |
[8] | Commissione europea, Digital Agenda Scoreboard, 2015 |
[9] | Istat, Cittadini imprese e nuove tecnologie, dicembre 2015 |
[10] | Istat, Cittadini imprese e nuove tecnologie, dicembre 2015 |
[11] | Istat, Cittadini imprese e nuove tecnologie, dicembre 2013 |
[12] | Istat, L’uso dell’e-government da parte di consumatori e imprese, 2013 |
[13] | Uso di Internet da parte di persone con 6 anni e più. Istat, Cittadini imprese e nuove tecnologie, dicembre 2015 |
[14] | Commissione europea, Digital Agenda Scoreboard, 2015 |
[15] | Istat, Assetti strutturali e fattori di competitività delle imprese italiane: le micro imprese in Italia, novembre 2013 |
[16] | Si veda a questo proposito la strategia recentemente adottata dall’operatore di servizi di video streaming Netflix per l’ingresso sul mercato europeo. |
[17] | Commissione europea, Delivering on the European Advantage? Final Insight Report, May 2014 |
[18] | MIP, Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, 2014 |
[19] | Smart City Index, EY 2015 |
[20] | Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell‘8 agosto 2013 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.243 del 16 ottobre 2013) |
[21] | Conferenza Stato - Regioni, Patto per la Sanità Digitale - Documento Programmatico, 2014 |
[22] | Decreto Crescita 2.0 e Decreto ministeriale n.781 del 27 settembre 2013 |
[23] | MIUR, DG Studi, Statistica e Sistemi Informativi - Le Dotazioni multimediali per la didattica nelle scuole, A.S. 2014/2015, ottobre 2015 |
[24] | Istat, Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella Pubblica Amministrazione Locale, 2013 |
[25] | Istat, ICT nella PAL, 2012 |
[26] | Between, Smart City Index, 2014 |
Analisi SWOT¶
L’analisi sulla diffusione del digitale nel nostro Paese nel suo complesso [27], le criticità, i fattori trainanti e i fabbisogni inerenti il livello territoriale, espressi dalle Regioni nei documenti di Strategia Intelligente (RIS3) e nelle Agende digitali regionali, i cui contenuti sostanzialmente confluiscono negli Assi dei POR FESR dedicati all’Obiettivo Tematico 2, sono stati oggetto di approfondimento per l’individuazione delle priorità e, conseguentemente, delle linee d’azione che compongono la strategia per la Crescita Digitale.
Nella Tabella SWOT che segue sono stati evidenziati gli elementi di maggior rilievo emersi da tale analisi, alcuni dei quali di particolare rappresentatività per una o più regioni (rilevate secondo le tre categorie: Regioni Più Sviluppate - RPS, Regioni in Transizione - RT, Regioni Meno Sviluppate - RMS), mentre nei casi in cui non vi sia uno specifico riferimento territoriale le indicazioni riflettono lo stato complessivo del Paese. Si osservi che alcune caratteristiche evidenziate possono risultare contrastanti in quanto collocate in quadranti diversi secondo la categoria regionale che le ha espresse.
Il percorso logico, che parte quindi dall’approfondimento dei caratteri nazionali e territoriali e si è sviluppato, successivamente, nell’individuazione delle priorità e nella valutazione del loro impatto sulla crescita digitale del paese, ha portato alla selezione dei seguenti macro-obiettivi: completare e rendere più sicura l’infrastruttura tecnologica delle amministrazioni italiane; incrementare l’accesso al web di cittadini e imprese, in linea con gli obiettivi della DAE [28], e agevolare la partecipazione alla vita pubblica; favorire l’utilizzo dei servizi digitali e lo sviluppo dell’economia digitale.
La definizione dei settori considerati strategici e all’individuazione delle relative aree applicative è quindi anche il risultato dell’analisi della debolezza della domanda, che emerge in modo inequivocabile dalle criticità evidenziate dalle diverse categorie dei territori (cfr. il riquadro relativo alle “Debolezze”), e che può essere superata, secondo tali obiettivi, da una pluralità di azioni:
- drastica riduzione del digital divide relativo alla connettività delle aree svantaggiate, potenziamento delle infrastrutture digitali delle pubbliche amministrazioni, in coerenza col paradigma del cloud, e loro messa in sicurezza;
- sviluppo di piattaforme abilitanti per il settore pubblico e privato, il cui uso può favorire lo switch off analogico;
- razionalizzazione e ammodernamento dell’offerta di servizi, già elevata in numerose realtà della PA italiana, anche nella prospettiva di una maggiore usabilità e accessibilità, apertura del patrimonio informativo pubblico e la progressiva inclusione delle categorie di utenti in ritardo, anche tramite l’individuazione di caratteri e profili strettamente correlati nell’utilizzo delle tecnologie digitali;
- specializzazione delle applicazioni verticali anche nella prospettiva di una maggiore integrazione e partecipazione degli utenti alla vita delle amministrazioni.
FORZE Coordinamento nazionale attraverso AgID con visione unitaria Aumentata consapevolezza politica e sociale del ruolo strategico del processo di digitalizzazione Progressiva diffusione della banda larga (RT-RMS) e contestuale e sinergico avvio piano nazionale Banda Ultra Larga Quadro normativo di riferimento che indirizza gli ambiti di azione Buona dotazione infrastrutturale, sia materiale che immateriale e buon livello di diffusione di strumenti e di servizi digitali in alcuni ambiti verticali della PA (scuola, sanità) (RPS) Diffusa presenza di imprese ICT (RPS) Presenza di piattaforme tecnologiche in ambiti scientifici e produttivi ad alto contenuto di conoscenza e tecnologia (RPS) e buona presenza di servizi telematici messi a disposizione dalla PA locale, anche in forma aggregata (RT) Elevato patrimonio informativo di dati pubblici omogenei a livello territoriale (RPS-RMS) Disponibilità di un ricco patrimonio, territorialmente diffuso, di risorse naturali e culturali (materiali ed immateriali), in cui emergono alcuni siti e beni di particolare rilievo ed attrattività |
DEBOLEZZE Attuale carenza di infrastrutture di connettività ultra-veloce Carenza di innovazione nelle PMI Frammentazione delle risorse e duplicazione degli investimenti Difficoltà strutturali connesse alla conformazione del territorio ed elevato numero di amministrazioni di piccole dimensioni in posizione marginale per la connettività ad alta velocità (RPS-RMS) Ritardo nella realizzazione di sistemi per la protezione delle infrastrutture e di buona parte dei servizi essenziali (RPS) Eterogeneità di tecnologie e livello medio - basso di interoperabilità e di cooperazione applicativa tra gli enti pubblici (RPS) e insufficiente dotazione infrastrutturale, materiale e immateriale (RT); persistenza di fenomeni di digital divide e di carenza infrastrutturale in ICT (RMS) Limitata capacità di dialogo tra imprese e PA per il ritardo dell’adozione di tecnologie dell’informazione da parte delle pubbliche amministrazioni (RT) Basso livello d’interattività dei servizi online, in gran parte limitato alla fornitura della modulistica (RPS) Maggiore utilizzo degli open data come strumento di trasparenza che come stimolo all’economia (RPS) Modeste performance delle amministrazioni pubbliche regionali nei processi di gestione, monitoraggio, controllo e valutazione dei programmi, di diffusione e sfruttamento dei sistemi di open governance e di semplificazione e attuazione delle riforme amministrative (RMS) Basso livello di skill e cultura digitale nella popolazione e nelle imprese; ritardo nella diffusione di internet e limitato utilizzo dei servizi on-line e dell’e-commerce Processo di crescita dei livelli di alfabetizzazione digitale più lento rispetto alle dinamiche di sviluppo dell’innovazione tecnologica (RMS) e bassa percentuale di figure professionali con competenze specialistiche in ambito ICT (RT) |
OPPORTUNITÀ Presenza delle Condizionalità della politica di coesione e convergenza verso una strategia comune (RMS) Sviluppo di infrastrutture abilitanti e servizi digitali che favoriscano la riduzione del divario digitale (RMS) Elevata attenzione verso la digitalizzazione dei processi interni della PA (RPS) Elevata e crescente diffusione di dispositivi mobili avanzati Crescente sensibilità da parte della popolazione delle opportunità offerte dall’innovazione tecnologica e dalle TIC con effetti positivi sulla domanda di servizi e acquisizione di nuove competenze (RPS) Miglioramento dei livelli di partecipazione nei processi decisionali Switch-off dei tradizionali canali di interlocuzione con la PA Nuovi investimenti derivanti da economie rese possibili dalla razionalizzazione della spesa ICT pubblica |
MINACCE Mancanza di coordinamento e disallineamento temporale delle azioni strategiche individuate fra le diverse regioni Restrizioni di carattere tecnico (produzione di soluzioni non interoperabili) che rallentano l’accesso e la condivisione dei contenuti digitali (RT) Procedure pubbliche che richiedono ancora in tutto o in parte lo svolgimento dell’iter secondo canali tradizionali (RT-RMS) Scarsa interoperabilità fra i sistemi informatici pubblici e procedure on line troppo complicate/lunghe con diffusione di timori legati alla sicurezza/riservatezza dei dati Possibile aumento del digital divide nelle fasce di popolazione a bassa alfabetizzazione digitale collegato alla diffusione delle TIC nei servizi pubblici (RMS) e per il progressivo invecchiamento della popolazione (RPS) |
Note
[27] | Il DAS 2015 posiziona l’Italia al 25° posto sui 28 paesi europei nella misurazione dell’Indice europeo sulla Digital Agenda) https://ec.europa.eu/digital-agenda/en/scoreboard/italy#_ftn1 |
[28] | Gli obiettivi collegati al potenziamento e al consolidamento della connettività sono presenti nella strategia della Banda Ultralarga |
Organizzazione¶
Il Governo ha operato recentemente interventi di semplificazione della governance dell’Agenda Digitale Italiana (ADI), al fine di assicurarne una maggiore efficacia. Ulteriori semplificazioni saranno realizzate in sede di attuazione della Legge 7 agosto 2015, n. 124 “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” (GU Serie Generale n.187 del 13/08/2015).
La titolarità della responsabilità dell’Agenda Digitale Italiana è del massimo livello politico, il Presidente del Consiglio dei Ministri, anche attraverso il proprio Consigliere all’Innovazione, che la condivide con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, sulla base di espressa delega.
Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione è assegnata la vigilanza sull’Agenzia per l’Italia Digitale, che è chiamata ad assicurare il conseguimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Italiana, anche attraverso il coordinamento delle amministrazioni centrali e locali.
AgID assicura la necessaria integrazione fra la strategia nazionale e i piani operativi regionali per evitare l’eccessiva frammentazione degli interventi
sperimentata in passato. Una grande opportunità capace di sfruttare sinergie e razionalizzare le risorse impiegate.
L’Agenzia è quindi il braccio operativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri che, ai sensi della legge istitutiva (L.n. 134/12) coordina l’attuazione della presente strategia e ha la responsabilità di assicurare sotto il profilo dell’efficacia ed economicità il raggiungimento complessivo degli obiettivi, anche monitorando l’attuazione di tutti i piani avviati per la digitalizzazione del Paese.
Riguardo la verifica ex ante delle iniziative e dei progetti ICT della PA è prevista la predisposizione da parte di AgID di un piano triennale comprensivo delle relative fonti di finanziamento associate, che sarà sottoposto all’ approvazione del Presidente del Consiglio dei Ministri. Il piano degli acquisti verrà invece centralizzato su Consip e sui soggetti aggregatori (es. centrali d’acquisto regionali) e dovrà essere coerente con quanto previsto nella pianificazione triennale.
L’Agenzia stessa mediante un processo di verifica ex post assicurerà sia un monitoraggio puntuale dello stato di avanzamento dei progetti e del raggiungimento dei risultati prefissati dalle Amministrazioni nel piano triennale che eventuali interventi correttivi.

La governance centrale
Ai fini dell’attuazione della strategia assumono un ruolo di rilievo, fra gli altri:
- il Ministero dello Sviluppo Economico per quanto concerne la strategia nazionale per la banda ultralarga, i programmi per la competitività delle imprese e gli interventi sulle Smart Cities;
- il Dipartimento della Funzione Pubblica relativamente alle iniziative di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione;
- il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, insieme alla Conferenze Stato Regioni ed Unificata per il coordinamento del territorio;
- il Ministero della Salute relativamente alle iniziative di e-health contenute nel «Patto per la Salute»;
- il Ministero dell’Istruzione, della Università e della Ricerca per le iniziative sul sistema scolastico e universitario, nonché per la citata smart specialization;
- il Ministero dell’Economia e della Finanza per quanto concerne la centralizzazione della programmazione e della spesa, nonché per la collaborazione operativa delle proprie società in house SOGEI e CONSIP;
- il Ministero della Giustizia sia relativamente alle iniziative per il «processo telematico», sia più in generale per la digitalizzazione del settore «giustizia»;
- il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, per lo sviluppo delle aree rurali attraverso il digitale, considerando che anche il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale concorre a finanziare la presente strategia;
- L’Agenzia per la Coesione considerata la natura dei finanziamenti della presente strategia, eserciterà i suoi poteri di coordinamento e controllo della spesa valutando e indirizzando i piani regionali, nonché monitorando l’attuazione della misura e analizzando i dati pubblicati dal Ministero dello sviluppo economico;
- la Banca d’Italia per le iniziative sulla digitalizzazione dei pagamenti;
- ANCI per quanto riguarda il coordinamento dei comuni con specifico riferimento al programma smart cities and communities.
Le Regioni e le Province Autonome hanno competenza diretta in materia e gestiscono le risorse destinate al finanziamento della strategia, realizzando anche autonomamente i piani.
È evidente, in ogni caso, che l’Obiettivo Tematico Agenda Digitale è per sua natura trasversale e avrà bisogno quindi di grande coordinamento e visione unitaria con tutte le amministrazioni centrali e locali nella sua attuazione.
Nel passato il coordinamento fra Amministrazioni centrali e locali è stato inadeguato, con risultati da migliorare sia sotto il profilo dell’economicità sia della qualità e tasso di utilizzo di prodotti e servizi realizzati.
L’Agenzia per l’Italia digitale vuole, dunque, promuovere un nuovo e mutato rapporto tra le amministrazioni centrali e quelle locali, basato su una cooperazione orizzontale virtuosa, fondata sulla co-progettazione dei servizi per definire standard comuni, anche partendo dalle migliori pratiche.
La cooperazione fra le Amministrazioni consentirà di valorizzare le risorse e le professionalità già al servizio delle amministrazioni sui territori per completare il processo di digitalizzazione del Paese.
Proprio in tale prospettiva la Strategia per la Crescita digitale, come quella per la Banda Ultra Larga, è stata oggetto di un ampio confronto con le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, promosso ed organizzato da AgID a partire da novembre 2014 e per tutto il 2015, tramite incontri con i rappresentanti delle strutture competenti per la programmazione e gestione dei fondi strutturali e di quelle preposte alla definizione ed attuazione delle agende digitali.
Per la verifica di coerenza sono state illustrate e motivate le scelte effettuate dalle Regioni nei PO progressivamente approvati e condivise le azioni complementari su fondi ordinari pianificate o da mettere in campo per la convergenza sugli indirizzi ed obiettivi nazionali; sono stati presi reciproci impegni di cooperazione e co-progettazione finalizzati ad aggiornare in itinere i PO per l’allineamento alle strategie nazionali.
Per garantire il presidio della strategia e la coerenza con i processi di riforma, come previsto dall’Accordo di Partenariato, è stato istituito il Comitato di Pilotaggio per il coordinamento degli interventi OT11 e OT2, incardinato presso il Dipartimento della Funzione Pubblica, di cui fanno parte, oltre ai rappresentanti delle Amministrazioni centrali responsabili della gestione dei Programmi Operativi e di quelle che coordinano i Fondi strutturali, la Commissione europea (DG Politica regionale e urbana e DG Occupazione, affari sociali e inclusione), tre rappresentanti regionali (Lombardia, Sardegna, Sicilia) e l’AgID.
L’Agenzia sta inoltre promuovendo azioni che concorrono al coordinamento e al supporto delle Regioni e degli Enti locali, in particolare nella fase di progettazione e attuazione degli interventi, come, ad esempio, la creazione di Unità di progetto territoriali, intese come strumento per il conseguimento degli obiettivi programmatici dell’ente, in primis la promozione ed attuazione dell’Agenda digitale italiana: a partire dal 2014 l’Agenzia ha infatti sottoscritto diverse convenzioni con i soggetti territoriali ed ha reso operative le prime tre Unità.
Un ulteriore strumento di cooperazione inter-istituzionale attivato è rappresentato dal Protocollo d’intesa sottoscritto a marzo 2015 dalle Regioni del Centro-Italia e da AgID, con la finalità di attuare le iniziative dell’Agenda digitale nell’ambito della programmazione 2014-2020 con un percorso collaborativo che, in particolare, definisce tra le parti impegni condivisi per l’attuazione di azioni interregionali di sistema, individua e sviluppa soluzioni e prassi comuni, monitora i risultati ottenuti per la Crescita digitale.
Analoghi accordi e intese saranno stipulati per il coordinamento in aree territoriali omogenee e/o per il conseguimento di obiettivi specifici legati alle singole linee previste dalla Strategia per la Crescita digitale.
Come per i precedenti periodi di programmazione, saranno utilizzati gli Accordi di Programma Quadro, quali strumenti attuativi della programmazione che garantiscono la convergenza delle risorse di settore provenienti da fonti finanziarie diverse (ordinarie, aggiuntive; regionali, nazionali, comunitarie, ecc.) su iniziative condivise, assicurando la complementarietà delle azioni e il monitoraggio e la verifica sull’attuazione e sui risultati conseguiti.
Si consideri infine che il Comitato di Indirizzo di AgID è l’organo di indirizzo strategico ed è composto da rappresentanti dei vari livelli istituzionali (PAC e Regioni): presieduto dal rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comitato delibera, in particolare, sul modello strategico di evoluzione del Sistema Informativo della Pubblica Amministrazione, individuandone le priorità di intervento anche sulla base delle disponibilità finanziarie, e ne monitora l’attuazione.
La collaborazione deve estendersi anche al settore privato e civico. Le associazioni di categoria insieme a tutti gli stakeholders sono chiamate a contribuire anche attraverso azioni di sostegno endogene, ad esempio “adottando un’impresa per il Digitale”, ovvero attraverso una contaminazione all’uso degli strumenti fra le realtà più progredite tecnologicamente e le più arretrate, affinché le più avanzate possano aiutare soprattutto le PMI a conoscere e utilizzare al meglio le opportunità offerte dal digitale.
In questo quadro, il Digital Champion contribuirà alla disseminazione e divulgazione dei risultati, nonché alle attività di comunicazione pubblica a supporto.
Le criticità nell’attuazione delle misure ICT nell’ambito dei Fondi strutturali che interessa l’intera PA (Ministeri e Regioni) sono state riconosciute nel più ampio quadro della strutturale difficoltà nella spesa dei fondi UE ed una diffusa inadeguatezza a realizzare politiche pubbliche in modo efficace e tempestivo a causa di un eccessivo carico burocratico e legislativo.
L’impegno di miglioramento di questa situazione si è concretizzato, nell’ambito del ciclo di programmazione 2014-2020, in un’azione diretta rappresentata dal Piano di Rafforzamento Amministrativo (PRA), che si configura come principale strumento a servizio delle Amministrazioni per migliorare la gestione delle proprie politiche e per avviare in modo coordinato una riforma della gestione dei fondi strutturali. I PRA sono inoltre riconosciuti dalla Commissione Europea come uno strumento per attuare la strategia di miglioramento amministrativo, organizzativo e tecnico per aumentare l’efficacia nell’attuazione dei programmi cofinanziati dai Fondi strutturali
I PRA sono definiti dalle Amministrazioni titolari dei programmi operativi 2014-2020, cioè le Autorità di Gestione, di concerto con gli Organismi intermedi.
Per la redazione dei PRA le Amministrazioni sono state supportate dalle Linee guida condivise con la Commissione europea e trasmesse dal Dipartimento per lo sviluppo e la Coesione economica alle Autorità di gestione dei programmi operativi 2014-2020 l’11 luglio 2014.
Il PRA parte dall’analisi dell’esperienza passata e dei principali problemi di varia natura verificatisi nell’attuazione della programmazione 2007-2013 riguardo alle principali tipologie di spesa, quantificandone gli effetti, definendone l’origine e la natura e propone dei significativi correttivi sul piano legislativo, procedurale ed organizzativo, che portino a precisi risultati quantificati e verificabili. Esso mira ad identificare le misure di semplificazione e di razionalizzazione del processo di decisione pubblica volto alla tempestiva ed efficace attuazione dei Programmi operativi.
Con tale strumento le Regioni e le Province Autonome e le Amministrazioni centrali, pur differenziandosi nel contesto territoriale e legislativo in cui operano, per la soluzione delle diverse criticità nell’attuazione delle misure nell’ambito dei Fondi strutturali, hanno individuato obiettivi di miglioramento e tre diverse aree di intervento comuni:
- interventi di semplificazione legislative e procedurali, destinati a ridurre tempi, sforzo lavorativo e i costi, laddove esse comportino reiterazioni e sovrapposizioni e ridondanza di adempimenti, al fine di rendere più rapido e trasparente l’iter di preparazione e realizzazione degli interventi. In particolare alcuni interventi si pongono come obiettivo l’abbattimento dei costi burocratici attraverso l’attuazione di provvedimenti finalizzati alla smaterializzazione e digitalizzazione delle procedure amministrative. Si tratta in questo caso anche dell’attuazione del “Codice dell’amministrazione digitale”, come pure di un utilizzo più intensivo della firma elettronica, della modulistica elettronica, della corrispondenza elettronica, della posta elettronica certificata (PEC) e l’adozione di workflow specifici, che permettano lo svolgimento online dei procedimenti amministrativi.
- interventi sul personale dell’Amministrazione coinvolto nell’attuazione dei Programmi finanziati dai Fondi SIE 2014-2020 che necessitano sia un adeguamento delle competenze interne di alto profilo sia qualitative che quantitative per la gestione amministrativa, sia un risparmio di personale amministrativo legato alla contemporanea semplificazione e riduzione di steps procedurali sia in termini di quantità del personale e della qualità e appropriatezza delle sue competenze tecniche, sia in termini di una opportuna collocazione del personale nella struttura organizzativa dell’Amministrazione e di una revisione delle modalità e degli strumenti di lavoro. L’adeguamento delle dotazioni organiche delle strutture impegnate nella programmazione comunitaria 2014-2020 è raggiunto, per esempio, attraverso azioni di riorganizzazione interna, intensificazione delle attività formative (che possano garantire l’aggiornamento, l’implementazione e l’acquisizione di competenze altamente specializzate) e selezione di nuovo personale attraverso procedure selettive pubbliche;
- Interventi tesi a rafforzare le funzioni trasversali e gli strumenti comuni alle amministrazioni che permettono una migliore e comune utilizzazione degli strumenti informatici e telematici, migliori capacità di comunicazione e taglio dei tempi di lavoro in comune e condiviso.
Gli interventi su cui si stanno impegnando le amministrazioni sono in molti casi:
- una maggiore informatizzazione delle procedure;
- un maggior utilizzo della trasmissione telematica dei dati tra amministrazione e beneficiari con progressiva eliminazione del supporto cartaceo;
- l’estensione dell’utilizzo di modulistica standard e di procedure informatizzate alle nuove strutture attuatrici coinvolte nella realizzazione del POR FSE 2014-2020;
- trasparenza e informazione delle azioni collegate al PO e del loro progressivo stato di avanzamento.
È da rilevare che dall’esame dei PRA delle Regioni e Province Autonome e delle Amministrazioni centrali - la cui redazione e approvazione, nella maggior parte dei casi, è stata precedente alla pubblicazione della Strategia per la Crescita Digitale 2014-2020 - emerge la presenza di interventi convergenti con le azioni ivi descritte. In sintesi, sono oltre trenta gli interventi tra quelli individuati dalle Amministrazioni come strumento di rafforzamento amministrativo che maggiormente si allineano con gran parte delle azioni di Crescita Digitale, in particolare è data rilevanza alle azioni convergenti sull’azione “Razionalizzazione del patrimonio ICT”.
Da quanto evidenziato, si considera quindi l’opportunità del prossimo aggiornamento previsto per i PRA per focalizzare maggiormente le azioni da intraprendere al fine di incidere puntualmente sulle criticità nell’attuazione delle misure ICT programmate nei Programmi Operativi 2014–2020.
Le azioni per una crescita digitale¶
Nota Metodologica¶
Il monitoraggio dello stato di avanzamento della Strategia di Crescita Digitale, rappresentato nelle tabelle inserite a valle della descrizione delle singole azioni, viene realizzato attraverso tre tipologie di indicatori:
- KPI di realizzazione: sono gli indicatori che, essendo strettamente correlati alle attività avviate nell’ambito delle singole azioni/progetti, vengono utilizzati per monitorare lo stato di avanzamento delle azioni durante l’arco temporale del piano
- KPI di risultato: sono gli indicatori definiti nell’ambito dell’Accordo di Partenariato (Obiettivo Tematico 2); attraverso la loro associazione ad ogni singola azione della Strategia è possibile ottenere una misurazione dei risultati che le azioni oggetto della Strategia possono generare sulla Programmazione Nazionale 2014-2020.
- KPI di impatto [29]: indicatori in grado di fornire una misura dell’impatto delle azioni della Strategia in termini di potenziali effetti economici e sociali delle singole azioni e della Strategia per la crescita digitale nel suo complesso. Sono indicatori che derivano direttamente dal DESI (Digital Economy and Society Index), parte integrante della Digital Agenda Scoreboard.
Per ognuno degli indicatori di monitoraggio della Strategia sono stati identificati un valore base di partenza (baseline a fine 2013/inizio 2014) ed i valori obiettivo da raggiungere nel 2018 e nel 2020.
Nel caso dei KPI di realizzazione, selezionati in funzione degli obiettivi definiti nell’ambito di ogni singola azione, il valore base ed i valori obiettivo sono evidenziati nelle tabelle delle singole schede. Per quanto riguarda le altre due tipologie di indicatori (KPI di risultato e KPI di impatto), che possono impattare su più di un’azione, nelle singole schede se ne riporta solo l’elenco, rimandandone la descrizione completa con indicazioni relative a fonti, baseline e target a fine documento, nel capitolo “Monitoraggio”.
Azioni infrastrutturali trasversali¶
La presente strategia è sinergica e complementare a quella nazionale per la banda ultralarga che ambisce a massimizzare l’offerta del servizio di connettività fino ai 100mbps. Aver concepito un piano integrato delle infrastrutture e dei servizi è un punto di forza della strategia, capace di colmare il grave gap dell’offerta.
Non basta però garantire la copertura di rete. Nel caso di edifici pubblici come scuole e ospedali, dove è cruciale fornire connettività a banda ultra larga all’utenza, l’amministrazione ha bisogno di sfruttare le economie di scala, per potersi avvalere di banda ultra-veloce.
L’accesso alla banda ultra larga di tutti gli edifici e uffici pubblici non è solo a beneficio dei servizi erogati e delle performance del pubblico impiego, ma è anche a sostegno della diffusione di internet fra i cittadini che sono spesso utenza diffusa di questi luoghi.
Il Sistema Pubblico di Connettività a banda Ultra Larga deve quindi anche prevedere numerosi e diffusi hot spot WIFI, soprattutto nei luoghi pubblici di maggiore frequentazione: ad esempio, scuole, ospedali, uffici comunali, ma anche in selezionate zone turistiche.
Allo stesso tempo, vanno incentivati i privati (ad esempio esercizi commerciali) che mettano a disposizione hot spot wifi con autenticazione federata a quella pubblica.
Un’infrastruttura adeguata di accesso è, infatti, il requisito di base per la crescita digitale, ma a questo tassello fondamentale occorre definire e aggiornare l’insieme di regole tecniche e di principi del Sistema Pubblico di Connettività (SPC), quale “framework” nazionale di integrazione e sicurezza, che definisce le modalità preferenziali che i sistemi informativi delle pubbliche amministrazioni devono adottare per essere tra loro “interoperabili” e sicuri.
La straordinaria portata innovativa del cloud computing ha radicalmente modificato le modalità di approccio alle architetture IT, rendendo ineludibile, anche per le Pubbliche Amministrazioni, un percorso di trasformazione delle proprie infrastrutture e di razionalizzazione della programmazione e della spesa.
È inoltre necessario realizzare alcune infrastrutture critiche di base, come quella per l’identità digitale, in modo da poter ripensare i servizi pubblici online in un’ottica user-centred, capace davvero di stimolare una aumentata domanda da parte di cittadini e imprese.
Sistema Pubblico di Connettività e predisposizione wifi tutti edifici pubblici¶
Cosa e perché?
Il Sistema Pubblico di Connettività (SPC) è il framework italiano di interoperabilità: un insieme di linee guida, regole tecniche ed infrastrutture per garantire la connettività e l’interoperabilità delle pubbliche amministrazioni. L’attuale Sistema, se prevalentemente attivato su Banda Ultra Larga (minimo 30 MB e per almeno il 70% in 100 MB), abbinato alla predisposizione all’accesso wifi per tutti gli edifici pubblici, con priorità per le scuole, gli ospedali e tutti i luoghi ad alta frequentazione, permetterà di ottimizzare l’offerta e di razionalizzare le risorse pubbliche che - da spesa corrente - possono trasformarsi in investimenti pro futuro. L’accesso wifi sarà tendenzialmente offerto ai cittadini per scopi non commerciali a titolo gratuito.
Chi fa cosa?
AgID è responsabile della definizione del modello di architettura e dei servizi e gestisce le infrastrutture condivise per l’interoperabilità. Consip svolge il ruolo di centrale di committenza. Le amministrazioni aderiscono agli accordi quadro.
Dove siamo e cosa manca
L’esigenza di completare il percorso di interoperabilità dei sistemi delle PA italiane e consentire una efficiente architettura di rete deriva da una serie di debolezze, peraltro già note, emerse dall’analisi SWOT territoriale, come l’elevata presenza di amministrazioni di piccole dimensioni e dislocate in posizioni territorialmente marginali e il livello medio-basso di cooperazione applicativa, soprattutto in alcune aree del paese.
Le nuove gare SPC già avviate consentiranno alle PA di acquisire servizi di connettività ad alta intensità di banda e ad assicurare la cooperazione applicativa e l’interoperabilità fra tutte le amministrazioni.
Un aggiornamento del modello architetturale SPC, facendo leva sulle rinnovate infrastrutture condivise per l’interoperabilità e sugli accordi quadro, abbinata alla predisposizione wifi di tutti gli edifici pubblici, consentirà nei prossimi 5 anni di sostenere il raggiungimento degli obiettivi di connettività a banda ultra larga a 100 MB negli edifici pubblici.
Inoltre, negli edifici pubblici di grande utenza, come scuole e ospedali, la predisposizione di punti WIFI gratuiti, accessibili attraverso il Sistema Pubblico di Identità Digitale, aumenterà il livello di accesso alla rete.
Gli stakeholders pubblici coinvolti
AgID, CONSIP; PAC, Regioni, Comuni, scuole
Ruolo degli stakeholders privati
I fornitori di servizi ICT, gli utilizzatori diretti di servizi delle PA, nonché i realizzatori di servizi - anche utilizzando dati e gli open services di fonte pubblica o partner delle PA (es. Banche per i pagamenti)
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Entrambe.
Il progetto definisce le regole tecniche e i servizi di interoperabilità e connettività, oltre alla diffusione del wifi pubblico sul territorio. È quindi prevalentemente orientato alla domanda di servizi da parte della PA; il budget va allocato alla domanda.
Tuttavia è stato indicato anche un beneficio dell’offerta, perché la standardizzazione di soluzioni per la PA genera indubbi benefici sul sistema di offerta
Tempistica
Gare in corso con dispiegamento dei servizi possibile a partire già dal 2015 e futuri aggiornamenti per la predisposizione dell’accesso wifi graduale in tutti gli uffici pubblici, incluse le scuole.
Monitoraggio dell’iniziativa
AgID progetta, gestisce e monitora l’iniziativa, con il supporto operativo della centrale acquisti Consip. Per quanto concerne la predisposizione wifi degli edifici pubblici, trimestralmente il vincitore della gara invierà ad AgID l’elenco georeferenziato degli edifici predisposti wifi, affinché questa possa pubblicarlo nel proprio portale di accesso ai servizi digitali.
Obiettivi e indicatori
I beneficiari diretti di questa misura sono oltre 5 milioni di persone, fra dipendenti pubblici e studenti, ma sono potenzialmente la totalità della popolazione italiana se si considerano tutti i cittadini che accedono agli uffici pubblici (pazienti ospedalieri compresi).
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Numero di PA connesse a 100 MB (esclusi i comuni non capoluogo di regione) | AgID | 40 | 200 | 2.000 |
Numero di servizi venduti | AgID | 1.000 | 3.000 | 6.000 |
KPI di risultato |
---|
Copertura con banda ultra larga ad almeno 30 Mbps |
Copertura a banda ultra larga a 100 Mbps |
Penetrazione della banda ultra larga |
Territorio coperto da Wi-Fi pubblico |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Connectivity | NGA Coverage |
Subscriptions to fast BB | |
Human Capital | Internet Users |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Pre-filled Forms | |
Online Service Completion | |
Open Data | |
Medical Data Exchange | |
ePrescription |
Digital Security per la PA¶
Cosa e perché?
Il Progetto di Digital Security per la PA nasce per aumentare il livello di sicurezza delle informazioni e delle comunicazioni digitali per consentire nuovi livelli di servizi per i cittadini e le imprese. Dall’analisi territoriale emerge infatti ancora un ritardo nella realizzazione di sistemi di protezione di infrastrutture e servizi digitali e una necessità di prevenire problematiche di criminalità informatica. Il fine ultimo è di tutelare la privacy, l’integrità e la continuità dei servizi della PA, vera e propria infrastruttura critica per il paese. In questo progetto rientra anche il CERT-PA.
Chi fa cosa?
- II Governo Italiano attraverso l’Agenzia per l’Italia Digitale definisce gli Standard e le linee guida di sicurezza per tutta la pubblica amministrazione. L’aderenza agli standard di servizio e di processo sarà obbligatorio per tutte le Amministrazioni Pubbliche.
- La Cabina di Regia per la Cybersecurity, presieduta dal Consigliere Militare del Presidente del Consiglio assicura il coordinamento fra tutti i soggetti pubblici.
- II Ministero dello Sviluppo Economico attraverso l’Organo di Certificazione della Sicurezza Informatica, verifica l’aderenza delle soluzioni agli standard.
- II settore privato avrà il compito di sviluppare prodotti e soluzioni allineati agli Standard.
Gli stakeholders coinvolti
Nel progetto sono coinvolte tutte le Amministrazioni Pubbliche, nonché tutti quegli attori del settore privato che forniscono soluzioni e servizi alla PA.
Ruolo degli stakeholders privati
II Settore Privato ricopre un ruolo chiave, in quanto sarà l’attore principale al fianco delle Pubbliche Amministrazioni per l’innalzamento della sicurezza e la privacy dei servizi digitali. Questo tipo di coinvolgimento avrà risvolti positivi anche al di fuori della PA, poiché stimolerà il settore privato a sviluppare servizi e soluzioni con più alti standard di sicurezza, che potranno essere messi a disposizione all’intero mercato Italiano ed Europeo.
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Questo progetto è a sostegno sia della domanda che dell’offerta. Dal lato della domanda, migliorerà la capacità di acquisto della Pubblica Amministrazione, portando anche a una ottimizzazione della spesa. Dal lato dell’offerta, consentirà al settore privato di sviluppare la propria capacità estendendo i servizi/soluzioni sviluppati per la PA anche alla clientela non governativa
Tempistica
2015-2020
Monitoraggio dell’iniziativa
Cabina di Regia per la Cybersecurity della Presidenza del Consiglio.
Obiettivi e indicatori
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Numero di segnalazioni gestite dal CERT PA | AgID | 400 | 1000 | 2.000 |
Numero di PA servite dal CERT PA (PAC e Regioni che si faranno carico di replicare l’attività sul territorio) | AgID | 24 | 40 | 70 |
KPI di risultato |
---|
Comuni con servizi pienamente interattivi |
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico |
Notifiche trasmesse in formato digitale nel processo civile |
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie |
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
ICT Specialist | |
Use of Internet | Banking |
Shopping | |
Integration of Digital Technology | Cloud |
SMEs Selling Online | |
eCommerce Turnover | |
Selling Online Cross-border | |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Medical Data Exchange | |
ePrescription |
Razionalizzazione del patrimonio ICT, consolidamento data center e cloud computing¶
Cosa e perché?
Il processo di digitalizzazione della PA deve essere accompagnato da una razionalizzazione del suo patrimonio ICT, attraverso;
- standardizzazione ed ottimizzazione delle applicazioni, partendo da un’analisi dell’esistente, in un’ottica di maggiore integrazione fra le diverse amministrazioni;
- centralizzazione degli interventi, della programmazione e delle spese/ investimenti della Pubblica Amministrazione;
- interoperabilità e apertura dati e applicativi;
- coordinamento fra Pubblica Amministrazione centrale e Amministrazioni locali, per una progressiva e drastica riduzione del numero di data center pubblici.
La straordinaria portata innovativa del cloud computing ha completamente scardinato le modalità di approccio alle architetture IT, rendendo ineludibile, anche per le PA, un percorso conseguente per la trasformazione delle proprie infrastrutture.
Il cloud, infatti, presenta questi principali vantaggi:
- riduzione degli investimenti in hardware, software e supporto IT che vengono gestiti in outsourcing da infrastrutture / piattaforme / servizi in modalità laaS/SaaS;
- II Cloud Computing offrendo alle Amministrazioni Pubbliche la possibilità di condividere le infrastrutture IT spostando gli investimenti verso lo sviluppo di nuovi servizi;
- flessibilità e scalabilità delle risorse IT;
- aumento delle prestazioni di calcolo del software;
- gestione ottimizzata (centrale e locale) delle infrastrutture IT attraverso la virtualizzazione dei sistemi (desktop as a service);
- gestione delle risorse ridondanti per aumentare la disponibilità e la velocità dei sistemi;
- accesso unificato a tutti i database attraverso IAM (sistema per la gestione delle credenziali) con profilazione permessi utente;
- riduzione dei consumi/costi d’energia (aspetto sensibile per le politiche di green economy).
In questa ottica si rende, quindi, necessario porre al centro degli obiettivi di razionalizzazione le soluzioni cloud, tenendo conto che la trasformazione dalle architetture attuali ad architetture cloud (la semplice virtualizzazione degli ambienti o, addirittura, la semplice migrazione delle infrastrutture attuali in un numero limitato di datacenter, come ad esempio il consolidamento, costituiscono solo un passo intermedio, che è possibile indicare come “migrazione”) comporta una profonda rivisitazione:
- delle infrastrutture elaborative dei datacenter;
- degli ambienti di elaborazione nei quali vanno inserite le applicazioni che sottendono ai servizi;
- delle applicazioni che sottendono ai servizi.
Tali caratteristiche possono definirsi come componenti essenziali della “trasformazione” dei data center.
È inoltre necessario sin da subito definire i requisiti di interoperabilità e di portabilità tra ambienti cloud. Per garantire l’interoperabilità deve essere favorito un approccio web based, per la gestione semplificata delle applicazioni.
Il percorso prevede, insieme a una maggiore centralizzazione e programmazione degli investimenti della PA centrale, un maggior coordinamento nazionale su:
- infrastruttura ICT
- aumento della condivisione delle risorse;
- superamento del IT legacy a favore di modelli di virtualizzazione, ove possibile, anche verso laaS/PaaS e rehosting
- ambienti applicativi ed applicazioni (soprattutto a livello di standardizzazione)
- trasversalità dei servizi base, quali autenticazione, controllo degli accessi basato sui ruoli (RBAC), interoperabilità, pagamenti, fatturazione, conservazione, ecc.
- evoluzione verso il modello SaaS anche per migliorare il controllo della spesa.
Questa azione è strettamente legata al successo della strategia nazionale per la banda ultralarga, la componente TLC è, infatti, inscindibile da quella IT e la razionalizzazione dei CED della PA deve essere vista come una “terminazione” non opzionale alla disponibilità di banda ultralarga.
Chi fa cosa?
L’Agenzia per l’Italia digitale coordina il processo, anche servendosi di leve finanziarie (Ministero Economia e Finanze) e della centrale acquisti CONSIP, in collaborazione con tutte le Regioni e Province Autonome, al fine di assicurare uniformità delle iniziative nell’ottica della co-progettazione definita in premessa.
Dove siamo e cosa manca
La razionalizzazione del CED PA è un processo obbligatorio per legge, avviato però solo da poche Amministrazioni centrali e regionali. È necessario quindi coordinare tutte le iniziative in un’unica direzione anche in base alle linee guida già emanate da AgID definendo un impianto normativo - in corso di emanazione - atto a dare seguito alla ridefinizione dei servizi pubblici e, dove possibile, alla loro virtualizzazione in logica cloud finalizzata alla migrazione degli stessi in tempi certi e rapidi al fine di superare le principali criticità che hanno caratterizzato il piano sino ad oggi.
I percorsi per l’attuazione della razionalizzazione, secondo una logica cloud first, devono privilegiare ogni soluzione che porti a diminuire le localizzazioni, pur nel rispetto delle autonomie delle varie strutture amministrative.
In ogni caso, si prevedono i seguenti tempi per conseguire il risultato della razionalizzazione/evoluzione in cloud dei data center (avendo quale riferimento l’insieme dei datacenter della PA, circa 11.000):
- entro il 2015: migrati 5%, trasformati 0%;
- entro il 2016: migrati 20%, trasformati 0%;
- entro il 2020: migrati il 70%, trasformati il 30%.
Quanto sopra è possibile solo in caso di disponibilità di un definito piano nazionale di intervento.
Va inoltre stimolato, come detto, l’utilizzo del cloud computing e ridefinito il quadro della programmazione nazionale, definendo una maggiore centralizzazione degli investimenti.
Gli stakeholders pubblici coinvolti
Stakeholders pubblici: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Funzione Pubblica, Ministero Economia e Finanze, Regioni, Comuni.
Ruolo degli stakeholders privati
Stakeholders privati: in base ai modelli di coinvolgimento del privato nell’attuazione della misura e non solo in termini di consultazione pubblica del lavoro realizzato.
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
La razionalizzazione del patrimonio ICT prevede in particolare l’accentramento dei data center pubblici attraverso operazioni di centralizzazione, virtualizzazione dell’infrastruttura e utilizzo di soluzioni in cloud. Si tratta, quindi, di un progetto a supporto dell’offerta.
Tempistica
2015-2020
Monitoraggio dell’iniziativa
AgID
Documentazione a supporto
1. Caratterizzazione dei sistemi cloud per la pubblica amministrazione: http://www.agid.gov.it/sites/default/files/linee_guida/sistemi_cloud_pa.pdf;
2. Raccomandazioni e proposte sull’utilizzo del cloud computing nella Pubblica Amministrazione: http://www.agid.gov.it/sites/default/files/documenti_indirizzo/raccomandazioni_cloud_e_pa_-_2.0_0.pdf
3. Linee Guida per la razionalizzazione della infrastruttura digitale della Pubblica Amministrazione http://www.agid.gov.it/sites/default/files/linee_guida/linee-guida-razionalizzazione-ced.pdf.
Obiettivi e indicatori
Il risparmio derivante dalla centralizzazione della programmazione e degli investimenti solo nella Pubblica Amministrazione Centrale può essere stimato in almeno il 15% rispetto ai costi attuali.
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
% di datacenter della PA “migrati” su un’infrastruttura in Cloud | AgID | 0% | 20% | 70% |
% di datacenter della PA “trasformati” in ottica Cloud | AgID | 0% | 0% | 30% |
Percentuale di server migrati (con aggregazione intra-ente) rispetto al totale | AgiD | 0% | 20% | 40% |
KPI di risultato |
---|
Comuni con servizi pienamente interattivi |
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico |
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Connectivity | NGA Coverage |
Human Capital | ICT Specialist |
Digital Public Services | Pre-filled Forms |
Online Service Completion | |
Open Data |
Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID)¶
Cosa e perché?
Il Progetto di Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID) vuole garantire a tutti i cittadini e le imprese un accesso sicuro e protetto ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione e dei soggetti privati che vi aderiranno, garantendo un elevato grado di usabilità attraverso l’uso di strumenti multipiattaforma (mobile first), in modo da attivare un processo in controtendenza rispetto alla realtà attuale in cui vi è carenza di utilizzo dei servizi della PA, come evidenziato dall’analisi territoriale. Tutte le identità di SPID saranno verificate da parte dei gestori d’identità accreditati.
Chi fa cosa?
L’Agenzia per l’Italia Digitale definisce le regole e l’accreditamento di tutti gli attori coinvolti, nonché la vigilanza. I gestori dell’Identità Digitale si occupano di erogare le Identità Digitali ai cittadini e a fornire un servizio di verifica/autenticazione per i Gestori di Servizi aderenti. I Gestori di Servizi sono le Pubbliche amministrazioni e quei soggetti privati che decidono di utilizzare SPID per l’identificazione e autenticazione degli utenti. Inoltre partecipano a SPID i gestori di Attributi qualificati, ovvero quelle società che per legge certificano specifici attributi (titoli di studio, iscrizione ad albi, ecc).
Dove siamo e cosa manca
II Decreto attuativo è stato pubblicato in GU. Il 9 dicembre 2014. Il regolamento tecnico definitivo e le modalità di accreditamento saranno emanate dall’AgID, che le ha già pubblicate in bozza sul sito www.agid.gov.it, entro il mese di febbraio 2015.
Gli stakeholders coinvolti
Sono coinvolti in SPID a) tutti i cittadini italiani che accedono a servizi digitali pubblici e privati, b) tutte le pubbliche amministrazioni, e) quei soggetti privati che decidono di utilizzare SPID per identificare e autenticare i propri utenti in modo sicuro d) quelle società che intendono fornire un servizio di Identità digitale.
Inoltre partecipano a SPID i gestori di Attributi qualificati, ovvero quelle società che per legge certificano specifici attributi (titoli di studio, iscrizione ad albi, ecc).
Ruolo degli stakeholders privati
Lo SPID si basa su un modello aperto e flessibile di partnership pubblico/ privato. I gestori dell’Identità digitale e i gestori di attributi qualificati possono essere aziende sia pubbliche sia private purché eroghino il servizio secondo gli standard tecnici definiti dall’AgID, anche in ottemperanza del regolamento comunitario elDAS.
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Il progetto ha l’obiettivo di fornire l’identità digitale ai cittadini e alle imprese attraverso la quale accedere ai servizi digitali della pubblica amministrazione e dei privati. Il progetto viene identificato nella strategia di crescita digitale come infrastrutturale perché abilita gli utenti finali all’utilizzo di servizi on line prevedendo un’autenticazione anche forte. E’ quindi a sostegno sia della domanda (abilita all’utilizzo di servizi) sia dell’offerta (si apre per i gestori dell’identità digitale un nuovo mercato).
Tempistica
Avviamento del progetto entro il primo semestre 2015, progressivo deployment per arrivare alla copertura di almeno il 70% della popolazione attiva online entro il 2020.
Monitoraggio dell’iniziativa
Agenzia per l’Italia Digitale.
Obiettivi e indicatori
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
% dei cittadini che acquisiscono una identità digitale | AgID | 0% | 15% | 50% |
Percentuale di imprese che acquisiscono una identità digitale | AgID | 0% | 5% | 30% |
Numero di servizi privati che consentono l’accesso tramite identità digitale | AgID | 0 | 100 | 1000 |
Numero di SP pubblici [30] | AgID | 0 | 3.000 | 10.000 |
Numero servizi della PA che consentono l’accesso tramite identità digitale | AgID | 0 | 500 | 1000 |
KPI di risultato |
---|
Comuni con servizi pienamente interattivi |
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico |
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie |
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Use of Internet | Banking |
Shopping | |
Integration of Digital Technology | SMEs Selling Online |
eCommerce Turnover | |
Selling Online Cross-border | |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Online Service Completion | |
Medical Data Exchange | |
ePrescription |
Piattaforme abilitanti¶
II secondo pilastro della presente strategia sono le piattaforme abilitanti che devono essere realizzate seguendo la logica del Digital First e progettate con al centro l’esperienza utente.
Le piattaforme abilitanti sono la chiave per dotare il Paese di alcuni asset chiave per abilitare lo sviluppo di servizi digitali innovativi con l’obiettivo di:
- digitalizzare i processi e integrare le pubbliche amministrazioni in un’ottica digitai first;
- aumentare l’utilizzo di servizi digitali da parte dei cittadini;
- favorire lo sviluppo di nuovi servizi e iniziative imprenditoriali da parte delle imprese.
Anagrafe Popolazione Residente¶
Cosa e perché?
Attualmente la gestione dell’anagrafe della popolazione è distribuita in 8.057 banche dati presenti in altrettanti Comuni. I Sistemi Demografici operanti sul territorio sono oltre 70, che si moltiplicano per le rispettive versioni, gestiti da un mercato formato da oltre 40 Software House. Nel tempo si sono sedimentate differenze tra le varie banche dati, che hanno reso i tracciati record difficilmente interoperabili. Tutto questo ha generato un grave ritardo nella erogazione di servizi che necessitano di dati demografici completi e corretti.
L’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) intende rappresentare una risposta a questa frammentazione con una banca dati centralizzata che subentrerà alle Anagrafi comunali e all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) e una ulteriore spinta all’aumento della qualità dei servizi a valore aggiunto dei Comuni e al loro utilizzo da parte di cittadini e imprese, in risposta alle attuali carenze evidenziate nelle analisi territoriali.
ANPR renderà disponibili:
- lo scambio di informazioni tra Comune e Comune, nell’ottica di
- semplificazione dei processi amministrativi
- l’allineamento delle basi dati locali
- il censimento continuo comprensivo della toponomastica
- i servizi anagrafici centralizzati per pubblici servizi
- altri servizi e basi dati, in ottica di integrazione nazionale dei sistemi informativi di interesse pubblico, come, ad esempio, quello dello Stato Civile.
Questo garantirà il miglioramento dei servizi ai cittadini che, grazie all’anagrafe centralizzata, potranno, tra l’altro, verificare la propria posizione e/o richiedere certificazioni anagrafiche presso qualsiasi comune e utilizzare servizi online «profilati» centralizzati.
Chi fa cosa?
- II Ministero dell’Interno è il responsabile del progetto.
- L’Agenzia per l’Italia Digitale ne coordina l’attuazione con il Dipartimento della Funzione Pubblica.
- II fornitore dei servizi hardware e software è la Sogei Spa, in-house del Ministero dell’Economia e Finanze.
- L’ANCI partecipa all’iniziativa per garantire il necessario raccordo con i Comuni.
Dove siamo e cosa manca
Sono in via di completamento le modifiche normative.
In concomitanza con la loro emanazione, si avvierà la validazione delle specifiche tecniche riguardanti: banca dati, interfacce tra Sistemi informativi comunali e ANPR, interoperabilità con il Sistema Pubblico di Connettività.
È stato già definito un insieme di 23 comuni “pilota” (pari a oltre 5 milioni di popolazione residente) che avvierà la migrazione già da settembre 2015.
Al termine di queste attività sarà definito il piano di subentro definitivo di ANPR agli attuali sistemi demografici comunali.
Gli stakeholder pubblici coinvolti
- L’Istituto nazionale di statistica per la realizzazione del progetto del censimento continuo
- L’Agenzia delle Entrate per quanto riguarda l’integrazione tra identità demografica ed identità fiscale
- II Ministero della Salute
- L’Associazione Nazionale Comuni Italiani
- Centro Interregionale per i Sistemi informatici, geografici e statistici.
Ruolo degli stakeholders privati
I fornitori dei software gestionali dei servizi demografici comunali saranno coinvolti nella definizione delle interfacce tra i sistemi informativi comunali e l’ANPR.
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Si tratta di soluzione a sostegno dell’offerta poiché (vedi art. 62 del Codice dell’Amministrazione Digitale) si tratta di una base di dati di interesse nazionale che permetterà ai Comuni e ai soggetti aventi diritto la disponibilità dei dati anagrafici e dei servizi per l’interoperabilità con le banche dati tenute dai comuni per lo svolgimento delle funzioni di competenza. Il progetto assicura alle pubbliche amministrazioni e agli organismi che erogano pubblici servizi l’accesso ai dati contenuti nell’ANPR, dei quali sarà garantita l’univocità. La finalità ultima è infatti quella di consentire l’utilizzo di uno strumento unitario che agevoli la gestione di una molteplicità di dati, garantendo l’univocità e la facile fruibilità da parte dei soggetti istituzionali che nelle loro funzioni hanno la necessità di acquisirli.
Si tratta di iniziativa a sostegno della domanda perché permetterà che le informazioni di anagrafe, una volta rese dai cittadini, si intendano acquisite dalle pubbliche amministrazioni senza necessità di ulteriori adempimenti o duplicazioni da parte degli stessi. Costituirà un’azione di semplificazione per il cittadino poiché permetterà l’erogazione di servizi di utilità quali, ad esempio, il servizio di invio telematico delle attestazioni e delle dichiarazioni di nascita e di altri certificati.
Tempistica
Adeguamento normativo da completare entro il 01/03/2015. Realizzazione ANPR e dispiegamento presso i Comuni pilota: entro dicembre 2015. Dispiegamento presso i tutti i Comuni: entro marzo 2016
Monitoraggio dell’iniziativa
Agenzia per l’Italia Digitale
Obiettivi e indicatori
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Numero delle anagrafi comunali inserite in ANPR | AgID | 0 | 8.047 | 8.047 |
Numero di convenzioni tra pubbliche amministrazioni e Ministero dell’Interno per l’accesso ai dati anagrafici presenti in ANPR | AgID | 4* | 20 | 100 |
KPI di risultato |
---|
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Pre-filled Forms | |
Online Service Completion | |
Open Data |
Pagamenti elettronici¶
Cosa e perché?
Il Sistema dei Pagamenti elettronici “Pago PA” nasce per dare la possibilità a cittadini e imprese di effettuare qualsiasi pagamento in modalità elettronica verso le pubbliche amministrazioni e i gestori di servizi di pubblica utilità, con la stessa user-experience praticata attraverso i siti di e-commerce, concorrendo ad incrementare l’utilizzo dei servizi digitali della PA da parte degli utenti finali, attualmente ancora ad un livello ridotto rispetto alla media europea.
Il Sistema si basa su di un’infrastruttura tecnologica a governance pubblica (il Nodo dei Pagamenti-SPC) che standardizza il colloquio tra pubbliche amministrazioni e prestatori di servizi di pagamento. Il Sistema permette a cittadini e imprese di eseguire i pagamenti in modalità elettronica scegliendo liberamente:
- il prestatore di servizi di pagamento (es. banca, istituto di pagamento/ di moneta elettronica);
- tra più strumenti di pagamento (es. addebito in conto corrente, carta di credito, bollettino postale elettronico);
- il canale tecnologico di pagamento preferito per effettuare l’operazione (es.: on-line banking, ATM, mobile, etc);
Ogni singolo pagamento ha un codice riscontrabile online.
L’utente del servizio, è preventivamente a conoscenza dei costi massimi dell’operazione da effettuare e ha nel contempo garanzia della correttezza dell’importo da pagare: può così disporre il pagamento ottenendo immediatamente una ricevuta con valore liberatorio dall’Amministrazione beneficiaria.
Le pubbliche amministrazioni possono altresì:
- velocizzare la riscossione degli incassi, ottenendone l’esito in tempo reale ed effettuando la relativa riconciliazione in modo certo e automatico;
- ridurre i costi e ottimizzare i tempi di sviluppo delle nuove applicazioni online, grazie anche all’utilizzo di soluzioni ed esperienze riusabili;
- eliminare la necessità di stipulare specifici accordi con i prestatori di servizi di riscossione.
Dove siamo e cosa manca
II Sistema, obbligatorio per tutte le pubbliche amministrazioni e facoltativo per i gestori di servizi pubblici, è già operativo e immediatamente utilizzabile da qualsiasi Ente beneficiario I casi d’uso in esercizio sono il pagamento delle spese di giustizia nell’ambito del Processo civile telematico e il pagamento di tributi e servizi dovuti alle amministrazioni locali delle Regioni Veneto e Emilia Romagna.
Hanno aderito al 30 novembre 2014 24 pubbliche amministrazioni di cui 9 amministrazioni centrali, 7 Regioni e 8 enti locali.
Hanno aderito 11 prestatori di servizi di pagamento di cui 6 istituti di credito (2 in esercizio), 4 istituti di pagamento e moneta elettronica (1 in pre-esercizio) e Poste Italiane (in esercizio).
Sono in corso i test per la connessione di altre 3 Regioni (e relativi enti del territorio) e di 3 ulteriori prestatori di servizi di pagamento.
Fabbisogni
Dal punto di vista normativo è necessario introdurre l’obbligo di pagare i servizi della PA esclusivamente con strumenti di pagamento elettronici eliminando l’uso del contante e imponendo sanzioni per le amministrazioni inadempienti a far data fine 2016. Tali misure aumenterebbero significativamente il tasso di adesione delle amministrazioni (ora solo 22 su circa 20.000).
Dal punto di vista infrastrutturale è necessario:
- potenziare l’infrastruttura, oggi dimensionata per sostenere una quantità limitata di pagamenti, stimati, a regime, in numero superiore a 100 milioni/anno collocandola in una struttura istituzionale che potrà in via ordinaria essere deputata alla gestione del sistema;
- predisporre un adeguato piano di comunicazione e formazione a livello territoriale;
- predisporre un sistema di call center a livello nazionale, al fine di fornire helpdesk di primo livello.
Gli stakeholders pubblici coinvolti
- Tutte le Pubbliche Amministrazioni come potenziali utenti.
- Banca d’Italia.
Ruolo degli stakeholders privati
- I prestatori di servizi di pagamento che offrono servizi e canali di pagamento all’utilizzatore finale.
- Le imprese che possono offrire i servizi per la gestione dell’infrastruttura.
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
È una soluzione a sostegno dell’offerta perché richiede da parte delle Pubbliche amministrazioni la riorganizzazione e la razionalizzazione dei processi alla base della fornitura dei servizi on line ai cittadini e alle imprese. Il Sistema “PagoPA” permette di operare su dati certi, di ridurre contestazioni, reclami e contenziosi e di snellire le procedure amministrative, con un evidente risparmio per le P.A. Il nuovo sistema, rappresenta uno strumento cardine per addivenire ad un sistema concorrenziale e porre in essere un reale cambiamento alle procedure di riscossione della pubblica amministrazione, contribuendo alla contrazione dell’uso del contante e del bollettino postale e consentendo alla PA di adeguare i servizi di pagamenti alle prescrizioni delle direttive europee e agli schemi della SEPA. La soluzione è strutturata secondo una logica sistemica di efficientamento e trasparenza che ha impatto su altre iniziative della PA, come l’Armonizzazione dei bilanci, i Flussi tesoreria e il progetto “Soldi pubblici” (sito dedicato a rendere trasparente a cittadini e imprese la spesa pubblica a livello nazionale).
È una soluzione a sostegno della domanda espressa da cittadini ed imprese i quali sono messi in grado di effettuare pagamenti di multe, tributi, rette scolastiche, bollette, ecc. in modalità elettronica a favore delle amministrazioni e dei gestori di pubblici servizi. Si riducono così costi e tempi a carico degli utenti e si permette loro di scegliere i prestatori di servizi di pagamento; gli strumenti di pagamento; il canale tecnologico di pagamento preferito per effettuare l’operazione (es.: on-line banking, ATM, mobile, etc). La soluzione ha anche ricadute positive relative alla diffusione delle competenze digitali “operative” da parte dei cittadini e all’inclusione digitale, dal momento che permette di aggirare le problematiche legate alla mobilità/trasporto di cittadini anziani, disabili ecc.
Tempistica
2014-12/2015 completamento dell’adesione dei Ministeri e delle Regioni che si propongono anche come gestori di servizi (intermediari) verso gli enti territoriali per l’adesione al sistema.
1 /2016 -12/2016 completamento della diffusione del sistema su tutte le altre amministrazioni (switch off).
1 /2017- 12/2018 completamento delle attività per il funzionamento a regime dell’infrastruttura e applicazioni di sanzioni a chi non utilizza strumenti di pagamento elettronici.
Monitoraggio dell’iniziativa
AgID monitora l’iniziativa in collaborazione con:
- MEF e Banca d’Italia per quanto riguarda i Ministeri e le PA centrali;
- CISIS per le Regioni e gli enti a queste afferenti (ASL, Agenzie regionali, ecc);
- ANCI per gli altri enti locali.
Documentazione di supporto
http://www.agid.gov.it/amministrazione-digitale/pagamenti-elettronici
Obiettivi e indicatori
I risparmi per l’intero ciclo di vita del pagamento (effettuazione, ricezione, riconciliazione, archiviazione) sono stimati, sulla base di valutazioni prudenziali, in circa 10€ a pagamento: ciò vuoi dire che, estesi a regime ai probabili pagamenti elettronici (più di 100 milioni, sui 245 milioni di attuali pagamenti verso la PA), potrebbero portare ad un risparmio complessivo di circa 1 mld di euro.
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
% di amministrazioni a bordo del sistema | AgID | 0% | 97% | 100% |
% dei servizi pubblici attivati sul totale dei servizi erogati soggetti a pagamento | AgID | 0% | 90% | 100% |
Numero di prestatori di servizi di pagamento aderenti a PagoPA | AgID | 11 | 80 | 90 |
Numero di transazioni di pagamento annue gestite da PagoPA | AgID | 100.000 | 50 Mln | 150 Mln |
KPI di risultato |
---|
Comuni con servizi pienamente interattivi |
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Use of Internet | Banking |
Shopping | |
Integration of Digital Technology | eInvoices |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Online Service Completion |
Fatturazione elettronica PA¶
Cosa e perché?
Il 6 giugno 2014 è scattato l’obbligo per Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale di utilizzare esclusivamente la fatturazione elettronica.
Chi fa cosa?
- Agenzia delle Entrate: gestisce, per il tramite della Sogei, il Sistema di interscambio che riceve le fatture elettroniche e provvede a destinarle alle PA.
- Ragioneria Generale dello Stato (Ministero Economia e Finanze) gestisce il Sicoge (Sistema di contabilità generale integrata dello Stato) che supporta le amministrazioni centrali nella ricezione gestione e conservazione a norma delle fatture elettroniche.
- Dipartimento Affari Generali del MEF: gestisce, per il tramite di Consip, gli strumenti gratuiti messi a disposizione nel Mercato Elettronico della PA.
- AgID: coordina il gruppo di lavoro interministeriale composto da RGS, Agenzia Entrate, Dipartimento delle finanze del MEF, Dipartimento Affari Generali del MEF, Anci e Cisis per il monitoraggio, la gestione l’assistenza e il supporto alle PA secondo le prescrizioni del DM 55/2013.
AgID gestisce inoltre l’indicePA che contiene tutte le indicazioni utili alla emissione e trasmissione delle fatture elettroniche e coordina i gruppi di lavoro con Confindustria, Unioncamere, Associazioni di professionisti e di categoria ai fini del supporto della PMI e dei professionisti fornitori della PA per l’attuazione del processo di Fatturazione Elettronica.
Dove siamo e cosa manca
Dal 6 giugno 2014, Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale hanno già ricevuto e gestito oltre 506.270 fatture in formato elettronico. Dal 6 settembre è inoltre impossibile pagare fatture che non sono pervenute in via elettronica.
Attualmente è in corso l’attuazione di tutte le attività propedeutiche, per l’avvio, dal 31 marzo 2015, della fatturazione elettronica anche in tutte le restanti pubbliche amministrazioni (più di 20.000 enti per un totale stimato di circa 35.000 uffici destinatari).
Gli stakeholders pubblici coinvolti
Tutte le pubbliche amministrazioni di cui al comma 209 dell’articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 244.
Ruolo degli stakeholders privati
Tutti fornitori della PA che devono adeguarsi ai fini della emissione, trasmissione e conservazione delle fatture elettroniche secondo le prescrizioni normative.
A tale scopo sono state avviate, in piena collaborazione con Confindustria, UnionCamere e Infocamere e le varie organizzazioni nazionali delle diverse categorie di professionisti, numerose iniziative per facilitare le imprese private ed i professionisti ad emettere, trasmettere, gestire e conservare la fattura in elettronico.
In particolare, attraverso queste collaborazioni, sono state fatte e altre sono in corso numerose iniziative di comunicazione, informazione e formazione di imprese e professionisti.
I fornitori di servizi software e archiviazione sostitutiva.
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
È una soluzione a sostegno dell’offerta in quanto ha permesso di censire gli uffici destinatari di fatturazione elettronica e di realizzare un Indice delle PA (IPA), gestito da AgID; ha richiesto alle PA una riorganizzazione orientata alla semplificazione delle proprie procedure di acquisizione telematica delle fatture: ne consegue, per il sistema Pubblica Amministrazione, la disponibilità di dati contabili e fiscali certi e univoci.
Il processo di gestione della fatturazione elettronica ha impatto sui sistemi di archiviazione e conservazione digitale e ne prevede l’integrazione.
E’ una soluzione a sostegno della domanda perché semplifica il processo di trasmissione delle fatture per cittadini e imprese. Infatti, attraverso un processo standard definito, viene eliminata l’incertezza nella determinazione dei tempi di effettuazione dei singoli step richiesti dalla normativa fiscale in vigore. I singoli passaggi di invio/ricezione sono certificati da notifiche effettuate dal Sistema di Interscambio (SDI) che fornisce risposta per tutte le pratiche inoltrate attraverso uno specifico sistema di comunicazione, gestito dall’Agenzia delle Entrate.
Tempistica
Entro il 31 dicembre 2014 le PA devono aggiornare i dati su IPA e dal 31 marzo 2015 non possono ricevere più fatture se non in formato elettronico.
Monitoraggio dell’iniziativa
AgID fornisce assistenza e supporto a tutte le amministrazioni già in esercizio e in corso di avvio.
Documentazione a supporto
http://www.fatturapa.gov.it; http://www.indicepa.gov.it; https://fattura-pa.infocamere.it; https://www.acquistinretepa.it.
Obiettivi e indicatori
Studi dell’Osservatorio ICT & Management- Politecnico di Milano stimano risparmi per la PA a regime nell’ordine di 1.6 miliardi di euro annui che potrebbero salire a 6.5 miliardi annui se venisse dematerializzato tutto il ciclo che parte dall’ordine fino al pagamento.
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
% amministrazioni che accettano solo la modalità digitale per le fatture | AgID | 0% | 100% | 100% |
% imprese che utilizzano la modalità elettronica per l’invio delle fatture alla PA | AgID | 0% | 100% | 100% |
Numero di uffici di fatturazione elettronica attivati dalle pubbliche amministrazioni | IndicePA | 0 | 55.000 | 54.000* |
% di uffici di fatturazione elettronica che hanno ricevuto almeno una fattura | Agenzia delle Entrate | 0% | 100% | 100% |
Numero mensile medio di fatture gestite dal Sistema di Interscambio | Agenzia delle Entrate | 0 | 2 Mln | 2 Mln |
* Gli uffici di fatturazione elettronica attivati costituiscono i centri di ricezione ed elaborazione delle fatture elettroniche, è presumibile pertanto che a regime le PA possano ottimizzare l’organizzazione gestionale e diminuire il numero degli uffici
KPI di risultato |
---|
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Integration of Digital Technology | eInvoices |
E-procurement¶
Cosa e perché?
L’e-procurement è una leva per la crescita dell’economia, il miglioramento dell’efficienza e la modernizzazione della pubblica amministrazione. L’Italia adotta l’e-procurement perseguendo gli obiettivi di:
- semplificazione, digitalizzazione e trasparenza delle procedure di aggiudicazione e gestione dei contratti pubblici, in logica di single internal market;
- promozione della domanda pubblica di innovazione.
Le direttive europee sugli appalti pubblici e concessioni rendono obbligatorie le comunicazioni elettroniche nelle procedure di appalto pubblico a partire da aprile 2016 in particolare:
- e-notification: pubblicazione elettronica dei bandi di gara (Aprile 2016);
- e-access: accesso elettronico ai documenti di gara (Aprile 2016);
- e-submission: presentazione elettronica delle offerte (Aprile 2017 per Centrali di committenza, Ottobre 2018 per tutte le stazioni appaltanti).
Le direttive rendono parimenti obbligatori il documento di gara unico europeo (DGUE) e il registro on-line dei certificati (Virtual Company Dossier); esse prevedono inoltre la possibilità di ricorrere a Sistemi dinamici di acquisizione, aste elettroniche e cataloghi elettronici.
Alla citata legislazione europea sugli appalti si aggiunge la direttiva 2014/55/EU “fatturazione elettronica negli appalti pubblici”, che obbliga, a partire dal novembre 2018, le pubbliche amministrazioni degli Stati membri ad accettare le fatture elettroniche conformi allo standard europeo in corso di definizione presso il CEN (Comitato europeo di standardizzazione).
In Italia le misure dettate dal DL 66/2014 per la razionalizzazione della spesa pubblica, hanno istituito l’elenco dei soggetti aggregatori per l’acquisto di beni e servizi della PA di cui fanno parte Consip S.p.A. e una centrale di committenza per ciascuna regione più una serie di soggetti accreditati presso l’ANAC. I soggetti aggregatori – al mese di dicembre 2015 sono 34 - effettueranno le gare per l’acquisto di forniture per Ministeri, Regioni, enti regionali, servizio sanitario nazionale, Comuni, Enti locali e loro forme associate. Si stima che sia pari a 87 miliardi di euro la quota di spesa per beni e servizi, gestita da 32.000 stazioni polverizzate sul territorio che passerà dal 1 gennaio 2016 saranno gradualmente razionalizzate attraverso le procedure di acquisto dei soggetti aggregatori, che costituiscono un “sistema a rete” per il perseguimento dei piani di razionalizzazione della spesa pubblica e per la realizzazione di sinergie nell’utilizzo di strumenti informatici per l’acquisto di beni e servizi.
Riguardo il procurement pre-commerciale l’Italia con il DL 5/2012 ha assunto come obiettivo prioritario “l’utilizzazione degli acquisti pubblici innovativi e degli appalti pre-commerciali al fine di stimolare la domanda di beni e servizi innovativi basati su tecnologie digitali” in aderenza con quanto previsto dall’Agenda Digitale Europea. A tale scopo il DL 179/212 “Decreto crescita 2.0” definisce gli stakeholder istituzionali del procurement di innovazione e le sue modalità di attuazione.
In questo scenario l’obiettivo dell’Italia è l’innovazione del public procurement attraverso l’adozione da parte dei soggetti aggregatori, delle pubbliche amministrazioni e degli operatori economici fornitori della PA di piattaforme digitali che sfruttino i risultati e i prodotti definiti nell’ambito del CEN (BII WS, PC 434 “electronic invoicing”, PC 440 “electronic public procurement”) e dei Large Scale Pilot (PEPPOL, e-SENS).
Inoltre attraverso specifiche Linee guida l’Italia intende promuovere la diffusione degli acquisti pubblici innovativi e degli appalti precommerciali.
Chi fa cosa?
L’Agenzia per l’Italia digitale coordina il gruppo di lavoro interistituzionale cui partecipano ANAC, PCM - Dip. Politiche europee, Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Dipartimento delle finanze del MEF, Dipartimento Affari Generali del MEF, RGS, Agenzia Entrate, Anci e Cisis per il coordinamento, monitoraggio e supporto alle centrali di committenza e alle pubbliche amministrazioni per l’adozione dell’e-procurement.
- AgID: centrale di committenza pre-commerciale per conto delle amministrazioni pubbliche.
- ANAC: organo di regolazione e vigilanza in materia appalti. È responsabile dell’Elenco dei Soggetti Aggregatori e gestore della banca dati nazionale dei contratti pubblici e del sistema AVCpass
- CONSIP: gestisce per conto del Ministero delle Finanze il programma di razionalizzazione della spesa e il sistema di e-procurement di supporto al programma stesso
- Dipartimento Politiche Europee: svolge un ruolo di coordinamento delle amministrazioni centrali, regionali e locali nella fase di negoziazione e di recepimento della normativa europea sugli appalti. Coordina le attività relative alla definizione delle linee guida per promuovere la diffusione degli acquisti pubblici innovativi e degli appalti precommerciali
- Dipartimento delle finanze del MEF: responsabile del coordinamento legislativo per le aree di competenza.
- Dipartimento Affari Generali del MEF: gestisce per il tramite di CONSIP il programma di razionalizzazione della spesa e il sistema di e-procurement di supporto al programma stesso
- Ragioneria Generale dello Stato (Ministero Economia e Finanze): gestisce il SICOGE (Sistema di contabilità generale integrata dello Stato) che supporta le amministrazioni centrali nella gestione del ciclo dell’ordine.
- Agenzia delle Entrate: come responsabile del Sistema di interscambio, garantisce l’adozione delle tecnologie di e-procurement adottando infrastrutture di trasporto interoperabili a partire dal processo di fatturazione verso la PA in attuazione alle direttive europee.
- Soggetti Aggregatori: maggiori utilizzatori pubblici in ambito territoriale del framework adottato per l’e-procurement, nonché gestori di piattaforme tecnologiche di e-procurement
- Associazioni di imprese: saranno coinvolte per definire azioni di supporto, destinate in particolar modo alle piccole e medie imprese, per l’accesso agli appalti elettronici.
Riguardo il procurement pre-commerciale il Ministero per l’Istruzione, la Ricerca, l’Università e la Ricerca e Ministero per lo Sviluppo Economico definiscono insieme ad AgID gli ambiti prioritari di ricerca, le aree tecnologiche ed i requisiti di domanda pubblica da collegare e promuovere in relazione alla realizzazione dell’Agenda digitale italiana.
Cosa manca
- Il recepimento delle direttive europee sugli appalti pubblici
- Gli standard e la procedura di accreditamento delle piattaforme di e-procurement;
- Un programma di riuso e replica delle esperienze esistenti sul territorio;
- L’implementazione dei servizi centrali dell’architettura PEPPOL che permettano la costituzione di una rete nazionale delle Centrali di committenza e la loro connessione con gli omologhi soggetti europei.
- Gli standard e la procedura di accreditamento delle piattaforme di e-procurement
- L’adozione delle linee guida per promuovere la diffusione degli acquisti pubblici innovativi e degli appalti precommerciali
Gli stakeholders pubblici coinvolti
Tutte le pubbliche amministrazioni e le centrali di committenza/soggetti aggregatori
Ruolo degli stakeholders privati
- Intermediari tecnologici che potranno offrire ai fornitori della PA e alle PA servizi per l’accesso alla rete dell’e-procurement pubblico.
- Fornitori della PA che adegueranno i propri sistemi per colloquiare con la rete dell’e-procurement pubblico.
- Industria del settore IT (system integrator, fornitori di servizi fiduciari, fornitori di servizi di conservazione)
- Centri di ricerca ed università che potranno offrire supporto alle imprese attraverso formazione e diffusione di best practices.
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
L’e-procurement e il procurement d’innovazione sostengono sia la domanda sia l’offerta. L’e-procurement semplifica e velocizza le procedure di acquisizione e di gestione dell’ordine sia della PA che dei fornitori creando le condizioni per implementare automatismi a supporto dell’intero processo di approvvigionamento delle Pubbliche amministrazioni.
Il procurement di innovazione è una leva sulla qualità dell’offerta guidata dalle necessità di ammodernamento della pubblica amministrazione.
Tempistica
Entro il 18 aprile 2016 scattano gli obblighi delle direttive europee sugli appalti pubblici riguardo l’utilizzo delle comunicazioni elettroniche nelle procedure di acquisizione.
Riguardo le principali milestones si prevede:
- aprile 2016 e-Notification, e-Access
- dicembre 2016 linee guida innovation procurement e appalti precommerciali;
- aprile 2017 e-Submission per le centrali di acquisto
- ottobre 2018 e-Submission per tutte le amministrazioni aggiudicatrici
- novembre 2018 e-Invoicing (CEN 434), ciclo ordine-consegna-fattura (CEN 440)
- novembre 2019 piena adozione Peppol.
Monitoraggio dell’iniziativa
AgID è responsabile del monitoraggio (in collaborazione con DAG/Consip).
Obiettivi e indicatori
La Banca mondiale stima che gli appalti elettronici possono determinare risparmi dal 6 al 13,5% della spesa totale per gli appalti pubblici.
Secondo stime dell’Osservatorio del Politecnico di Milano su un volume annuo di spesa della pubblica amministrazione per l’acquisizione di beni, servizi e lavori pubblici di circa 137 miliardi di euro, circa 100 miliardi è effettuata attraverso appalti, questo porta a stimare un risparmio potenziale compreso tra 6 e 13,5 miliardi di euro l’anno.
KPI di realizzazione | ||||
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KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
% soggetti aggregatori che adottano standard, protocolli e infrastrutture di comunicazione interoperabili definiti in ambito europeo (CEN, OpenPeppol) | AgID | 10 | 15 | 65 |
% soggetti aggregatori che utilizzano procedure di acquisto telematiche | AgID | 5 | 20 | 100 |
% appalti sopra soglia in modalità elettronica | AgID | 60 | 80 | 100 |
% appalti sottosoglia in modalità elettronica | AgID | 10 | 40 | 60 |
% stazioni appaltanti che hanno dematerializzato il ciclo ordine, consegna, fattura | AgID | 5 | 35 | 65 |
% crescita del valore degli appalti di innovazione | AgID | 0 | 600 | 1.000 |
% soggetti aggregatori che utilizzano e-notification | AgID | 5 | 100 | 100 |
% soggetti aggregatori che utilizzano e-access | AgID | 5 | 100 | 100 |
% soggetti aggregatori che utilizzano e-invoicing | AgID | 5 | 100 | 100 |
% soggetti aggregatori che utilizzano e-submission | AgID | 5 | 100 | 100 |
KPI di risultato |
---|
Comuni con servizi pienamente interattivi |
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | ICT Specialist |
Integration of Digital Technology | Electronic Information Sharing |
eInvoices | |
SMEs Selling Online | |
eCommerce Turnover | |
Selling Online Cross-border |
Open Data¶
Cosa e perché?
Le pubbliche amministrazioni ancora faticano a pubblicare dati aperti (e a tenerli aggiornati), come è evidenziato anche dall’analisi di contesto territoriale. Per questo motivo s’intende attuare una strategia che prevede:
- l’adozione di linee guida nazionali che definiscano modelli e metodologie comuni, facilitando l’interoperabilità semantica attraverso descrittori e ontologie;
- la definizione di un’agenda nazionale [31] in cui sono definiti obiettivi e tempistiche entro cui le diverse amministrazioni sono obbligate a rilasciare i dati, con la previsione di un sistema premiale per favorire la pubblicazione di open data da parte delle amministrazioni;
- la promozione di requisiti “open data” a tutti i nuovi software e alla manutenzione evolutiva degli esistenti.
L’azione è in sintonia con iniziative internazionali a cui l’Italia ha aderito, come la G8 Open Data Charter (sottoscritta dall’Italia nel 2013) e Open Government Partnership (di cui l’Italia fa parte fin dal 2012).
Chi fa cosa?
a) L’Agenzia per l’Italia Digitale:
- redige e pubblica le Linee Guida nazionali per la valorizzazione del patrimonio informativo;
- definisce gli standard e le ontologie;
- predispone la bozza di agenda annuale contenente gli obiettivi di valorizzazione del patrimonio informativo;
- gestisce il portale nazionale dei dati aperti dati.gov.it in cui sono pubblicati i dati di tutte le pubbliche amministrazioni italiane (ministeri, regioni, comuni, ecc.) e il catalogo delle applicazioni pubblicati a partire da essi;
- cura ed aggiorna il repertorio nazionale delle basi dati della pubblica amministrazione;
- gestisce il catalogo nazionale (Repertorio Nazionale Dati Territoriali - RNDT);
- realizza un efficiente data extraction tool volto a rendere accessibile e fruibile qualunque dato pubblico;
- consulta gli stakehoder pubblici e privati;
- valorizza il patrimonio informativo e promuove il suo riutilizzo.
b) La Presidenza del Consiglio dei Ministri:
approva l’agenda nazionale sulla valorizzazione del patrimonio informativo.
e) Le singole Pubbliche Amministrazioni:
pubblicano i dati aperti secondo le regole definite da AgID e le scadenze previste nell’agenda nazionale per la valorizzazione del patrimonio informativo.
Gli stakeholders pubblici coinvolti
Tutti i livelli amministrativi saranno coinvolti non solo in quanto destinatari delle linee guida e degli standard elaborati da AgID, ma anche attraverso la partecipazione all’interno dei gruppi di lavoro costituiti per la redazione e la revisione dei documenti.
Ruolo degli stakeholders privati
Associazioni esponenziali degli interessi di cittadini e imprese saranno coinvolte attraverso la partecipazione nei gruppi di lavoro preliminari alla redazione delle linee guida e dell’agenda nazionale, in modo da indicare quali sono i dati da liberare prioritariamente.
Cittadini e imprese saranno altresì coinvolti attraverso l’organizzazione di iniziative in cui sperimentare le potenzialità del riutilizzo dei dati aperti (ad esempio attraverso, la partecipazione dei privati a progetti per la creazione di servizi sviluppati grazie ai dati).
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Questa misura palesa un perfetto bilanciamento fra domanda e offerta: si tratta infatti di mettere a disposizione nuovi dati a disposizione dei cittadini e delle imprese (incrementando dunque l’offerta) ma nel contempo incentiva anche la domanda poiché incrementa le occasioni di riutilizzo dei dati anche per finalità commerciali.
Tempistica
2014-2020.
Monitoraggio dell’iniziativa
AgID, anche attraverso consultazione con gli stakeholders pubblici e privati.
Documentazione a supporto
http://www.dati.gov.it: portale nazionale dati aperti; http://www.rndt.gov.it/RNDT/home/index.php: repertorio nazionale dei dati territoriali; http://www.agid.gov.it/sites/default/files/documenti_indirizzo/agendanazionalepatrimioniopubblico2014.pdf: agenda nazionale per la valorizzazione del patrimonio informativo 2014; http://www.agid.gov.it/sites/default/files/linee_guida/patrimoniopubblicolg2014_v0.7finale.pdf: linee guida per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico.
*Obiettivi e indicatori*
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Numero di dataset pubblicati nel portale dati.gov.it | AgID | 10.000 ca | 15.000 | 25.000 |
Numero di Amministrazioni che pubblicano dati in formato aperto | AgID | 80 ca | 150 | 300 |
KPI di risultato |
---|
Comuni con servizi pienamente interattivi |
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Online Service Completion | |
Open Data |
Sanità digitale¶
Cosa e perché
L’innovazione digitale dei processi sanitari è un passaggio fondamentale per migliorare il rapporto costo-qualità dei servizi sanitari, limitare sprechi e inefficienze, ridurre le differenze tra i territori, nonché innovare le relazioni di front-end per migliorare la qualità percepita dal cittadino.
Le attività si svilupperanno lungo le seguenti linee di intervento nell’ambito del “Patto della salute” del Ministero della Salute, che rappresentano altrettanti passaggi fondamentali e prioritari per creare un contesto organico necessario a costruire il futuro della sanità digitale.
Si tratta infatti di sviluppare soluzioni completamente integrate, caratterizzate da una forte interazione dei sistemi informativi sanitari, aziendali e ospedalieri, e basate sull’utilizzo diffuso di tecnologie cloud, sull’applicazione di criteri per omogeneizzare e standardizzare la raccolta e il trattamento dei dati sanitari. L’integrazione è il presupposto per favorire una corretta interazione di tutti gli attori interessati. Su queste linee di intervento, e con l’obiettivo primario di garantire la continuità assistenziale, si potranno consolidare sistemi informativi territoriali su cui impiantare modelli organizzativi innovativi, in grado di erogare servizi ad assistiti e operatori anche a supporto delle attività socio-sanitarie territoriali, come agevolare la diagnostica, sostenere i percorsi di cura e gestire le cronicità.
Si potranno finalmente sviluppare e diffondere in modo capillare la telemedicina, il telemonitoraggio e il teleconsulto, che richiedono l’uso di strumenti elettromedicali innovativi, sensori, videocomunicazione e altri apparati, sia per controllo a distanza del paziente che per agevolare il colloquio tra questo e gli operatori sanitari. In un simile contesto tecnologico, ad alta affidabilità e sicurezza, sarà possibile effettuare ampie analisi degli esiti clinico-assistenziali, mediante attività di business intelligence di settore.
- Fascicolo sanitario elettronico
- Si intende procedere alla realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) del cittadino, inteso come l’insieme di documenti clinici (patient summary, referti, prescrizioni, ecc.) inerenti al proprio stato di salute e derivanti dal proprio rapporto con i diversi attori del Servizio Sanitario Nazionale.
- Ricette digitali
- Occorre completare la sostituzione delle prescrizioni farmaceutiche e specialistiche cartacee con gli equivalenti documenti digitali, in modo uniforme e con tempi certi su tutto il territorio nazionale.
- Dematerializzazione dei referti medici e delle cartelle cliniche
- Per migliorare i servizi ai cittadini, riducendone i costi connessi, è necessario accelerare il processo di dematerializzazione dei referti medici, rendendoli disponibili anche online, e delle cartelle cliniche.
- Prenotazioni online
- Accelerare la diffusione dei Centri Unici di Prenotazione (sia online sia attraverso intermediari, es. farmacie) delle prestazioni sanitarie a livello regionale e sovra territoriale, al fine di ottimizzare l’impiego delle risorse e ridurre i tempi di attesa.
Dove siamo e cosa manca
Per ogni linea di intervento sono già state realizzate o sono in corso molte attività:
Fascicolo sanitario elettronico
- A livello nazionale:
- il Garante per la protezione dei dati personali ha emanato le “Linee guida in tema di FSE” il 16 luglio 2009;
- il Ministero della salute (con le Regioni, il Garante per la protezione dei dati personali e la PCM (ex Dipartimento per la digitalizzazione DDI, ora confluito nell’Agenzia per l’Italia digitale - AgID) ha elaborato le linee guida nazionali per l’istituzione del FSE, approvate il 10 febbraio 2011 dalla Conferenza Stato-Regioni;
- la PCM (ex DDI) e il CNR hanno elaborato, in accordo con Regioni, le Linee guida per l’interoperabilità del FSE a livello sovra regionale (rete sperimentale attivata su 3 regioni), nel contesto del sistema pubblico di connettività (SPC).
- la previsione normativa per l’istituzione del FSE è stata
inserita nel DL 179/2012 DDL (articolo 2), poi modificata e
rafforzata con il DL 69/2013:
- le regioni devono istituire il FSE entro il 30 giugno 2015, nel rispetto dei criteri definiti con apposito DPCM attuativo (in fase di emanazione), secondo un Piano di progetto presentato entro il 30 giugno 2014 (tutte le regioni hanno presentato il piano di progetto ad AgID nei tempi previsti), redatto sulla base di linee guida emanate da AgID (pubblicate il 30 marzo 2014) e approvato, entro il 30 agosto 2014, da apposito gruppo di lavoro istituito da AgID e il Ministero della salute (le attività di valutazione si sono completate ma si è in attesa dell’emanazione del DPCM attuativo);
- al fine di favorire l’interoperabilità delle soluzioni di FSE sviluppate a livello regionale, anche accentrando funzionalità comuni a più soluzioni, è prevista la possibilità di creazione di apposita piattaforma tecnologica a cura di AgID.
- A livello regionale: tutte le regioni stanno investendo nello sviluppo di soluzioni di FSE.
- La legge di stabilità 2013 ha istituito l’Anagrafe nazionale degli assistiti (da realizzarsi, a cura del Ministero della salute e del MEF, sulla base dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente) che può rappresentare un’importante elemento di semplificazione per la realizzazione di un’architettura federata del FSE; il decreto attuativo è in fase di preparazione.
Ricette digitali
L’art. 50 della legge 24 novembre 2003, n.326 (modificato dalla legge finanziaria 2007) ha introdotto l’obbligo di trasmissione telematica dei dati delle ricette ai fini del controllo della spesa.
- II D.L 31 maggio 2010 n.78 (art 11, comma 16) ha dato valore legale alla trasmissione telematica dei dati delle ricette (scompare la “ricetta rossa” cartacea).
- II decreto dirigenziale del Ministero dell’economia e delle finanze del 2 novembre 2011 disciplina le modalità tecniche per attuazione del D.L. 31 maggio 2010 n.78 (il medico compila la ricetta online senza rilasciare nessun documento “formale” al paziente, ma solo un “promemoria” che riporta il numero di identificazione della ricetta. Il paziente si reca in farmacia e ritira il medicinale mostrando la propria tessera sanitaria e il “promemoria”) e rimanda, per la definizione dei piani di adozione della nuova procedura, alla stipula di accordi con le regioni (entro settembre 2012).
- II DL 179/2012 ha previsto un’accelerazione in tema di introduzione delle ricette elettroniche introducendo l’obbligo per tutte le regioni di provvedere, entro giugno 2014 e sulla base di apposite convenzioni stipulate con il MEF, alla graduale sostituzione delle prescrizioni in formato cartaceo con le equivalenti in formato elettronico, in percentuali di almeno il 60%nel 2013, l‘80% nel 2014, il 90% nel 2015. Inoltre, mediante apposito decreto attuativo, è prevista la validità a livello nazionale delle ricette farmaceutiche in formato elettronico (rimane validità a solo livello regionale per quelle prescritte in formato cartaceo).
Dematerializzazione dei referti medici e delie cartelle cliniche
- II Garante per la protezione dei dati personali ha emanato le ” Linee guida in tema di referti online” il 19 novembre 2009.
- II D.L. 13 maggio 2011, n. 70, ha introdotto l’obbligo di refertazione online (e pagamenti elettronici) per tutte le aziende sanitarie (DPCM attuativo 8 agosto 2013);
- II Ministero della salute ha emanato le “Linee guida per la dematerializzazione della documentazione clinica in diagnostica per immagini” mentre Federsanità-ANCI (in collaborazione con il Dipartimento per la digitalizzazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri) ha pubblicato le linee guida per le aziende sanitarie per la refertazione online.
- II DL 179/2012 ha rafforzato le previsioni dell’articolo 47-bis del D.L. 9 febbraio 2012, n.5, (“Semplifica Italia”), per consentire la conservazione delle cartelle cliniche anche esclusivamente in modalità digitale.
Prenotazioni e pagamenti online
- II Ministero della salute ha emanato le “Linee guida nazionali - Sistema Centri Unici di Prenotazione - CUP”; tutte le regioni e province autonome stanno operando al fine di integrare i sistemi CUP esistenti a livello locale.
- II D.M. 8 luglio 2011 del Ministero della salute regola l’erogazione, da parte delle farmacie, di attività di prenotazione delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, il pagamento delle relative quote di partecipazione alla spesa a carico del cittadino e il ritiro dei referti relativi a prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, da attuare con previsione nell’accordo collettivo nazionale.
- II D.L 13 maggio 2011, n. 70, ha introdotto l’obbligo di accettare pagamenti elettronici per tutte le aziende sanitarie (DPCM attuativo 8 agosto 2013). L’obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di consentire agli utenti pagamenti in modalità elettronica è inoltre previsto (a decorrere dal 1 giugno 2015) dall’articolo 5 del CAD, integralmente modificato dal DL 179/2012.
- II D.L. 9 febbraio 2012, n.5, “Semplifica Italia” (art. 47-bis), promuove la gestione elettronica delle prenotazioni alle prestazioni sanitarie.
Cosa rimane da fare per ogni linea di intervento:
Fascicolo sanitario elettronico
- Completare iter di approvazione/pubblicazione del DPCM attuativo previsto dalla norma istitutiva del FSE (articolo 12 del DL 179/2012), relativo a caratteristiche del FSE (passaggio necessario per poter continuare percorso di realizzazione del FSE disegnato dalla norma);
- Completare iter di approvazione/pubblicazione del decreto attuativo previsto dalla norma istitutiva dell’Anagrafe nazionale degli assistiti;
- Favorire percorsi di “condivisione” delle infrastrutture / piattaforme software (ovvero dei servizi da questi erogati) a livello sovraregionale (come anche ampiamente previsto dalla norma istitutiva del FSE), anche prevedendo agevolazioni per questa tipologia di progetti/ interventi (obbligo adozione soluzioni esistenti si potrebbe valutare nel caso in cui FSE venga considerato quale elemento abilitante dei piani di rientro regionali); valutare interventi di finanza di progetto (FSE quale infrastruttura “immateriale” del SSN)
- Utilizzare la piattaforma centrale prevista dal DL 69/2013 quale elemento di accelerazione del processo di realizzazione del FSE a livello regionale, accentrando funzionalità standard a livello nazionale (accreditamento medici e strutture, punto di accesso dei cittadini, gestione del consenso, servizi di interoperabilità, etc.)
Ricette digitali
- Monitorare l’attuale percorso di sostituzione delle prescrizioni cartacee con le prescrizioni in formato elettronico, anche al fine di garantire, accelerando ove necessario, il rispetto delle previsioni normative;
- Introdurre servizi “innovativi” per i cittadini: ricetta farmaceutica valida per tutto il territorio (già prevista a livello normativo, manca decreto attuativo); ricetta “ricaricabile” per malattie croniche (recentemente prevista per il formato cartaceo); ricetta “parlante” per agevolare prenotazioni on line tramite i CUP;
- Prevedere integrazione della fustella cartacea attualmente associata alle confezioni dei farmaci con un equivalente sistema informatico di marcatura per migliorare controllo della spesa del SSN.
Dematerializzazione dei referti e delle cartelle cliniche
- Monitorare il rispetto dell’obbligo di refertazione online per tutte le aziende sanitarie, accelerando ove necessario; Ad oggi solo il 50% delle aziende sanitarie risulta in linea con previsioni normative;
- Valutare passaggio dalla “possibilità” aH“‘obbligo” di conservazione delle cartelle cliniche in formato esclusivamente digitale: ad esempio solo per le nuove cartelle cliniche con tempi di adeguamento idonei (12 mesi);
- Rendere disponibili, sulle piattaforme di acquisto nazionali e regionali, prodotti e servizi dedicati all’innovazione digitale nelle aziende sanitarie (servizi di refertazione online, conservazione, gestione del personale e del bilancio, ottimizzazione dei sistemi informativi attraverso soluzioni basate su tecnologia cloud e software as a service);
- Sempre per la tipologia di servizi di cui al punto precedente, favorire percorsi di “condivisione” delle infrastrutture / piattaforme software a livello regionale o sovraregionale.
Prenotazioni e pagamenti online
- Monitorare il rispetto dell’obbligo di accettare pagamenti in formato elettronico per tutte le aziende sanitarie;
- Definire piano di adozione della piattaforma centrale dei pagamenti realizzata e gestita da AgID;
- Aggiornare le “Linee guida nazionali - Sistema Centri Unici di Prenotazione - CUP” prevedendo nuovi servizi legati all’introduzione delle prescrizioni in formato elettronico (ad esempio in relazione alla possibilità di procedere alla prenotazione automatica, senza intermediari, grazie alla disponibilità delle prescrizioni mediche in formato elettronico - “ricetta parlante”);
- Favorire percorsi di “condivisione” delle infrastrutture / piattaforme software a livello regionale o sovraregionale.
Stakeholders pubblici coinvolti
Presidenza del Consiglio dei Ministeri e Dipartimento Funzione Pubblica, Ministero della Salute, Ministero Economia e Finanze, Regioni e Aziende Sanitarie, AgID.
Stakeholders privati coinvolti
Aziende sanitarie private e aziende sanitarie private accreditate, assicurazioni, fornitori di soluzioni ICT.
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Entrambe. Gli interventi presentano un elevato grado di interdipendenza, la loro attivazione consentirà il raggiungimento di notevoli sinergie e vantaggi (in termini di costo ed efficienza) sia per il sistema sanitario che per i cittadini. La soluzione è infatti volta all’efficientamento del sistema sanitario in generale, poiché i vantaggi ricadono sui processi organizzativi e sulle soluzioni di erogazione dei servizi sanitari. In particolare, a partire dal fascicolo sanitario elettronico, le soluzioni indicate rappresentano tutte le componenti abilitanti per l’erogazione di futuri servizi e per l’integrazione di quelli esistenti: anagrafi degli assistiti, anagrafi degli operatori, anagrafi delle strutture sanitarie, connettività di rete, sistematicità dell’intero comparto. Le soluzioni quindi (DL 179/2012, L. 98/2013 e DPCM 178/2015) risultano a sostegno della domanda in quanto rispondono a finalità di cura (prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione) a vantaggio del cittadino e del medico; a sostegno della domanda e dell’offerta in quanto rispondono a finalità di studio e ricerca in campo medico, biomedico ed epidemiologico (fornendo dati per la prevenzione e la pianificazione di interventi mirati sia di natura sanitaria che di allocazione di risorse finanziarie); a sostegno dell’offerta in quanto rispondono alle finalità di governo in riferimento ai temi della programmazione sanitaria, della verifica della qualità delle cure del sistema sanitario, della verifica della spesa e della programmazione delle azioni conseguenti.
Tempistica
2016 - 2017 Fascicolo sanitario elettronico
2016 Ricette digitali
2016 Dematerializzazione referti e cartelle cliniche
2017 Prenotazioni e pagamenti online
Obiettivi e indicatori
Si tratta di iniziative in grado di determinare consistenti risparmi sulla spesa pubblica. Il Politecnico di Milano, ad esempio, stima che le strutture sanitarie potrebbero risparmiare circa 3,8 miliardi l’anno: circa 2,2 miliardi grazie al FSE, alla cartella clinica elettronica e alla dematerializzazione dei referti (per risparmi di tempo in attività mediche e infermieristiche e riduzione di sprechi dovuti alla stampa); oltre 800 milioni grazie alla riduzione di ricoveri dovuti a errori evitabili attraverso sistemi di gestione informatizzata dei farmaci; circa 400 milioni di euro grazie alla consegna dei referti via web e a un miglior utilizzo degli operatori dello sportello; 160 milioni con la prenotazione online delle prestazioni; 150 milioni attraverso la razionalizzazione dei data center presenti sul territorio e al progressivo utilizzo di tecniche di virtualizzazione.
A questi benefici, il Politecnico di Milano osserva che sono da aggiungere i possibili risparmi economici per i cittadini, grazie al miglioramento del livello di servizio, stimabili complessivamente in circa 5,4 miliardi di euro: 4,6 miliardi di euro dovuti alla possibilità di ritirare referti via web; oltre 600 milioni di euro grazie alla prenotazione via web e telefonica delle prestazioni; 170 milioni di euro grazie alle soluzioni di gestione informatizzata dei farmaci.
Investire in sanità elettronica significa inoltre investire nelle infrastrutture abilitanti allo sviluppo del paese: la domanda indotta (di banda larga, contenuti e servizi ICT) è stimata in 400 Meuro annui nel breve periodo, 1 Mld euro annui nel medio periodo e 2 Mld euro annui nel lungo periodo.
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013* | Target 2018 | Target 2020 |
Percentuale di cittadini che hanno attivato il FSE | AgID | 0% | 25%-30% | 70% |
Percentuale MMG/PLS abilitati al FSE | AgID | 0% | 25%-30% | 70% |
Percentuale dei Referti prodotti dall’Azienda resi disponibili nel FSE | AgID | 0% | 25%-30% | 70% |
Percentuale di MMG/PLS abilitati al servizio (ricette digitali) | MEF | 0% | 25%-30% | 70% |
Percentuale referti rilasciati in modalità online su totale dei referti rilasciati | AgID | 0% | 25%-30% | 70% |
Percentuale di ASL/AO collegate al FSE | AgID | 0% | 25%-30% | 70% |
Nota: gli indicatori sono stati concordati con Ministero della Salute, Regioni e Tavolo tecnico
(*) Baseline 2013 = 0 poiché il DPCM “Regolamento in materia di fascicolo sanitario elettronico” è stato pubblicato in data 11-11-2015 (GURI Serie generale n.263/2015).
KPI di risultato |
---|
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico |
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie |
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali |
KPI di impatto | |
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Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Pre-filled Forms | |
Online Service Completion | |
Medical Data Exchange | |
ePrescription |
Scuola Digitale¶
Cosa e perché?
Agire all’interno della scuola appare come un passaggio irrinunciabile.
La scuola è un servizio pubblico universale e come tale necessita di avere strutture adeguate al contesto: ed è oramai questione irrinunciabile e indifferibile la fornitura di rete, connettività e dispositivi tecnologici a tutte le scuole e in tutte le aule. Ad oggi meno del 20% delle aule scolastiche di primo e secondo livello (dalle elementari alle medie superiori) risulta provvista di collegamento a internet. Bisogna mettere in campo le risorse che consentano di arrivare al 100% delle aule in tempi brevi.
Bisogna poi considerare l’importanza dei benefici cosiddetti «estensivi» che la scuola può portare in termini di diffusione della cultura digitale nelle famiglie con figli. Per questo è necessario che il rapporto famiglie -scuola sia sempre più digitalizzato in termini di servizi, e che i curricula scolastici prevedano nuove competenze.
Le proposte contenute nella riforma «la Buona Scuola», insieme al piano Scuola Digitale del Ministero Istruzione, Università e Ricerca devono essere corroborate da una piattaforma di servizi interoperabili coordinati.
Chi fa cosa?
Il Ministero della Istruzione, Università e Ricerca è impegnato nella definizione di un’ampia riforma della scuola pubblica, “La Buona Scuola” https://labuonascuola.gov.it/, approvata con Legge 13 luglio 2015, n. 107 “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”.
L’Agenzia per l’Italia Digitale sosterrà e promuoverà con il MIUR tutti gli interventi di digitalizzazione del sistema scolastico, anche attraverso la realizzazione di interventi tesi a coordinare una piattaforma di servizi online per miglioramento del rapporto scuola - famiglia.
Gli stakeholders pubblici coinvolti
Tutte le scuole pubbliche e parificate e il MIUR
Ruolo degli stakeholders privati
Famiglie
I fornitori di servizi software
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Le misure previste nella scheda si focalizzano sul miglioramento ed ampliamento dei servizi online a disposizione dell’utenza, sostenendo l’offerta e creando le condizioni per il sostegno alla domanda anche attraverso il potenziamento della connettività e l’aumento delle competenze digitali, come definito anche dal Piano Nazionale Scuola Digitale uscito a fine ottobre 2015 Il budget del progetto va allocato quindi all’offerta attraverso le azioni legate alla connettività:
- Fibra per banda ultra-larga alla porta di ogni scuola (Piano BUL)
- Cablaggio interno di tutti gli spazi delle scuole (LAN/W-Lan) (88,5 milioni di euro - avvisi a valere sulla Programmazione operativa nazionale – PON “Per la Scuola” 2014- 2020)
- Canone di connettività: il diritto a Internet parte a scuola (10 milioni di euro all’anno a decorrere dal 2016 - Finanziamento MIUR (fondi previsti dalla legge 107/2015 per il PNSD); Accordi con Regioni ed enti locali; Convenzione CONSIP)
Sia alla domanda:
- Ambienti per la didattica digitale integrata (140 milioni - avvisi a valere sulla Programmazione operativa nazionale – PON “Per la Scuola” 2014-2020)
- Un profilo digitale per ogni studente Azione (Ordinari stanziamenti di bilancio per lo sviluppo del sistema informativo MIUR)
- Un profilo digitale per ogni docente (Ordinari stanziamenti di bilancio per lo sviluppo del sistema informativo MIUR)
- Registro Elettronico (circa 48 milioni di euro, necessari per attrezzare le oltre 141.000 aule delle scuole primarie - avvisi pubblici alle scuole, a valere su fondi PON “Per la scuola” 2014-2020)
- Scenari innovativi per lo sviluppo di competenze digitali applicate (e.g. Portare il pensiero computazionale a tutta la scuola primaria - Aggiornare il curricolo di “Tecnologia” alla scuola secondaria di primo grado - 1,5 milioni di euro (fondi della legge 107/2015 per il PNSD + fondi PON FSE “Per la Scuola” 2014-2020)
Tempistica
2015-2018
Monitoraggio dell’iniziativa
AgID fornisce assistenza e supporto al MIUR che coordina l’iniziativa per le scuole.
Obiettivi e indicatori
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Numero studenti per PC nelle scuole | MIUR | 8 | 4 | 4 |
% di scuole con servizi di comunicazione on-line tra scuola e famiglia | MIUR | 50% | 100% | 100% |
% Aule con Lavagna Interattiva Multimediale | MIUR | 26% | 100% | 100% |
% di Aule con connettività Wi-Fi | MIUR | 20% | 100% | 100% |
% di Aule con connettività LAN | MIUR | 15% | 100% | 100% |
% di classi collegate al Registro Elettronico | MIUR | 50% | 100% | 100% |
% di scuole con scenari didattici innovativi (robotica, elettronica, pensiero computazionale, storytelling,..) | MIUR | 0% | 75% | 100% |
Numero di ambienti con attività didattica digitale integrata | MIUR | 0 | 3.500 | 5.000 |
KPI di risultato |
---|
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie |
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali |
KPI di impatto | |
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Dimensioni | Indicatori |
Connectivity | NGA Coverage |
Human Capital | Internet Users |
Basic Digital Skills | |
ICT Specialist | |
STEM Graduates | |
Use of Internet | News |
Music, Video and Games | |
Video on Demand | |
Video Calls | |
Social Networks | |
Banking | |
Shopping | |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Online Service Completion |
Giustizia e Legalità Digitale¶
Cosa e perché?
Il Ministero della Giustizia è da diversi anni impegnato in una incisiva azione complessiva di informatizzazione del processo civile e del processo penale, al fine di conseguire un miglioramento dell’organizzazione dei servizi di cancelleria, di realizzare considerevoli risparmi di spesa e di raggiungere una maggiore trasparenza delle informazioni relative alle cause e alle sentenze per l’avvocatura e i cittadini.
Tra le attività di maggior rilievo nell’ambito della digitalizzazione della giustizia ricordiamo:
- II completamento dell’iniziativa Processo Civile Telematico con la definitiva telematizzazione di Giudice di Pace ed UNEP;
- II potenziamento del Registro Penale Informatizzato (integrazione ed interoperabilità) con massima condivisione dei dati tra i soggetti coinvolti.
- La digitalizzazione degli atti, gestione documentale, gestione delle notifiche
L’intero piano prevede soluzioni che garantiscano la massima interattività durante il processo di trasformazione del settore in ottica digitale, utilizzando soluzioni innovative di collaborazione multimediale che assicurino:
- Qualità dell’interazione tra gli individui
- Registrazione e crittografia dei contenuti
- Digitalizzazione dei contenuti
Per esempio, per la riduzione dei tempi e dei costi si potrà stimolare la diffusione di postazioni video che offrano la possibilità di interazione tra parenti e detenuti. Una gestione dei colloqui di questo tipo, anche delocalizzata rispetto agli istituti di Pena (presso tribunale, procura, polizia, carabinieri), garantisce infatti una drastica riduzione dei costi ed eleva il livello di sicurezza.
Nell’ambito del più generale rafforzamento del presidio della legalità sul territorio, il Ministero dell’Interno darà seguito alle iniziative già sviluppate e realizzate negli ultimi anni, destinando la propria azione sia sulle sue articolazioni periferiche (Sistema delle Prefetture Territoriali), al fine di incrementare la capacità di supporto agli enti locali colpiti da corruzione e infiltrazioni criminali, con la fattiva collaborazione di ANAC, sia ad altri soggetti, quali l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), per il recupero dei beni confiscati alla criminalità organizzata e il Commissario straordinario del governo per il coordinamento delle azioni antiracket e antiusura per le azioni di contrasto ai fenomeni del racket e dell’usura.
Saranno oggetto di particolare rilevanza gli interventi per la realizzazione di sistemi informativi per la PA che offriranno supporto ai Comuni su temi come anti-corruzione, appalti e trasparenza e si affiancheranno a sistemi per l’analisi intelligente dei dati per la prevenzione e il contrasto alle infiltrazioni mafiose nel sistema imprenditoriale.
Chi fa cosa?
Promotore del progetto per la Giustizia Digitale è il Ministero della Giustizia che ne coordina anche l’attuazione, anche attraverso il Tavolo Permanente per l’attuazione del Processo Civile Telematico.
L’Agenzia per l’Italia Digitale e il Dipartimento della Funzione Pubblica hanno già sostenuto e finanziato il Piano straordinario per la digitalizzazione della Giustizia e ne coordinano il completamento dell’attuazione.
Il tema della Legalità Digitale è di competenza del Ministero dell’Interno, già promotore e attuatore del PON Sicurezza 2007-2013, che promuove e coordina le iniziative previste. Gli soggetti coinvolti nelle varie azioni correlate alla Crescita Digitale sono:
- le Prefetture e gli Enti locali delle Regioni meno sviluppate;
- il Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura;
- l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC);
- Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).
Per le azioni che prevedono l’utilizzo delle tecnologie digitali, verrà definita un’intesa con l’Agenzia per l’Italia Digitale.
Dove siamo e cosa manca
Settore civile
II Processo Civile Telematico è già una realtà ed è stato reso obbligatorio dal 30 giugno 2014. Con il D.L. 24 giugno 2014, n. 90, convertito in legge, con modificazioni, dall’ art. 1, comma 1, L. 11 agosto 2014, n. 114, è diventato obbligatorio il deposito telematico di tutti gli atti e i provvedimenti del procedimento per decreto ingiuntivo e il deposito degli atti endoprocedimentali in tutte le procedure iniziate dal luglio 2014. Dal 31.12.2014 il deposito telematico è obbligatorio anche per gli atti endoprocedimentali dei processi pendenti alla data del 30 giugno 2014. Tale previsione si estenderà anche alle Corti di appello, a decorrere dal 30 giugno 2015.
In tal modo si intende avvicinare il servizio-giustizia agli operatori e ai cittadini mediante l’impiego delle tecnologie informatiche nel processo e conseguire notevoli risparmi di spesa attraverso la riduzione del cartaceo.
L’avvocato, tramite la possibilità di depositare telematicamente, vedrà drasticamente ridursi i tempi di attesa per i depositi in cancelleria. Inoltre, potendosi effettuare il deposito telematico in tutto il territorio nazionale, si avrà una conseguente eliminazione delle distanze geografiche e territoriali, riducendo al minimo i disagi per l’avvocatura e i costi per i cittadini. Le cancellerie, del pari, riceveranno un immediato beneficio grazie alla riduzione delle attività di sportello all’avvocatura e all’utenza per l’accettazione dei depositi cartacei e per il rilascio delle informazioni.
La trasparenza informativa assicurata dal processo telematico è assoluta ed estremamente innovativa: tramite il portale dei servizi nazionali di giustizia, raggiungibile al link http://pst.giustizia.it/PST/, è possibile per chiunque la consultazione on line dello stato della causa in forma anonima e per i dati generici. Inoltre per la parte, i difensori, gli ausiliari e consulenti nominati dal giudice, con il solo utilizzo di un dispositivo di autenticazione forte (es. smart card), è altresì possibile consultare il contenuto specifico del fascicolo telematico, ovvero i provvedimenti dei giudici e gli atti delle parti depositati telematicamente o acquisiti informaticamente dalla cancelleria.
Prossime tappe: il pct interamente obbligatorio
Oltre all’obbligatorietà a partire dal 31.12.2014 del deposito telematico delle memorie endoprocedimentali per i procedimenti pendenti al 30 giugno 2014, e l’avvio del pct obbligatorio presso le Corti di appello a partire dal 30 giugno 2015, si sta valutando l’estensione dell’obbligatorietà anche agli atti introduttivi.
Si intende realizzare la definitiva telematizzazione degli uffici del Giudice di Pace e UNEP.
Progetti organizzativi: l’ufficio per il processo, gli sportelli di prossimità, e il datawarehouse
La diffusione del telematico verrà supportata anche da alcune azioni progettuali a carattere più spiccatamente organizzativo. Tra queste può annoverarsi la creazione dell’Ufficio per il processo, che nella disposizione introdotta con l’art. 50 del D.L. 24 giugno 2014, n. 90 ha tra le sue funzionalità anche quella di supporto all’avvio e allo sviluppo delle tecnologie. Saranno poi introdotte apposite modifiche sia normative che organizzative al fine di assicurare l’introduzione nel processo civile della videoconferenza per sentire testimoni e parti a distanza, che specie nella volontaria giurisdizione potrà avere la sua più efficace applicazione.
Inoltre, si stanno avviando progetti sperimentali sul territorio per la creazione, in collaborazione con enti locali, di “sportelli di prossimità”, nei quali potranno essere fornite agli utenti e a tutti i cittadini - anche con l’utilizzo di tecnologie e delle banche dati del Ministero della giustizia -informazioni sullo stato della causa o rilasciati certificati. Un’opportunità di verifica della gestione dei dati statici processuali arriverà completando l’esperienza del datawarehouse, già operativo nel settore civile e, a breve, in stato di definizione nel settore penale, che permetterà valutazioni anche di tipo proiettivo sull’andamento degli uffici nonché valutazioni sull’attività svolta secondo parametri di efficacia della stessa.
Settore penale
Un primo ambito di interventi riguarda il potenziamento della diffusione del registro penale informatizzato SICP (sistema informativo della cognizione penale).
Gli interventi previsti riguardano il completamento dell’automazione dei sistemi informativi già in uso e la loro integrazione sotto il profilo dell’interoperabilità e la sua completa diffusione sul territorio nazionale. Il completamento della diffusione dei sistemi informativi automatizzati permetterà un totale superamento di qualunque gestione cartacea dei dati superando l’utilizzo di tecniche gestionali cartacee che ancora residuano in alcuni settori.
La piena interoperabilità tra i sistemi permetterà una circolazione dei dati, caratteristica peculiare del settore penale, tra tutti gli attori del processo, in tutte le sue fasi, ossia dalla notizia di reato fino all’espiazione della pena, in una prospettiva che consenta anche la gestione integrata delle notifiche penali ai soggetti interessati, anche al fine di dare piena attuazione al disposto dell’art. 16 del di. 179/2012.
Un secondo ambito di interventi riguarderà la digitalizzazione degli atti e della gestione documentale, secondo una filosofia improntata all’assoluta preferenza per l’atto nativamente digitale.
Ciò comporta un intervento immediato sulla notizia criminis che dovrà essere trasmessa dalle forze di Polizia in forma digitale: da tale intervento deriverà la digitalizzazione dell’intero procedimento penale in tutte le sue fasi.
Verranno inoltre riconciliate e collocate in un unico contesto progettuale le varie iniziative oggi separate quali la gestione delle registrazioni e trascrizioni dibattimentali, le intercettazioni telefoniche, la produzione di atti multimediali, la gestione documentale etc.
La matrice che fornirà unitarietà a tutte tali gestioni dell’atto processuale sarà l’adozione dell’atto nativamente digitale e la sua archiviazione in sistemi unitari di gestione e consultazione.
A tale riguardo, occorre altresì prevedere soluzioni tecnologiche di supporto e potenziamento dell’attività di polizia nell’ambito della lotta alla criminalità. Con particolare riferimento alle Regioni meno sviluppate, è necessario dotare le prefetture di adeguati strumenti di digitalizzazione dei loro processi amministrativi con l’obiettivo di contrastare il crimine organizzato e la piaga della corruzione negli appalti e nella pubblica amministrazione in generale.
È necessario a tal fine realizzare la massima interoperabilità tra le banche dati che possano supportare l’attività di presidio del territorio e investigativa, sia preventiva sia di polizia giudiziaria, rispondendo così alle esigenze informative delle istituzioni e degli organi interessati.
Un terzo ambito di interventi riguarda l’impiego di tecnologie multimediali nel processo penale. Vari sono gli ambiti in cui tali tecnologie, che produrranno atti nativamente digitali e come tali trattati dal sistema unico di gestione di cui al punto precedente, potranno produrre i loro effetti:
- la registrazione o videoregistrazione degli atti processuali (siano essi atti di indagine, udienze dibattimentali o redazione di provvedimenti del giudice);
- l’utilizzo esteso della videoconferenza per l’esame a distanza (in tutte le fasi del processo);
- la conservazione nel fascicolo digitale di tali atti digitali multimediali con pari efficacia rispetto ai tradizionali atti scritti.
Una innovazione di tale portata richiederà una fase di avvio in una serie di uffici giudiziari pilota, scelti secondo criteri di eccellenza nella gestione dell’innovazione organizzativa e informatica.
Quanto alla fase successiva al procedimento penale, saranno necessarie integrazioni ed evoluzioni tecnologiche del sistema REGIO, banca dati dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati, per renderlo rispondente a criteri di apertura e pubblicità dei dati.
Analogamente occorre digitalizzare l’accesso al fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di stampo mafioso, delle richieste estorsive e dell’usura.
Un quarto ambito di intervento prevede la creazione di appositi sistemi di controllo di gestione, trasversali ai vari uffici che gestiscono le varie fasi del procedimento penale.
La natura dei registri penali sarà oggetto di totale ripensamento, attraverso l’automazione informatica, trasformando i sistemi (più o meno raffinati) di protocollazione dei dati (e degli atti) a strumenti (anche) di valutazione dell’efficacia dell’azione degli uffici giudiziari.
La direzione è quella di un ampliamento e completamento dell’esperienza già avviata in tema di datawarehouse nel settore civile, prevedendo appositi strumenti di elaborazione statistica dei dati finalizzata non solo a fotografare quanto avvenuto, ma a permettere valutazioni anche di tipo proiettivo sull’andamento degli uffici, nonché a valutare l’attività svolta secondo parametri di efficacia della stessa.
In tale ambito potrà essere estesa la collaborazione con altre Pubbliche Amministrazioni, ed in particolare di quelle da cui dipendono le forze di Polizia.
Un quinto ambito di intervento riguarda la collaborazione con le altre autorità giudiziarie europee in materia penale.
Si potrà quindi lavorare per la creazione di un portale europeo per lo scambio di atti processuali tra le varie autorità giudiziarie con caratteristiche che assicurino l’integrità, l’autenticità e la sicurezza nello scambio dei dati. E’ infatti opportuno che il sistema delle rogatorie internazionali evolva verso un sistema di cooperazione digitale tra autorità giudiziarie, nel rispetto ovviamente della normativa processuale e sostanziale che disciplina la cooperazione giudiziaria tra Stati. Nella visione di un giudice europeo la tecnologia, corroborata da appositi interventi normativi di adeguamento della legislazione vigente, permetterà l’immediata individuazione dell’organismo giudiziario competente nell’attività di cooperazione, la partecipazione a distanza nello svolgimento degli atti processuali, la conoscenza ufficiale in tempo reale dello stato delle procedure di cooperazione.
Anche per il penale, al pari che per il civile, si stanno pianificando ulteriori misure organizzative, rispetto a quelle già delineate, che agevolino l’informatizzazione. Tra queste l’accesso on line ai registri penali e alle relative informazioni, nei limiti consentiti dalla legge, nonché l’erogazione da parte degli “sportelli di prossimità” di alcuni servizi relativi al penale (specie rilascio di certificati), in modo analogo a quanto si realizzerà per il civile. È previsto, infine, un ulteriore ambito di intervento che riguarda entrambi i settori (civile e penale) e che prevede l’uso di strumenti di Big Data Analytics e Social Mining da utilizzare per valutazioni di tipo proiettivo, non solo con il fine dell’elaborazione statistica ma anche per il supporto all’attività giudiziaria. La Big Data Analysis, difatti permette la gestione di grandi quantità di dati di natura diversa e provenienti da fonti diverse realizzando una sorta di “microscopio sociale” con lo scopo di scoprire schemi e i modelli di comportamento umano ed interpretare fenomeni sociali che potranno supportare l’attività investigativa e giudiziaria nazionale ed europea.
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Entrambe
Le soluzioni sono a sostegno dell’offerta poiché prevedono l’introduzione di modifiche normative e organizzative. Richiedono una radicale riorganizzazione degli uffici e dei processi ed una formazione specifica degli operatori.
Favoriscono l’interoperabilità dei sistemi per la circolazione dei dati e l’acquisizione di efficaci sistemi di controllo di gestone.
L’uso di strumenti di Big Data Analytics e Social mining permetterà di costruire un’offerta che si fondi sull’elaborazione statistica dei dati e la formulazione di valutazioni di tipo proiettivo.
Il sostegno alla domanda si esplica nella finalità di garantire un avvicinamento del sistema della Giustizia agli operatori e ai cittadini. Si realizzerà nell’accesso on line alle informazioni, ai dati processuali, ai registri civili e penali, nella riduzione dei tempi di attesa, nella riduzione delle distanze geografiche e territoriali (attraverso l’uso di tecnologie quali la videoconferenza) e in una complessiva riduzione dei costi a carico dei cittadini
Tempistica
2014-2020
Monitoraggio dell’iniziativa
Agenzia per l’Italia Digitale in collaborazione con il Ministero della Giustizia e con il Ministero dell’Interno per le parti di competenza: sarà istituito un tavolo di monitoraggio dei piani operativi di sviluppo congiunto che pubblicherà periodicamente il Gantt generale delle iniziative in corso e la relativa tempistica
Obiettivi e indicatori
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Attivazione del processo penale telematico con completo trattamento digitale del fascicolo relativamente agli atti prodotti dalle fonti e dagli uffici giudiziari (% dei tribunali attivi) | Ministero della Giustizia | 0% | 100% | 100% |
% di professionisti abilitati ai servizi di deposito telematico degli atti | Ministero della Giustizia | 13% | 100% | 100% |
Numero di depositi telematici annuo effettuato dai professionisti (atti civili) | Ministero della Giustizia | 80.000 | 400.000 | 600.000 |
Numero di depositi telematici annuo effettuato dai professionisti (atti penali) | Ministero della Giustizia | 0 | 400.000 | 600.000 |
Riduzione (%) dell’indice dei reati collegati agli appalti pubblici | – | – | – | 0 (2023) |
Tempistiche medie (anni) di lavorazione delle istanze di accesso al Fondo di Solidarietà per le vittime di racket e usura | Commissario straordinario antiracket e antiusura | 2 | – | 1 (2023) |
Dati relativi (%) ai beni confiscati pubblicati in formato open | ANBSC | 0 | – | 100 (2023) |
KPI di risultato |
---|
Notifiche trasmesse in formato digitale nel processo civile |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Online Service Completion |
Turismo Digitale¶
Cosa e perché?
Il turismo mondiale è un settore in costante sviluppo, con un trend di crescita che ha permesso di superare nel corso del 2013 la soglia di un miliardo di viaggiatori. Contestualmente, in questi anni, si è affermato il web come luogo di informazione e intermediazione turistica.
Il turismo italiano si trova, invece, in una situazione di stagnazione e decrescente competitività, dovuta alla concomitanza di criticità strutturali, sedimentatesi nel corso dei decenni e mai risolte, di altre congiunturali che sono “esplose” più recentemente con la crisi economica, assieme alla radicata incapacità di innovare e di seguire i trend di cambiamento che, grazie alla rivoluzione digitale, stanno radicalmente cambiando il panorama complessivo.
Tutti questi elementi hanno pesanti implicazioni sul sistema turistico e limitano complessivamente la sua competitività rispetto al contesto internazionale in cui il nostro Paese agisce. In primo luogo c’è da segnalare il tema dell’accessibilità. Nell’epoca della globalizzazione e dell’annullamento delle distanze, l’Italia è spaccata a metà: una parte “accessibile” perché collegata da infrastrutture aeroportuali, autostradali o dall’alta velocità ferroviaria oltre che connessa a banda larga ed una parte “inaccessibile e chiusa” al turismo perché non esistono i requisiti fondamentali non solo di hardware ma anche di servizio (informazioni ecc.) e di segnaletica stradale.
Collegata all’accessibilità c’è la questione Sud. Solo il 13% dei turisti si reca, infatti, nel Meridione e quest’ultimo non esprime - pur avendone i requisiti in termini di risorse - la propria naturale vocazione turistica in maniera moderna ed efficiente, vocazione che potrebbe trasformarsi in un’industria di traino per tutto il Paese e attrarre investimenti.
A questo si deve aggiungere il ritardo fortissimo che l’Italia sconta nei confronti di quasi tutti i principali competitor rispetto al tema dell’innovazione tecnologica, della cultura e dell’economia digitale: come evidenziato tra le debolezze emerse dall’analisi territoriale, c’è un ritardo nella valorizzazione del patrimonio turistico e culturale italiano tramite l’uso delle tecnologie avanzate. Nel settore dei viaggi in particolare, il cambiamento delle abitudini e dei consumi sta determinando una crescente “indipendenza” del turista. Le attitudini ed i comportamenti dei viaggiatori sono infatti sempre più “social” e “digitai”. Si creano così nuovi segmenti di clientela che è possibile intercettare solo dotandosi di strumenti tecnologicamente avanzati che permettano, in particolare al turista straniero, di conoscere e “acquistare” l’Italia.
Non va poi dimenticato che l’innovazione tecnologica dovrebbe permeare anche settori fondamentali per il turismo italiano come quello dei beni culturali che purtroppo sconta un forte ritardo sui modelli di offerta, che si trova alle prese con problemi di connettività e diritti d’uso dei contenuti digitali. Ricerche dimostrano che, a parità di turisti, il PIL “turistico” potrebbe crescere di 4 Miliardi di euro all’anno se si riuscisse ad aumentare la sinergia tra i vari prodotti o eccellenze del nostro Paese. Risulta, quindi, evidente la sempre maggior centralità di servizi personalizzati, efficaci e competitivi nel turismo. Ciò ha anche il grande vantaggio di stimolare parallelamente sia l’innovazione di prodotto sia una nuova imprenditorialità, rispetto a quella classica del settore. In questo il digitale diventa un driver competitivo potente.
Più in dettaglio, le azioni urgenti riguardano questi ambiti:
Ecosistema digitale turistico, l’insieme di regole e convenzioni, competenze e professionalità, infrastrutture e sistemi tecnologici che permetteranno di gestire la digitalizzazione e la promo-commercializzazione nazionale adottando specifiche operative condivise che possono condurre alla standardizzazione degli elementi informatici (descrizioni, informazioni e transazioni operative e commerciali)
Ecosistema Digitale della Cultura per valorizzare il patrimonio culturale italiano attraverso la digitalizzazione di dati e servizi con una mappatura e digitalizzazione punti e siti d’interesse storico-artistico può consentire un riuso efficiente delle informazioni sul patrimonio storico, artistico e culturale.
Riuso per stimolare la collaborazione, lo scambio di best practice e il riutilizzo di tecnologie applicate dalle singole Regioni sui propri portali.
Brand reputation. Sviluppare la brand reputation digitale dell’Italia, ponendo attenzione a tutti i livelli ai temi della brand recognition: istituzionale - presenza del brand riconoscibile e coerente su tutti i canali; amministrativo - definizione e adozione di regole e metodi per l’utilizzo del brand; operativo - definizione e adozione degli strumenti per l’uso del brand Italia.
Definizione delle Infrastrutture Critiche. Sviluppo dell’elenco delle 10 infrastrutture critiche prioritarie per il miglioramento dell’offerta turistica nazionale. Verrà eseguita una mappatura delle destinazioni in ragione del loro appeal turistico attuale e saranno avviati programmi pilota, anche in collaborazione con importanti player del settore ICT.
Laboratori di Innovazione Turistica
Creazione di un “centro di innovazione” per il turismo culturale attraverso la trasformazione di alcune specifiche destinazioni in punti di riferimento internazionale per lo sviluppo di tecnologie e di strategie innovative nel settore dell’innovazione per il turismo e il patrimonio culturale. L’azione sarà svolta in collaborazione con Università, centri di ricerca, incubatori/acceleratori di impresa, in una prospettiva di respiro internazionale.
Infrastrutture per la fruizione in mobilità. Saranno adottate azioni finalizzate ad incrementare la possibilità di accedere e navigare in WiFi ai cittadini ed in particolar modo ai turisti. Per raggiungere tale risultato sarà operata una revisione delle procedure di accesso (p.e. autenticazione) alle reti WiFi offerte dalle istituzioni pubbliche rendendolo più semplice, veloce e, per quanto possibile, uniforme, dall’altro lo studio di una semplificazione normativa per l’offerta di connettività free WiFi da parte dei privati.
Formazione Professionale. Previsione di corsi specifici per incrementare la consapevolezza di come la tecnologia possa contribuire a potenziare la comunicazione e ad ottimizzare le capacità gestionali. In questo contesto, l’azione mira, in accordo con le istituzioni e le associazioni di categoria competenti, alla attivazione di una piattaforma (o la modifica di una esistente) per la formazione e l’aggiornamento continuo ai temi del social & digital dei professionisti e delle risorse impiegate nel settore del turismo, del turismo culturale e dei Beni Culturali.
Classificazione Alberghiera di Qualità. Attivazione di un percorso di uniformazione a livello nazionale della classificazione delle strutture ricettive, sulla base di criteri standard oggettivi e comuni, al fine di garantire una percezione coerente della qualità delle strutture e dei servizi turistici italiani.
Chi fa cosa?
I due ambiti di intervento prioritari sono:
- Sviluppo digitale: per definire le proposte di azione per la digitalizzazione degli operatori pubblici e privati del settore turistico, al fine di accrescerne la competitività.
- Promozione digitale: per definire le proposte di soluzioni e strumenti avanzati di marketing strategico digitale del prodotto turismo “Italia”.
Dovrà essere costituito un team integrato di competenze digitali di supporto al coordinamento e alla gestione coerente delle strategie digitali nazionali e locali sul turismo e sulla promozione dei beni culturali
A tal fine l’Agenzia per l’Italia Digitale promuoverà con il MiBACT e ENIT interventi a favore della digitalizzazione della filiera industriale turistica, in coordinamento e in supporto al livello regionale.
Gli stakeholders pubblici coinvolti
- AgID
- MiBACT
- Enit
- Regioni
- Comuni destinazioni turistiche
Stakeholders privati
Servizi ricettivi e di trasporto, Operatori turistici, Agenzie di Viaggio, OLTA
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Entrambe
Da un lato si incentivano azioni per promuovere l’offerta della filiera turistica, attraverso la trasformazione digitale degli operatori del settore, anche sostenendo l’e-commerce, in modo da accrescerne la competitività, e dall’altro si vuole sostenere la domanda attraverso una migliore comunicazione e una maggiore riconoscibilità del “brand” Italia. Il budget del progetto (4 milioni fondi AgID) va allocato quindi sia all’offerta sia alla domanda.
Per quanto riguarda l’offerta si possono individuare le seguenti attività:
- promozione dei servizi del settore turistico attraverso le nuove tecnologie digitali, seguendo le indicazioni emerse dal documento conclusivo del Laboratorio del Turismo Digitale (TDLab) recante il “Piano strategico per la Digitalizzazione del Turismo italiano” [32] consegnato il 16 ottobre 2014, in cui si delineano le linee strategiche ed i piani operativi per un rilancio dell’azione del turismo digitale in Italia al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.
- specifiche linee di intervento finalizzate a predisporre le piattaforme informatiche di supporto relative ai decreti attuativi per i tax credit ex artt. 9 e 10 del decreto-legge n. 83 del 2014, convertito con modificazioni in legge n.106 del 2014.
Per quanto riguarda la domanda si può individuare l’attività di creazione di contenuti digitali per la promozione del settore turistico e utilizzo e gestione del dominio “Italia.it” per la finalità attinenti esclusivamente alla promozione turistica dei beni e delle attività culturali individuati nel territorio nazionale d’intesa con le Regioni. Tale azione avrà tra i principali obiettivi la promozione dell’offerta turistica italiana anche attraverso il progetto “mille eventi” afferenti al sito Verybello.it. Si potranno valorizzare gli investimenti già effettuati a livello regionale e nazionale anche mediante il riuso e la diffusione di soluzioni esistenti, favorendo, tra l’atro, la federazione e l’interoperabilità delle piattaforme esistenti
Tempistica
2015-2020
Monitoraggio dell’iniziativa
Enit e AgID in collaborazione e su indirizzo del MiBACT costituiranno una task force operativa.
Obiettivi e indicatori
Azioni che hanno l’obiettivo di creare un ecosistema efficiente ed efficace, utile a favorire la filiera degli stakeholder del turismo, a titolo esemplificativo:
- Migliorare l’esperienza del turista italiano e straniero, oggi inscindibilmente legata al digitale.
- Prevedere per le Azioni infrastrutturali trasversali una declinazione turistica.
- Creare una coerenza tra le strategie digitali centrali e delle Regioni.
- Sviluppare la commercializzazione, diretta o indiretta, del “prodotto Italia” nel suo complesso: turismo, cultura, enogastronomia, ma anche moda e design.
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
% di amministrazioni Regionali con piattaforme digitali per il turismo/cultura compliant con le specifiche | Regioni/MIBACT | 0 | 10 | 21 |
Numero di amministrazioni locali con specifico portale per il turismo compliant con le specifiche | Regioni/MIBACT | 0 | 100 | 300 |
Numero di amministrazioni che pubblicano una mappatura e digitalizzazione dei punti di interesse storico e artistico presenti sul territorio | Regioni/MIBACT | 0 | 100 | 300 |
KPI di risultato |
---|
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie |
Comuni con servizi pienamente interattivi |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Use of Internet | Music, Video and Games |
Social Networks | |
Shopping | |
Integration of Digital Technology | RFID |
Social Media | |
eInvoices | |
SMEs Selling Online | |
eCommerce Turnover | |
Selling Online Cross-border | |
eGovernment Users | |
Digital Public Services | Online Service Completion |
Open Data |
Agricoltura Digitale¶
Cosa e perché?
La crisi del 2008 ha modificato profondamente la fisionomia economica del nostro Paese: il calo dei volumi acquistati di prodotti agroalimentari è un fenomeno iniziato nel 2010 e proseguito fino al 2013 con una contrazione media annua dello 0,5%.
Oggi i Fondi comunitari - pari a circa 7 miliardi di euro/anno - rappresentano la più consistente fonte di finanziamento per le imprese agricole e per circa l‘80% di essi (ossia i “piccoli agricoltori» che percepiscono fino a 5.000 € annui) è vitale. Pertanto, il miglioramento e la semplificazione nell’accesso a questi Fondi sono obiettivi primari delle politiche agricole.
È opportuno che la semplificazione sia attuata contestualmente alla Riforma della PAC (Politica Agricola Comunitaria) relativa al periodo 2014 - 2020 che modifica il sistema di norme a carico degli agricoltori. Infatti, le nuove regole stabilite dalla Commissione UÈ per l’erogazione dei Fondi comunitari (FEAGA e FEASR) introducono nuovi adempimenti sia per l’Amministrazione sia per le imprese, che rischierebbero d’incrementare il carico burocratico se il processo non venisse revisionato nel profondo attraverso il ricorso alla digitalizzazione.
A queste sollecitazioni I’ Amministrazione agricola ha risposto con iniziative d’indirizzo e normative volte a semplificare gli adempimenti per le imprese agricole e a migliorare l’efficienza della macchina amministrativa.
Il 18 novembre 2014 il Ministero delle Politiche Agricole ha presentato il “Piano Agricoltura 2.0 - Amministrazione digitale, innovare per semplificare” che prevede interventi basati sulla innovazione tecnologica e sulla semplificazione amministrativa e di processo, finalizzati ad eliminare (ovvero ridurre al minimo) il carico burocratico per gli agricoltori ed il ricorso a processi non informatizzati.
Il “Piano Agricoltura 2.0” ha dunque l’obiettivo ambizioso innovare per semplificare, eliminando la burocrazia inutile, mettendo l’Amministrazione al servizio degli agricoltori e portando a zero l’utilizzo della carta. L’attuazione della nuova Politica Agricola Comune e divenuta l’occasione per fare un salto di qualità.
A livello normativo sono stati recentemente realizzati in ambito agricolo obiettivi di grande importanza, quali:
la Legge 23 dicembre 2014, n. 190, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilita 2015)’, in vigore dal 1 gennaio 2015, che prevede l’inserimento dell’anagrafe delle aziende agricole tra le banche dati di interesse nazionale individuate dal Codice della Amministrazione Digitale. In particolare, e stato modificato l’articolo 60, comma 3-bis, del Codice dell’Amministrazione Digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 20 5, n. 82 che elenca le banche dati di pubblico interesse ai sensi del CAD: dopo la lettera f-bis) stata aggiunta «f-ter)
Dal gennaio 2015 l’Anagrafe delle Aziende Agricole è banca dati di interesse nazionale.
il DM 12 gennaio 2015, n. 162, relativo alla semplificazione della gestione della PAC (Politica Agricola Comunitaria) 2014-2020 approvato d’ intesa Stato - Regioni, che stabilisce che “il fascicolo aziendale e l’insieme delle informazioni relative ai soggetti tenuti all’iscrizione all’Anagrafe, controllate e certificate dagli Organismi pagatori con le informazioni residenti nelle banche dati della Pubblica amministrazione in particolare del SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale)”.
Il DM di fatto costituisce la base normativa che sostiene il «Piano Agricoltura 2.0» a decorrere dalla corrente campagna 2014-2015.
Tali norme attualizzano la precedente base normativa (art. 1 del DPR 503/99 che istituisce l’anagrafe delle aziende agricole; il Decreto Legislativo 29 marzo 2004 n. 99 che ha trasferito ad AGEA le funzioni di coordinamento e gestione del Sistema informativo Agricolo Nazionale, SIAN; il D.L. 9 febbraio 2012, n. 5, - convertito in Legge, con modificazioni, dall’articolo 1, comma 1, L. 4 aprile 2012, n.35), che non è riuscita a produrre risultati di particolare efficacia dal punto di vista della semplificazione e dell’innovazione, poiché non accompagnata da un contestuale progetto di digitalizzazione e riorganizzazione dei processi.
In un mondo nel quale i dati o meglio le informazioni sono il carburante dell’economia e la capacità di valorizzarli, renderli disponibili in maniera aggiornata e fungibili da processamenti automatici possono determinare vantaggi competitivi, creazione di posti di lavoro e spazi per l’imprenditorialità, l’Italia, Paese povero di materie prime, ha a disposizione una grande ricchezza nelle produzioni agroalimentari, che attraverso il digitale, può migliorare la filiera di distribuzione, ridurre i costi di commercializzazione, di pratiche amministrative e contribuire al miglioramento della salute anche attraverso la predisposizione di informazioni strutturate e processabili automaticamente.
Partendo da tale assunto, il nostro patrimonio di prodotti agroalimentari a marchio di qualità più grande in Europa e quindi nel mondo - con oltre 500 vini a denominazione di qualità e circa 280 prodotti agroalimentari - può trainare tutto il settore agroalimentare e costituire cluster con altri settori di eccellenza quali quello turistico e culturale.
In tale contesto AgID, in coordinamento con le PA interessate, nel quadro delle azioni complementari volte a favorire la trasformazione digitale delle imprese, metterà a disposizione dati aperti di tipo “linked” (Linked Open Data - LOD) sui marchi di qualità, georeferenziando tali informazioni e collegandoli ad ontologie di valenza internazionale.
Chi fa cosa?
Il Ministero per le Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali, l’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) e l’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) sono impegnate in un programma comune che, in attuazione delle norme sopra citate, prevede la realizzazione per il triennio 2015-2017, di una serie di interventi di innovazione e semplificazione basati sulla digitalizzazione.
AgID, Agenzia per l’Italia Digitale, sostiene il MIPAAF e AGEA nella progettazione e realizzazione degli interventi.
Gli interventi previsti sono stati progettati per agire in maniera integrata su tutto il dominio agricolo: Pubblica Amministrazione, Imprese, Centri di Assistenza Agricola (CAA), Organismi Pagatori, Autorità di Gestione, Regioni.
Il Piano si riferisce ai seguenti ambiti di intervento:
Agricoltura 2.0
- Domanda PAC pre-compilata on line a marzo 2015
- Pagamento anticipato fondi europei a giugno 2015
- Integrazione Fascicolo Aziendale, Piano di Coltivazione e Quaderno di Campagna
- Anagrafe unica delle aziende agricole: “sincronizzazione” dei sistemi regionali con il SIAN (Sistema Informativo Agricola Nazionale)
- Banca dati unica dei certificati da presentare a carico del produttore
- Domanda unificata (unica domanda di aiuto dal 2016)
- Sistema Informativo integrato Stato-Regioni
Servizi d’innovazione per l’Amministrazione e per le imprese agricole.
Servizi di innovazione per l’Amministrazione
- Domanda Grafica di richiesta Fondi (semplificazione e trasparenza)
- Semplificazione Piani di Sviluppo Rurale (sistema ex ante di verifica dei bandi regionali)
- Semplificazione Piani di Sviluppo Rurale (sistema unico per la gestione delle domande di aiuto regionali)
- Semplificazione e automazione del Piano Assicurativo Individuale (Rischi coperti, copertura assicurativa, localizzazione dell’oggetto assicurato, perizia geo referenziata)
- Innovazione dei processi (Enterprise Architecture, Comunicazione Multicanale, Interfaccia in Linguaggio Naturale)
Servizi di innovazione per le imprese agricole
- Carta AgriPay integrata con identità digitale e firma elettronica a 1.500.000 agricoltori senza oneri aggiuntivi a carico della Amministrazione
- Servizi a valore aggiunto per le imprese (Farmer’s Toot Managing Support System, Business Pian)
- Portale DOP-IGP, anagrafica produttori, attività di controllo e certificazione
- Portale e servizi e-commerce
- Comunicazione e innovazione (InformAziendA, A PS, Open Data)
*Dove siamo e cosa manca*
La base normativa è di fine 2014- inizio 2015, ma il programma darà i suoi risultati sin dal corrente anno 2015. Per l’attuale campagna agricola è infatti previsto di avviare tutti i servizi, ed in particolare la domanda PAC precompilata, la “sincronizzazione” del SIAN con i sistemi informativi regionali e l’identità digitale di 1.500.000 agricoltori.
Saranno inoltre sviluppate le linee guida e i documenti tecnici necessarie a favorire la trasformazione digitale delle imprese.
Gli stakeholders pubblici coinvolti
- Ministero per le Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali
- ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare)
- AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura)
- AgID Agenzia per l’Italia Digitale
- Ministero Economia e Finanze, Agenzia delle Entrate e Agenzia del Territorio
- INPS
- Ministero della Sanità
- Regioni
- Organismi pagatori Agricoli
Gli stakeholders privati coinvolti
- Imprese agricole
- Centri di Assistenza Agricola (CAA)
- Organizzazioni di produttori e cooperative
- Industrie di trasformazione
- Camere di Commercio
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Le soluzioni previste sono a sostegno sia dell’offerta che della domanda: infatti si mettono a disposizione nuovi servizi per conto dell’amministrazione e delle imprese agricole (offerta) oltre a un incentivo alla comunicazione, alla trasparenza e all’utilizzo dei dati (domanda). Il budget del progetto va allocato quindi sia all’offerta sia alla domanda
Tempistica
2015-2017
Monitoraggio dell’iniziativa
AgID in collaborazione con MIPAAF, ISMEA e AGEA.
Obiettivi e indicatori
- incremento dell’utilizzo dei servizi on-line da parte degli agricoltori
- incremento nella tempestività della erogazione dei fondi comunitari
- incremento dell’interscambio informative tra PPAA, a livello sia centrale che Stato-Regioni
- incremento della trasparenza della azione amministrativa complessiva, e della efficienza della stessa, con decremento delle potenziali correzioni finanziarie comminate dalla UE all’Italia
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Numero di servizi on-line per l’agricoltura disponibili | MIPAAF | 1 | 6 | 10 |
Tasso di utilizzo dei servizi online disponibili | MIPAAF | 2% | 20% | 40% |
Numero delle erogazioni finanziarie gestite a favore degli agricoltori (rispetto alle precedenti modalità di funzionamento) | MIPAAF | 20.000 | 200.000 | 400.000 |
Riduzione % delle correzioni finanziarie da parte della UE (rispetto alle precedenti modalità di funzionamento) | MIPAAF | N.D. | 10% | 20% |
Numero di carte AgriPay consegnate agli agricoltori | MIPAAF | 0 | 1,5 Mln | 1,5 Mln |
Numero di Fascicoli Unici per le aziende agricole attivati | MIPAAF | 0 | 1,5 Mln | 1,5 Mln |
KPI di risultato |
---|
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Use of Internet | Shopping |
Integration of Digital Technology | eInvoices |
Cloud | |
SMEs Selling Online | |
eCommerce Turnover | |
Selling Online Cross-border | |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Pre-filled Forms | |
Online Service Completion | |
Open Data |
Programmi di accelerazione¶
Creato il contesto adeguato allo sviluppo della trasformazione digitale, mediante l’implementazione di infrastrutture e architetture trasversali e piattaforme digitali, i programmi di accelerazione saranno il fattore chiave per il maggiore impatto, in termini di ricadute socio-economico e diffusione della cultura digitale
I programmi di accelerazione hanno come obiettivi cardine:
- innovare il rapporto cittadini/imprese con la pubblica amministrazione, migliorando l’accesso ai servizi pubblici, attraverso una piattaforma unica, usabile e accessibile in un’ottica user- centred e fruibile anche in mobilità;
- promuovere la trasformazione delle città e dei territori e il loro uso sostenibile ed innovativo da parte di cittadini e imprese;
- rafforzare il “sistema di competenze” del paese per favorire la diffusione della cultura digitale, migliorare il benessere sociale e l’inclusione dei cittadini, la competitività delle imprese, e lo sviluppo di un contesto favorevole all’l’imprenditoria innovativa.
L’impatto atteso è quello di un cambiamento profondo che genera sia nuova domanda da parte di cittadini e imprese, sia maggiore sviluppo dell’offerta, tramite il driver pubblico e le applicazioni relative sviluppate da soggetti privati.
Italia Login - La casa del cittadino¶
Cosa e perché?
Rappresenta la cornice di riferimento del nuovo modo di relazionarsi fra pubblica amministrazione e cittadini/imprese. Un intervento strutturale che integra il sistema paese. Italia Login vuole costituire uno strumento importante per incrementare il livello di utilizzo dei servizi della pubblica amministrazione da parte dei cittadini e delle imprese e per migliorare la qualità e l’attrattività degli stessi servizi della PA.
Ogni cittadino italiano avrà un profilo civico online dal quale potrà accedere alle informazioni e ai servizi pubblici che lo riguardano. Un luogo di interazione profilato e personalizzato con la pubblica amministrazione e le sue ramificazioni, arricchito dalle segnalazioni sulle opportunità e gli obblighi pubblici che il sistema filtrerà in relazione al profilo anagrafico.
L’intervento vuole rappresentare la vera semplificazione della pubblica amministrazione, uno «Stato» facile da usare e accedere su multipiattaforma, “mobile first”:
- La pubblica amministrazione offre a cittadini ed alle imprese i propri servizi online, comunica l’avvio di ogni procedimento amministrativo che li riguardi, apre un canale aperto di comunicazione;
- Cittadini ed imprese devono trovare in un solo luogo i servizi necessari, fare operazioni in pochi passaggi dovunque si trovino, e con i propri mezzi di interazione, la risposta agli atti necessari;
- Le imprese possono utilizzare i dati disponibili “in modalità open” per la realizzazione di nuovi servizi e applicazioni.
Un luogo centrale di accesso dove il cittadino con il suo profilo unico:
- riceve e invia tutte le comunicazioni con le PA e ne conserva lo storico;
- accede a tutti i servizi via via disponibili;
- riceve avvisi di scadenze, effettua e riceve versamenti e ne conserva lo storico;
- archivia i propri documenti;
- interagisce con l’anagrafe digitale;
- esprime valutazioni su servizi e fornisce feedback e suggerimenti;
- partecipa alla vita democratica.
Ogni amministrazione pubblica dovrà portare i propri servizi all’interno di questa “casa” online del cittadino attraverso un sistema integrato di interfacce (API) e di tecnologie di supporto e di consumo, che permettano una maggiore compartecipazione di pubblico e privato nello sviluppo di servizi a valore per il cittadino e l’impresa.
La piattaforma avrà un set di API, documentate in un apposito sito, che garantiranno l’interoperabilità del servizio e il suo utilizzo attraverso l’interfaccia unica. E naturalmente gli uffici, interoperabili, si occuperanno di scambiarsi le informazioni in relazione alle funzioni che devono svolgere senza imporre al cittadino di trovarle per loro. Ogni cittadino avrà una chiave d’accesso ai servizi digitali pubblici, ha un’identità digitale garantita da un sistema standard, ha un domicilio su Internet e un sistema facile e sicuro per i pagamenti e per ricevere scadenze ed avvisi.
Si tratta di un cambiamento di paradigma che pone il cittadino al centro e l’amministrazione al suo servizio, avendo una focalizzazione particolare sulla semplicità e l’usabilità. Una nuova piattaforma relazionale che nel tempo integrerà flussi applicativi delle relazioni con i cittadini di tutta la PA.
Per la realizzazione a regime di Italia Login dovranno essere in esercizio sia il Sistema Pubblico di Identità Digitale, sia l’Anagrafe Nazionale Unica e dovranno essere previsti i seguenti interventi:
Sistema di Gestione dei Procedimenti Amministrativi Attualmente i sistemi di gestione documentali in uso nella quasi totalità delle amministrazioni sono obsoleti, incompleti, inadeguati, caratterizzati da scarsa interoperabilità, senza visione unitaria e sistemica.
Il Sistema di Gestione dei Procedimenti Amministrativi (SGPA) realizzerà il modello organizzativo e strumentale di riferimento con l’obiettivo di:
- mappare i servizi a cittadini e imprese sui procedimenti amministrativi di una stessa PA e tra PA diverse;
- reingegnerizzare, standardizzare e digitalizzare i principali procedimenti amministrativi interni e trasversali;
- ricondurre ad unitarietà la gestione dei dati, degli eventi e dei documenti informatici non strutturati;
- favorire l’impiego - ed il riconoscimento in campo amministrativo – di elementi documentali ampiamente usati nel settore privato, quali le registrazioni degli eventi di sistema ed applicativi (log);
- definire il modello funzionale di riferimento che garantisca multicanalità di accesso;
- creare un ambiente interoperabile, cooperante, scalabile e realmente aperto in termini di dati e trasparenza dell’azione amministrativa;
- ridurre i tempi di adeguamento dei processi alle sollecitazioni normative e regolamentari;
- introdurre modalità di erogazione in modalità SaaS propria dei servizi del Cloud Computing System;
Piattaforma internet corner
Al fine di superare il digitai divide culturale e consentire, anche alle fasce più deboli della popolazione, di fruire dei servizi di Italialogin, viene realizzata in collaborazione con gli enti territoriali, una piattaforma per l’allestimento sul territorio di punti di accesso pubblici assistiti. Verranno utilizzati spazi sociali già presenti (scuole, biblioteche, centri anziani, centri commerciali, uffici comunali, etc). Tali strutture saranno funzionali all’alfabetizzazione dei cittadini attraverso azioni di coordinamento svolte dai digitai champion territoriali d’intesa con AgID e gli enti territoriali.
Sistema di notification
Ogni servizio applicativo, sia che esso sia rivolto ai cittadini, sia che esso sia rivolto ad altre pubbliche amministrazioni, genera degli eventi al variare dello stato dei processi.
A dette transizioni di stato è necessario associare una comunicazione di informazione che uno stato si è modificato e/o che sono richieste azioni da intraprendere.
Il sistema di notification - anche integrato con il Sistema Pubblico di Connettività - potrà prevedere forme multicanale di comunicazione, anche con eventuale fallback a sistemi tradizionali già esistenti.
Sistema di identificazione documentale
Sempre più i documenti tendono a dematerializzarsi perdendo la loro forma cartacea ed assumente una forma di struttura dati in un sistema informativo. Per ragioni di user experience, questi dati vengono normalmente rappresentati agli utenti, non in forma di dati o di schemi XML ma in forma grafica con una rappresentazione “tradizionale” analoga a quella dei documenti tradizionali, seppure il dato con valore legale sia quello presente nei sistemi informativi.
È quindi opportuno realizzare una infrastruttura che consenta di collegare la rappresentazione ai dati per il tramite di un URI (Uniform
Resource Identifier) da includere nella rappresentazione, dotato di una opportuna struttura di metadati che potrà includere informazioni da altri sistemi quali SPID, il sistema di notification ed il sistema dei pagamenti. Lo spazio dei nomi di detti URI dovrà essere oggetto di coordinamento centrale ed il sistema potrà disporre di un repository di supporto.
Chi fa cosa?
- AgID progetta e realizza la soluzione e emana gli standard e le regole tecniche per tutte le amministrazioni
- tutte le amministrazioni partecipano e si integrano, anche attraverso il supporto di AgID, attraverso l’esposizione del loro patrimonio informativo e di servizio.
Gli stakeholderspubblici coinvolti
- tutta la PA nazionale e locale
Ruolo degli stakeholders privati
- Le imprese che possono offrire applicazioni / servizi aggiuntivi
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Entrambe
Il progetto Italia Login persegue la realizzazione di un ecosistema di informazioni e di servizi, anche attraverso la definizione di un’identità coerente per la pubblica amministrazione centrale. Razionalizza e migliora quindi i servizi della PA integrandoli e semplificandone l’utilizzo (domanda) e crea le condizioni per il progressivo switch off e sviluppo di nuovi servizi (offerta). Il budget del progetto va allocato equamente quindi sia all’offerta sia alla domanda.
Per quanto riguarda l’offerta:
- Linee guida interoperabilità dei servizi
- Linee guida design siti web PA
- SPID
- ANPR
- PagoPA
Per quanto riguarda la domanda:
- Progressivo passaggio dei servizi attuali all’ecosistema di Italia Login che prevede autenticazione tramite SPID, identità visuale coerente, interoperabilità delle banche dati e pagamenti elettronici tramite PagoPA secondo uno schema di rilascio basato sugli enti pilota e l’utilizzo dei servizi già in essere
- Developers.italia.it: piattaforma di rilascio delle API tecniche per creare applicazioni che si integrano nell’ecosistema di Italia Login
Tempistica
Prima fase: prima release dell’applicazione entro settembre 2015
Seconda fase: profilazione e login tramite SPID e anagrafe unica e accesso ai primi servizi dicembre 2015.
Terza fase: incremento servizi disponibili, progressiva da 2016 a 2017.
Esercizio a regime: 2017.
Obiettivi e indicatori
- punto unico di accesso per tutti i servizi della pubblica amministrazione
- maggiore usabilità e efficienza del rapporto amministrazione- cittadino
- miglioramento della qualità dei servizi resi all’utenza;
- sviluppo di servizi innovativi per cittadini e imprese.
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Numero di servizi sulla piattaforma | AgID | 0 | 100 | 300 |
% amministrazioni aderenti | AgID | 0 | 50% | 100% |
Numero utenti | AgID | 0 | 5.000k | 10.000k |
Numero di transazioni | AgID | 0 | 2.000k | 5.000k |
KPI di risultato |
---|
Comuni con servizi pienamente interattivi |
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie |
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Pre-filled Forms | |
Online Service Completion | |
Open Data | |
Medical Data Exchange | |
ePrescription |
Le competenze digitali¶
Cosa e perché?
Sono troppi, ancora, i cittadini italiani che non hanno mai usato Internet. Circa il 40% degli italiani non possiede un computer e non sa mandare una e-mail e né pagare un bollettino on line. Le sacche di analfabetismo digitale sono concentrate in alcune regioni del Sud, prime su tutte: Basilicata e Campania. La mancanza di competenze riguarda anche le piccole e medie imprese, con effetti molto significativi sulla capacità di crescita economica.
Nei prossimi anni la domanda di competenze digitali continuerà ad aumentare e questo rappresenta la vera sfida per la modernizzazione del paese e la sua capacità di competere.
Il divario tra la domanda e l’offerta di e-skills potrà essere superato solo attraverso una formazione orientata alle competenze digitali sia nel settore pubblico che nel settore privato. Poiché gli effetti delle politiche educative non sono immediati, sarà necessario ricorrere anche a risorse private per rispondere in tempi brevi alla domanda di competenze digitali. Per questo è necessario rilanciare la Coalizione nazionale per le competenze digitali, allargando la cornice del progetto europeo “Grand coalition for Digital Jobs”, nel quale l’Agenzia per l’Italia Digitale è referente italiano. La Coalizione Nazionale per le Competenze Digitali ha la missione di sviluppare l’alfabetizzazione digitale e favorire una diffusa consapevolezza sull’innovazione tecnologica nel paese, con particolare riguardo alle nuove professioni e al mondo delle piccole imprese, in modo da sostenere la società italiana nella sua interezza e complessità ad affrontare al meglio le sfide della trasformazione digitale.
La Coalizione si fonda sulla collaborazione tra istituzioni, a livello nazionale e territoriale, mondo delle imprese e dei professionisti, mondo dell’educazione, organizzazioni sindacali, associazioni e organizzazioni della società civile, con i seguenti obiettivi principali:
- Per i cittadini: maggiore “consapevolezza digitale” e maggiore capacità di utilizzare i servizi digitali e di partecipare al nuovo contesto socio-economico, a partire dalla scuola e fino alle fasce di popolazione più anziana;
- Per i lavoratori: incremento di competenze digitali per il mercato del lavoro in evoluzione;
- Per gli imprenditori e i manager: aumento della capacità di individuare e sfruttare le opportunità offerte dall’economia digitale;
- Per le piccole e micro-imprese: aumentare le potenzialità di innovare processi e prodotti e incrementare la propria competitività;
- Per i dipendenti delle PA: incremento della capacità di utilizzare proattivamente le tecnologie e i servizi digitali.
Per raggiungere questi obiettivi la Coalizione opera attraverso la promozione, il supporto, l’integrazione di progetti nazionali e territoriali finalizzati allo sviluppo delle competenze digitali, correlandoli alle iniziative dell’Agenda Digitale, favorendo lo scambio delle esperienze e il riutilizzo delle buone pratiche, nell’ambito di un piano coordinato e di metriche ben definite.
Il Digital Champion italiano inoltre contribuirà alla diffusione e alla disseminazione delle attività e dei progetti portati avanti dai vari partners.
Tra le misure di incentivazione proposte per accelerare il processo di digitalizzazione si ambisce ad introdurre misure di agevolazione per la “Nuova Impresa intesa come Start-up di se stessa” nell’ambito di un provvedimento che estenda alla PMI che innovano nel Digitale, i benefici degli artt. 25-32 del DL 179/2012 per le Start-up innovative, ove tali imprese presentino un progetto imprenditoriale caratterizzato da un significativo contenuto tecnologico e innovativo, e/o mirato allo sviluppo di prodotti, servizi o soluzioni nel campo dell’economia digitale, e/o finalizzato alla valorizzazione economica dei risultati del sistema della ricerca pubblica e privata.
L’impatto atteso è quello di un cambiamento profondo in molte aree, sia quelle coinvolte dal rapido sviluppo delle competenze digitali, sia quelle che riguardano la cultura digitale.
Chi fa cosa?
L’organizzazione delle attività della Coalizione per le competenze digitali è sotto la responsabilità dell’Agenzia per l’Italia Digitale, che promuove, supporta e coordina i vari progetti portati avanti dai vari componenti.
Dopo aver pubblicato il Piano di Azione della Coalizione, sottoposto alla consultazione pubblica terminata il 31 gennaio 2015, nello stesso anno AgID ha avviato i lavori del Comitato Tecnico-Scientifico, pubblicato le Linee guida per i progetti della Coalizione per le Competenze digitali, realizzato il primo prototipo della nuova versione della piattaforma web, progettato le attività di sviluppo delle competenze digitali correlate ai progetti strategici di Crescita Digitale.
Gli stakeholders pubblici coinvolti
I partner pubblici del progetto sono molteplici: amministrazioni centrali (AgID, Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli affari regionali, le autonomie e lo sport, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ministero della Difesa), locali ( ANCI, Regioni/CISIS), enti pubblici (es. ISTAT, ISFOL, Unioncamere, RAI), enti per l’istruzione, la formazione e la ricerca (es. Scuola Nazionale dell’Amministrazione, FormezPA, CNR, CINI-GII-GRIN).
Ruolo degli stakeholders privati
L’elenco dei partner privati della Coalizione è in continua crescita e comprende associazioni del mondo del lavoro, associazioni professionali e organizzazioni non profit, per un totale di circa 80 membri (dicembre 2014)
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Le misure prevedono tutti gli interventi a sostegno della domanda.
- benefici attesi, saranno raggiunti attraverso l’adozione di azioni specifiche adottate a livello regionale e finanziate dai POR FSE di riferimento, in particolare:
- per potenziare il livello generale di competenza digitale del Paese ci si concentrerà su azioni di alfabetizzazione e inclusione atte a stimolare l’utilizzo del web, dei servizi pubblici digitali e degli strumenti di dialogo, collaborazione e partecipazione civica in rete.
- per le fasce più deboli della popolazione saranno previsti percorsi per adulti (in particolare per soggetti in situazione di svantaggio, analfabeti di ritorno, inoccupati e disoccupati)
- per ciò che attiene alla formazione nelle scuole saranno realizzati percorsi di e-learning e sviluppo di risorse di apprendimento on line (es. video lezioni) rivolti agli studenti. Inoltre, si prevede l’introduzione di percorsi di riqualificazione del personale della scuola e della formazione su tecnologie e approcci metodologici.
- per incrementare il numero di professionisti nel settore ICT verranno poste in essere azioni che mirano al miglioramento dell’offerta formativa in questo settore che tenga conto, nei suoi programmi, della necessità di colmare il digital gaps, agendo sul rafforzamento di competenze digitali dei diversi target.
- al fine di aumentare il numero di occupati nel Paese saranno previsti corsi di aggiornamento sulle competenze digitali rivolti a tutta la forza lavoro.
- sono previste anche azioni che mirano al miglioramento delle competenze digitali della pubblica amministrazione. Azioni di qualificazione ed empowerment delle istituzioni, degli operatori e degli stakeholders saranno attuate per migliorare l’offerta di servizi pubblici online.
Tempistica
2014-2020
Monitoraggio dell’iniziativa
AgID come referente italiano della “Grand coalition for digitai jobs”
Obiettivi e indicatori
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Utenti internet | Istat | 59% | 85% | 90% |
% di laureati STEM (in settori riconducibili all’innovazione, all’economia digitale, e all’ICT) | Istat | 1,3% | 2,5% | 3,0% |
% Occupati con ICT Specialist Skills - Totale (in % of persons employed) | Eurostat | 2,4% | 4,0% | 5,0% |
% di aziende (PMI) che utilizzano processi e strumenti digitali per la vendita dei proprio prodotti o servizi (e-commerce) | Istat | 5,1% | 40% | 50% |
Popolazione (%) che usa eGovernment e trasmette moduli % individui (utilizzatori di internet) che trasmettono moduli precompilati per servizi di eGovernement |
Istat | 18% | 40% | 50% |
Progetti inclusi nella piattaforma della Coalizione sulle competenze digitali | AgID | 0 | 200 | 250 |
KPI di risultato |
---|
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali |
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie |
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Basic Digital Skills | |
ICT Specialist | |
STEM Graduates | |
Use of Internet | News |
Music, Video and Games | |
Video on Demand | |
Video Calls | |
Social Networks | |
Banking | |
Shopping | |
Integration of Digital Technology | Electronic Information Sharing |
RFID | |
Social Media | |
eInvoices | |
Cloud | |
SMEs Selling Online | |
eCommerce Turnover | |
Selling Online Cross-border | |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Pre-filled Forms | |
Online Service Completion |
Smart City & communities¶
Cosa e perché?
Il progressivo spostamento della popolazione verso le città e nelle aree metropolitane ma anche la necessità di garantire a piccoli centri ed agglomerati produttivi uno sviluppo sostenibile attraverso l’implementazione di tecnologie innovative, efficienti e “user freindly” richiedono l’adozione di un approccio integrato.
La sfida è quella di costruire un nuovo genere di bene comune, una grande infrastruttura tecnologica ed immateriale che faccia dialogare persone ed oggetti, integrando informazioni e generando intelligenza, producendo inclusione e migliorando la vita del cittadino ed il business per le imprese, anche attraverso azioni di promozione della social innovation.
Al fine di accelerare il processo di realizzazione di smart city e communities favorendo la nascita e la replicazione di buone pratiche l’art. 20 del DL 179/2012 definisce un modello di governance ed una serie di azioni tecniche.
Chi fa cosa?
AgID è responsabile della definizione del modello di architettura e della piattaforma nella quale sono descritti i metadati, i riferimenti geospaziali, i servizi. Il Comitato per le Comunità intelligenti propone il recepimento di standard, la definizione del sistema di monitoraggio, la definizione dello statuto e partecipa alla definizione della proposta di piano annuale per lo sviluppo delle comunità intelligenti. Il MISE collabora attraverso specifici interventi.
Dove siamo e cosa manca
Nella procedente programmazione, II Miur con due distinti bandi ha stanziato sui fondi di ricerca oltre 850 milioni di euro in ambiti strategici quali ed es. mobilità, salute, education, Cloud computingtechnologies per smart government, Cultura e Turismo, energia rinnovabile e smart grid, logistica, Sustainable naturai resources (waste, water, urban biodiversity).
Il comitato per le comunità intelligenti di AgID definirà le specifiche per la piattaforma per le comunità intelligenti che metterà a valore gli interventi già finanziati e definirà attraverso appositi gruppi di lavoro le azioni di sviluppo.
AgID, attraverso il lavoro del Comitato, definirà nel 2015 le linee guida per le Regioni per avviare ulteriori progetti di trasformazione che creino presupposti per migliorare le condizioni di vita e sviluppare un’economia sostenibile, sfruttando le condizioni favorevoli e la sinergia con altre azioni sistemiche (sviluppo competenze digitali, reti a larga banda, cloud computing).
Anche in attuazione a quanto previsto dal Decreto Legislativo 179/2012 che ha attribuito a AgID infatti la “pianificazione e attuazione delle attività di ricerca finalizzate allo sviluppo di servizi e prodotti innovativi utilizzando lo strumento dell’appalto pubblico precommerciale anche per conto delle regioni e di altre amministrazioni”, il piano prevedere un approccio di partnership pubblico privata per la realizzazione degli interventi.
Gli stakeholders pubblici coinvolti
Tutte le amministrazioni locali in prima battuta e i ministeri competenti per materia (MISE, MIUR).
Ruolo degli stakeholders privati
I privati che potranno essere partner con formule anche innovative di finanza di progetto, fra cui: fornitori di servizi e soluzioni ICT, utilizzatori diretti di servizi delle PA, realizzatori di servizi a partire dalla disponibilità di dati e open services di fonte pubblica, ecc.
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
Le soluzioni (linee guida, piattaforma, piano nazionale per la comunità intelligenti, bandi di ricerca open services) sono a sostegno di entrambe perché da una parte sollecitano il mercato e le città verso i servizi digitali e la produzione di dati, dall’altra stimolano i cittadini a richiedere e utilizzare gli stessi. Il budget del progetto va allocato quindi sia all’offerta sia alla domanda
Tempistica
2015-2020.
Monitoraggio dell’iniziativa
AgID
Obiettivi e indicatori
KPI di realizzazione | ||||
---|---|---|---|---|
Città Metropolitane | ||||
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 |
Target 2023 |
Numero di Comuni della Città Metropolitana con servizi pienamente interattivi in % sul totale dei comuni della Città Metropolitana | Istat | 20% | 40% | 70% |
Persone (età > 14 anni) che hanno usato internet negli ultimi 12 mesi per relazionarsi per uso privato con la PA o con gestori servizi pubblici | Istat | 22,9% | 34% | 50% |
Numero di comuni associati a sistemi informativi integrati | Istat | 270 | 678 | |
Altre Aree Urbane | ||||
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Numero di città impattate dalle soluzioni | AgID | 0 | 50 | 150 |
Servizi inclusi nel catalogo | AgID | 0 | 300 | 3000 |
KPI di risultato |
---|
Comuni con servizi pienamente interattivi |
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico |
Notifiche trasmesse in formato digitale nel processo civile |
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese |
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie |
Territorio coperto da Wi-Fi pubblico |
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali |
KPI di impatto | |
---|---|
Dimensioni | Indicatori |
Human Capital | Internet Users |
Use of Internet | Social Networks |
Digital Public Services | eGovernment Users |
Pre-filled Forms | |
Online Service Completion | |
Open Data | |
Medical Data Exchange | |
ePrescription |
Note
[29] | Impact Indicators: Indicators, on the other hand, relate to the effects of the intervention. They gauge the extent to which the (intended) effects of a programme are expected to change the socioeconomic reality or the behaviour of socio-economic actors, expressing in this way the quantified objective of the intervention [European Commission, DG-Regio 2006, 5]. |
[30] | SP = Service Provider, fornitore di servizi che mette a disposizione servizi digitali accessibili tramite il login con credenziali SPID |
[31] | http://www.agid.gov.it/agenda-digitale/open-data/dati-pubblici-condivisione |
[32] | http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1428932551361_TDLabPianoStrategicoFinale.pdf |
Monitoraggio¶
II monitoraggio della Strategia per la crescita digitale viene coordinato e condotto prevalentemente da AgID con le Amministrazioni individuate nei piani di dettaglio. La governance del processo di valutazione dei piani descritti è oggetto di costante monitoraggio per assicurarne la validità nel tempo, predisponendo eventualmente azioni necessarie a incrementarne l’efficacia, la semplicità e l’efficienza operativa, anche in accordo con il dispositivo normativo di cui al DL 39/1993 art.13 comma 2.
Le Regioni, anche con riferimento agli uffici di settore ICT competenti, ai centri di competenza locali e alle società in-house regionali sosterranno l’AgID in questa attività. La verifica ed il monitoraggio degli indicatori sarà condotta da AgID con periodicità annuale attraverso una costante osservazione dell’avanzamento degli indicatori. A partire da questa attività, saranno identificate eventuali azioni correttive da intraprendere per raggiungere gli obiettivi intermedi (2018) e finali (2020) prefissati.
In tal senso, l’approccio alla misurazione dei progressi dell’Italia verso il raggiungimento degli obiettivi di crescita digitale si basa in primo luogo sullo scoreboard della Commissione Europea - http:/ ec.europa.eu/ digital-agenda/en/digital-agenda-scoreboard - che stabiliscono, in accordo con l’impianto strategico definito da Europa 2020, gli indicatori-obiettivo su cui valutare la crescita digitale nel periodo 2013-2020.
Oltre gli indicatori individuati dallo Scoreboard europeo, saranno richiamati indicatori aggiuntivi utilizzati nella trattazione strategica.
Dettaglio degli indicatori utilizzati nell’ambito del sistema di monitoraggio
I KPI di realizzazione delle diverse azioni oggetto della Strategia riportati nelle tabelle dei capitoli precedenti sono stati selezionati in funzione degli obiettivi definiti nell’ambito di ogni singola azione.
I KPI di risultato derivano da quanto definito nell’ambito dell’Accordo di Partenariato 2014-2020: si tratta di dieci indicatori, riportati anche nella seguente tabella insieme ai corrispondenti valori di baseline a target, che sono stati associati ad ognuna delle azioni della Strategia.
Elenco dei KPI di risultato – Obiettivo Tematico 2 Accordo di Partenariato | ||||
---|---|---|---|---|
KPI | Fonte | Baseline 2013 | Target 2018 | Target 2020 |
Copertura con banda ultra larga ad almeno 30 Mbps | Istat | 45% (inizio 2015) | 75% | 100% |
Copertura a banda ultra larga a 100 Mbps | Istat | 1% (inizio 2015) |
40% | 85% |
Penetrazione della banda ultra larga | Istat | 0,2% | 15% | 50% |
Comuni con servizi pienamente interattivi | Istat | 19% (dato 2012) | 30% | 50% |
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico* | Istat | 7% | 25%-30% | 70% |
Notifiche trasmesse al mese in formato digitale nel processo civile | Istat | 1 Mln ca | 1,4 Mln | 1,4 Mln |
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese | Istat | 60% | 70% | 80% |
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie | Istat | 55% | 60% | 65% |
Territorio coperto da Wi-Fi pubblico | Istat | 28% (dato 2014) | 50% | 85% |
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali | Istat | 21% | 30% | 40% |
(*) che hanno attivato il FSE
Nella definizione dei KPI di impatto (cioè degli indicatori necessari per la misurazione dei potenziali effetti economici e sociali della Strategia) si è scelto di utilizzare i 32 indicatori del DESI; questi sono stati suddivisi in due tipologie:
- «KPI di impatto sull’offerta»: cioè tutti quegli indicatori che misurano gli effetti sui soggetti che erogano un servizio o sulla disponibilità di servizi (es. PA o imprese che offrono servizi in rete, servizi offerti).
- «KPI di impatto sulla domanda»: cioè tutti quegli indicatori che misurano gli effetti sugli utenti di un servizio o sulle transazioni effettuate (es. cittadini ed imprese che accedono a servizi della PA, transazioni effettuate).
Nella seguente tabella è riportato l’elenco dei 32 indicatori del DESI, con indicazione della tipologia con cui sono stati suddivisi, della baseline e dei target di riferimento.
KPI di impatto | ||||||
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Dim. | Tipologia | Indicatori | Dettaglio | Baseline 2014 | Target 2018 | Target 2020 |
Connectivity | Offerta | Fixed BB Coverage | Percentage of households living in areas served by xDSL, cable (basic and NGA), FTTP or WiMax networks | 99% | 100% | 100% |
Domanda | Fixed BB Take-up | Households that have a fixed Broadband connection | 51% | 70% | 80% | |
Domanda | Mobile BB Take-up | Number of active mobile broadband SIM cards per 100 people | 71 | 80 | 100 | |
Offerta | Spectrum | Spectrum assigned for wireless broadband in EU harmonised bands | 67% | 80% | 100% | |
Offerta | NGA Coverage | Percentage of households living in areas served by Next Generation Access (FTTH, FTTB, Cable Docsis 3.0, VDSL and other superfast broadband - at least 30 Mbps download) | 36% | 75% | 100% | |
Domanda | Subscriptions to fast BB | Percentage of fixed broadband subscriptions >= 30 Mbps - Advertised download speed | 3,8% | 26% | 50% | |
Offerta | Fixed BB Price | Percentage of individual gross income spent for the cheapest standalone Fixed Broadband subscription (lower values are better) | 1,8% | 1,4% | 1,4% | |
Human Capital | Domanda | Internet Users | Percentage of individuals (aged 16-74) who are regular internet users (at least once a week in the last 3 months) | 59% | 75% | 80% |
Domanda | Basic Digital Skills | Percentage of individuals (aged 16-74) with basic or above basic digital skills in all the four Digital Competence domains included in the index: information, communication, content-creation and problem-solving | 47% | 59% | 70% | |
Offerta | ICT Specialist | Percentage of persons employed with ICT Specialist Skills | 2,4% | 2,8% | 4% | |
Offerta | STEM Graduates | Tertiary graduates in science and technology per 1.000 inhabitants aged 20-29 years | 13 | 17 | 22 | |
Use of Internet | Domanda | News | Individuals (aged 16-74) who used the Internet, in the last 3 months, to read online news sites, download online newspapers or news magazines (% Internet users) |
60% | 67% | 75% |
Domanda | Music, Video and Games | Individuals (aged 16-74) who used the Internet, in the last 3 months, to play or download games, images, films or music (% Internet users) | 52% | 55% | 60% | |
Domanda | Video on Demand | Percentage of households subscribing to any form of Video on Demand (% Households having a TV) |
19% | 41% | 50% | |
Domanda | Video Calls | Individuals (aged 16-74) who used the Internet, in the last 3 months, to make telephone or video calls (via webcam) (% Internet users) |
38% | 40% | 50% | |
Domanda | Social Networks | Individuals (aged 16-74) used the Internet, in the last 3 months, to participate in social networks (% Internet users) |
58% | 60% | 70% | |
Domanda | Banking | Individuals (aged 16-74) who used the Internet, in the last 3 months, to use online banking (% Internet users) |
42% | 57% | 70% | |
Domanda | Shopping | Individuals (aged 16-74) who ordered goods or services online in the last 12 months, for private use (% Internet users) |
35% | 63% | 70% | |
Integration of Digital Technology | Domanda | Electronic Information Sharing | Percentage of enterprises with 10 or more persons employed who have ERP software package to share information between different functional areas | 37% | 40% | 50% |
Domanda/Offerta | RFID | Percentage of enterprises with 10 or more persons employed using Radio Frequency Identification (RFID) technologies for after sales product identification or as part of the production and service delivery | 4,6% | 6% | 10% | |
Domanda/Offerta | Social Media | Percentage of enterprises with 10 or more persons employed that use two or more types of social media: social networks, enterprise’s blog or microblog, multimedia content sharing websites, wiki based knowledge sharing tools | 12% | 14% | 20% | |
Domanda/Offerta | eInvoices | Percentage of enterprises with 10 or more persons employed sending/receiving e-invoices in an agreed standard format (as EDIFACT, XML, etc) which allows their automatic processing, without the individual message being manually typed | 5,4% | 11% | 16% | |
Domanda | Cloud | Percentage of enterprises with 10 or more persons employed purchasing at least one of the following cloud computing services: hosting of the enterprise’s database, accounting software applications, CRM software, computing power | 20% | 25% | 30% | |
Offerta | SMEs Selling Online | Percentage of enterprises with 10 or more persons employed using any computer network for sales online (at least 1% of turnover) | 5,1% | 33% | 50% | |
Offerta | eCommerce Turnover | Total electronic sales by enterprises, as a % of their total turnover | 4,9% | 9% | 15% | |
Offerta | Selling Online Cross-border | Percentage of enterprises with 10 or more persons employed that did electronic sales to other EU countries in the last calendar year via any computer networks | 4% | 6,5% | 10% | |
Digital Public Services | Domanda | eGovernment Users | Individuals (aged 16-74) sending filled forms to public authorities, over the internet, last 12 months (% Internet users) |
18% | 33% | 40% |
Offerta | Pre-filled Forms | Amount of data that is pre-filled in Public Services’ online forms (Authentic sources Key Enabler indicator of eGovernment benchmark) | 41 | 45 | 50 | |
Offerta | Online Service Completion | Share of the steps in a Public Service life event that can be completed online | 78 | 80 | 85 | |
Offerta | Open Data | Score in the European PSI Scoreboard measuring the status of Open Data and PSI re-use throughout the EU | 485 | 500 | 565 | |
Domanda | Medical Data Exchange | Percentage of general practitioners using electronic networks to exchange medical patient data with other health care providers and professionals | 31% | 36% | 50% | |
Domanda | ePrescription | Percentage of general practitioners using electronic networks to transfer prescriptions to pharmacists | 9,2% | 27% | 40% |
Indicatori di livello regionale
Risulta inoltre importante, ove pertinente, effettuare il monitoraggio della Strategia anche a livello regionale, per capire quanto le diverse azioni risultino efficaci al fine di migliorare una situazione del territorio ad oggi ancora disomogenea.
Tutti gli indicatori di realizzazione e di risultato selezionati per il monitoraggio della Strategia possono essere rilevati anche a livello regionale. Per quanto riguarda invece gli indicatori di impatto, non essendo disponibili a livello regionale tutti i 32 indicatori DESI, sono state adottate alcune assunzioni: in prima istanza si è fatto riferimento alla metodologia di selezione degli indicatori e di calcolo, messa a disposizione di AgID, utilizzata per elaborare il DESI a livello regionale nell’ambito del Progetto “Italia Connessa 2015” di Telecom Italia.
La seguente tabella riporta l’elenco degli indicatori del DESI con indicazione della disponibilità o meno di un corrispondente dato a livello regionale. Per gli indicatori per cui non è disponibile il dato a livello regionale, al fine della costruzione del DESI regionale è stato utilizzato il valore nazionale per tutte le regioni, in modo da non modificare la composizione delle dimensioni e sotto-dimensioni, né il peso di ogni indicatore all’interno di queste.
KPI di impatto | ||||
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Dim. | Indicatori | Disponibilità del dato a livello regionale | Indicatore regionale | Fonte |
Connectivity | Fixed BB Coverage | Disponibile | Famiglie con copertura BB standard di rete fissa (ADSL, Cavo, FTTP, WiMAX) | Mise, XXXX |
Fixed BB Take-up | Disponibile | Famiglie che dispongono di un accesso ad Internet da casa a banda larga | Istat, 2014 | |
Mobile BBTake-up | Non Disponibile | Non disponibile a livello regionale. Utilizzato il valore medio nazionale | – | |
Spectrum | Non declinabile a livello regionale | Non applicabile a livello regionale. Utilizzato il valore nazionale | – | |
NGA Coverage | Disponibile | Unità immobiliari con copertura FTTX/Totale unità immobiliari | Mise, XXXX | |
Subscriptions to fast BB | Approssimato da indicatore analogo | Numero di abbonamenti in banda ultra larga in percentuale sulla popolazione residente | Istat | |
Fixed BB Price | Non declinabile a livello regionale | Non applicabile a livello regionale. Utilizzato il valore nazionale | – | |
Internet Users | Disponibile | Persone (16-74 anni) che hanno utilizzano internet almeno una volta a settimana negli ultimi 3 mesi | Eurostat, 2015 | |
Human Capital | Basic Digital Skills | Non Disponibile | Non disponibile a livello regionale. Utilizzato il valore medio nazionale | – |
ICT Specialist | Disponibile | Persone impiegate con competenze nel campo della scienza e dell’ingegneria | Eurostat, 2015 | |
STEM Graduates | Disponibile | Laureati in discipline tecnico-Scientifiche (per 1.000 residenti in età 20-29 anni) | Istat, 2015 | |
News | Disponibile | Persone (>6 anni) che hanno utilizzato Internet negli ultimi 3 mesi per leggere giornali, informazioni, riviste online | Istat, 2014 | |
Use of Internet | Music, Video and Games | Approssimato da indicatore analogo | Persone (>6 anni) che hanno utilizzato Internet negli ultimi 3 mesi per scaricare immagini, film, musica | Istat, 2014 |
Video on Demand | Approssimato da indicatore analogo | Persone (> 6 anni) che hanno usato Internet negli ultimi 3 mesi per guardare video in streaming | Istat, 2014 | |
Video Calls | Disponibile | Persone (>6 anni) che hanno utilizzato Internet negli ultimi 3 mesi per telefonare via Internet, effettuare videochiamate via webcam | Istat, 2014 | |
Social Networks | Disponibile | Persone (>6 anni) che hanno utilizzato Internet negli ultimi 3 mesi per partecipare a social network | Istat, 2014 | |
Banking | Disponibile | Persone (>6 anni) che hanno utilizzato Internet negli ultimi 3 mesi per usare servizi bancari via Internet | Istat, 2014 | |
Shopping | Disponibile | Persone (> 14 anni) che hanno utilizzato Internet negli ultimi 12 mesi per ordinare o acquistare merci o servizi per uso privato | Istat, 2014 | |
Electronic Information Sharing | Disponibile | Imprese (10 + addetti) che utilizzano sistemi ERP per condividere informazioni tra differenti aree funzionali | Istat, 2014 | |
Integration of Digital Technology | RFID | Disponibile | Imprese (10+ addetti) che utilizzano la tecnologia RFID | Istat, 2014 |
Social Media | Disponibile | Imprese (10+ addetti) che utilizzano due o più social media | Istat, 2014 | |
eInvoices | Disponibile | Imprese (10+ addetti) che inviano fatture elettroniche in un formato adatto alla elaborazione automatica dei dati (eInvoice processabile) a altre imprese e/o Pubblica Amministrazione | Istat, 2014 | |
Cloud | Disponibile | Imprese (10+ addetti) che acquistano servizi di cloud computing | Istat, 2014 | |
SMEs Selling Online | Disponibile | Imprese (10+ addetti) attive nel commercio elettronico che nell’anno precedente hanno effettuato vendite on-line per valori almeno uguali all‘1% del fatturato totale | Istat, 2014 | |
eCommerce Turnover | Non Disponibile | Non disponibile a livello regionale. Utilizzato il valore medio nazionale | – | |
Selling Online Cross-border | Non Disponibile | Non disponibile a livello regionale. Utilizzato il valore medio nazionale | – | |
eGovernment Users | Disponibile | Persone (>14 anni) che hanno utilizzato Internet per spedire moduli compilati alla Pubblica Amministrazione o ai gestori di servizi pubblici | Istat, 2014 | |
Digital Public Services | Pre-filled Forms | Non Disponibile | Non disponibile a livello regionale. Utilizzato il valore medio nazionale | – |
Online Service Completion | Approssimato da indicatore analogo | Comuni che consentono l’avvio e la conclusione per via telematica dell’intero iter relativo al servizio richiesto | Istat, 2015 | |
Open Data | Approssimato da indicatore analogo | Amministrazioni che hanno pubblicato almeno un dataset/Totale Amministrazioni registrate sull’Indice della Pubblica Amministrazione (IPA) | AgID, 2015 | |
Medical Data Exchange | Approssimato da indicatore analogo | Persone di 14 anni e più che hanno usato Internet negli ultimi 12 mesi per accedere al Fascicolo Sanitario Elettronico | Istat, 2015 | |
ePrescription | Approssimato da indicatore analogo | Persone di 14 anni e più che hanno usato Internet negli ultimi 12 mesi per effettuare prenotazioni di accertamenti diagnostici (es. esami del sangue, urine, ecc.) | Istat, 2014 |
In definitiva, rispetto ai 32 indicatori del DESI, degli indicatori utilizzati per la realizzazione del DESI a livello regionale:
- 18 sono disponibili secondo la metodologia utilizzata dalla Commissione Europea;
- 7 sono disponibili solo se si considera una metodologia che approssima quella utilizzata dalla Commissione Europea;
- 2 non sono applicabili a livello regionale (per questi indicatori è stato assegnato il valore medio nazionale a tutte le regioni);
- 5 non sono disponibili a livello regionale, né è stato individuato un indicatore che li approssima (per questi indicatori è stato assegnato il valore medio nazionale a tutte le regioni).
Il fabbisogno finanziario¶
2014 | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | 2020 | Copertura | ||||
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fabbisogno in milioni di euro | già stanziate + FSC | risorse nazionali e PON FESR | risorse regionali e POR FESR | TOTALE | |||||||
SPC E WIFI | 10 | 60 | 260 | 450 | 450 | 170 | 0 | 1.200 | 150 | 50 | 1.400 |
DIGITAL SECURITY PA | 1 | 2 | 3 | 4 | 4 | 3 | 2 | 9 | 0 | 10 | 19 |
RAZIONALIZZAZIONE PATRIMONIO ICT | 0 | 50 | 100 | 200 | 100 | 100 | 100 | 100 | 200 | 350 | 650 |
SPID | 0 | 18 | 15 | 10 | 2 | 0 | 0 | 0 | 15 | 30 | 45 |
ANPR | 4 | 20 | 15 | 15 | 10 | 5 | 5 | 54 | 5 | 15 | 74 |
PAGAMENTI ELETTRONICI | 2 | 5 | 5 | 5 | 5 | 3 | 2 | 10 | 12 | 5 | 27 |
FATTURAZIONE ELETTRONICA | 1 | 4 | 2 | 0 | 0 | 0 | 0 | 5 | 2 | 0 | 7 |
OPEN DATA | 0 | 5 | 7 | 8 | 7 | 5 | 3 | 0 | 15 | 20 | 35 |
SANITÀ DIGITALE | 0 | 140 | 200 | 100 | 100 | 100 | 100 | 40 | 100 | 600 | 740 |
SCUOLA DIGITALE | 20 | 50 | 50 | 80 | 100 | 50 | 0 | 0 | 340 | 10 | 350 |
TURISMO DIGITALE | 0 | 2 | 2 | 1 | 1 | 0 | 0 | 4 | 0 | 2 | 6 |
AGRICOLTURA DIGITALE | 0 | 11 | 11 | 11 | 0 | 0 | 0 | 33 | 0 | 0 | 33 |
GIUSTIZIA E LEGALITA’ DIGITALE | 1 | 10 | 25 | 25 | 15 | 4 | 0 | 0 | 80 | 0 | 80 |
ITALIA LOGIN | 0 | 30 | 80 | 80 | 65 | 45 | 50 | 22 | 200 | 128 | 350 |
COMPETENZE DIGITALI* | 0 | 20 | 50 | 100 | 100 | 50 | 30 | 0 | 50 | 300 | 350 |
E-PROCUREMENT | 0 | 0 | 3 | 3 | 2 | 1 | 1 | 0 | 5 | 5 | 10 |
SMART CITIES AND COMMUNITY | 0 | 30 | 100 | 100 | 100 | 50 | 40 | 0 | 70 | 350 | 420 |
TOTALE | 39 | 457 | 928 | 1.192 | 1.061 | 586 | 333 | 1.477 | 1.244 | 1.875 | 4.596 |
* finanziato in parte con Fondo Sociale Europeo
Risorse regionali per dimensione territoriale
POR FESR 2014-2020 | Risorse finanziarie su OT2 (Crescita Digitale) |
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Abruzzo | 9.000.000 |
Basilicata | 45.000.000 |
Calabria | 30.597.555 |
Campania | 189.083.667 |
Emilia-Romagna | 13.614.214 |
Friuli Venezia Giulia | 1.738.337 |
Lazio | 33.270.000 |
Liguria | 21.000.000 |
Lombardia | 0 |
Marche | 12.412.110 |
Molise | 11.649.110 |
Piemonte | 53.500.000 |
Prov. Aut. Bolzano | 10.820.400 |
Prov. Aut. Trento | 0 |
Puglia | 190.264.904 |
Sardegna | 58.651.000 |
Sicilia | 110.906.604 |
Toscana | 0 |
Umbria | 21.511.700 |
Valle d’Aosta | 4.050.950 |
Veneto | 45.000.000 |
TOTALE | 862.070.550 |
Le restanti risorse finanziarie, a completamento del valore allocato dalle Regioni per l’OT2 – Crescita Digitale (862 milioni di euro), è individuabile negli Assi dei POR FESR 2014-2020 relativi ad altri Obiettivi Tematici, ma afferenti ad azioni che concorrono al raggiungimento degli obiettivi della strategia per la Crescita Digitale:
- OT1 “Ricerca e Innovazione” azioni per: e-procurement
- OT3 “Competitività dei sistemi produttivi (PMI)” azioni per: digital security PA, razionalizzazione patrimonio ICT, open data
- OT4 “Energia” azioni per: smart city & smart communities
- OT6 “Ambiente, Cultura, Turismo” azioni per: open data, turismo digitale;
- OT7 “Mobilità sostenibile” smart city & smart communities
- OT9 “Inclusione” (solo FESR) sanità digitale
- OT10 “Istruzione e Formazione” (solo FESR) scuola digitale, competenze digitali;
- OT11 “Capacità amministrativa” open data, competenze digitali
Da considerare, inoltre, il consistente stanziamento nei bilanci regionali destinato al finanziamento della sanità digitale, del rafforzamento delle competenze digitali e del miglioramento dei servizi destinati alle aree urbane (smart city & smart community).
Risorse nazionali per programma
PON 2014-2020 | Risorse finanziarie su OT2 (Crescita Digitale) |
---|---|
Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020 | 95.763.562 |
Città Metropolitane 2014-2020 | 151.982.830 |
Legalità 2014-2020 | 90.769.333 |
TOTALE | 338.515.725 |
Ulteriori risorse finanziarie (circa 700 milioni di euro) sulla Crescita Digitale sono attestate in Assi destinati ad altri Obiettivi Tematici di Programmi Nazionali:
- PON Legalità 2014-2020 azioni su OT3;
- PON Impresa e Competitività 2014-2020 azioni su OT3;
- PON Città Metropolitane 2014-2020 azioni su OT4;
- PON Infrastrutture e Reti 2014-2020 azioni su OT7;
- PON Cultura e Sviluppo 2014-2020 azioni su OT6;
- PON per la Scuola 2014-2020 azioni su OT10;
- PON Governance e Capacità Istituzionale azioni su OT11.
Conclusioni¶
II processo di digitalizzazione è un percorso ineludibile, ma che in Italia stenta a decollare, richiedendo l’intervento della mano pubblica in misura maggiore che negli altri Paesi, per trasformare l’amministrazione in un’alleata di cittadini e imprese, evolvere le nostre città in luoghi di comunità intelligenti e evolvere il nostro sistema industriale in modo che sia più capace di raccogliere la sfida della competitività digitale.
Nel recente passato una delle cause più rilevanti del ritardo italiano è stata la frammentazione degli interventi che ha portato a duplicazioni e inefficiente uso delle risorse, oltre che a una non interoperabilità e integrazione dei servizi sviluppati.
A questo vuole rispondere questa strategia nazionale che oltre a indicare le nuove iniziative, porta a sistema sinergico le azioni già in essere.
Una strategia nazionale, intesa come regia unitaria che coordini il processo di digitalizzazione a vari livelli facendo leva sulla centralizzazione della spesa in ICT al fine di creare importanti economie di scala che permettano di tradurre i risparmi della spesa corrente in nuovi investimenti e di garantire l’adozione di soluzioni tecnologiche interoperabili, massimizzando le sinergie. La razionalizzazione dell’intero patrimonio pubblico ICT, sia hardware sia software rappresenta un passaggio fondamentale di ammodernamento ed efficienza.
Il ritardo italiano è poi un problema culturale fortemente generazionale e geografico: la popolazione italiana, di cui una grande percentuale è anziana, non utilizza i servizi internet nel Mezzogiorno, sia le imprese sia i cittadini, hanno competenze digitali più carenti rispetto al resto del Paese. Le imprese più piccole, addirittura, palesano livelli di utilizzo dei servizi in rete inferiori a quelli delle famiglie.
Un deficit che compromette la competitività del nostro Paese e che questa strategia affronta sia con opportune politiche di coesione per lo sviluppo delle e-skills in grado di livellare le disparità, sia mediante soluzioni come il progressivo switch-off dei tradizionali canali di interlocuzione con la PA, per andare verso un percorso di innovation by law.
L’analisi del contesto, infatti, registra risultati sensibilmente migliori nei casi in cui i piani di digitalizzazione siano accompagnati dall’obbligo di utilizzare esclusivamente il canale digitale per compiere determinate operazioni, soprattutto per le imprese più piccole, assicurando quindi un rapido aumento nell’utilizzo regolare di internet che nell’arco di piano potrà raggiungere il target comunitario, sebbene con un ritardo di circa 3 anni.
Italia Login, come asse cardine della strategia, rappresenta uno switch-off associato a un grande sforzo pubblico per riprogettare i servizi centrati sugli utenti: è dimostrato, infatti, che per i servizi digitali di informazione, comunicazione e intrattenimento il divario con il resto d’Europa è minore, pertanto, se i servizi della PA sono fatti bene nella logica dell’esperienza utente, anche la domanda di questi aumenterà naturalmente.
Italia Login vuole essere la casa online del cittadino e dell’impresa italiana. Un’unica piattaforma che sostituisca l’eterogeneità dell’offerta attuale e sappia integrare i piani verticali avviati (sanità, scuola, giustizia, ecc.) in un’unica piattaforma di accesso, attraverso il Servizio Pubblico d’Identità Digitale e l’anagrafe nazionale della popolazione residente, che abiliterà la profilazione.
I luoghi della PA devono cambiare forma, devono essere un luogo di accesso al mondo digitale sia attraverso i servizi che, se offerti solo in modalità online portano inevitabilmente tutta la popolazione ad utilizzare il canale digitale, sia favorendo l’accesso a internet in wifi in tutti gli spazi pubblici, partendo da scuole e ospedali. Una misura capace di trasformare il luogo pubblico in un luogo di facilitazione e accompagnamento al digitale. Una Pubblica amministrazione che diventa accessibile e trasparente, grazie al rilancio degli open data offerti dalla PA ai cittadini e alle imprese, anche come occasione di nuova imprenditoria. Questa strategia vuole rappresentare un nuovo modo di concepire il ruolo del pubblico come volano del mercato e al servizio del cittadino, sapendo che il digitale è sinonimo di efficienza, trasparenza, crescita, lotta all’evasione, ma che è soprattutto la porta per il nostro futuro.